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L’olio italiano e la cultura da spendere per il successo della sua immagine

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i tre finalisti e in ordine da sinistra il 1°, 2° e 3° Questo fine settimana, appena passato, ero a Pozzuoli ad assistere il concorso “ Miglior Sommelier d’Italia ” dell’ Aspi, l’Associazione della sommellerie professionale italiana , quale componente della giuria per la valutazione dell’attitudine generale dei tre sommelier finalisti. Una fantastica avventura quella di seguire le numerose prove alle quali si sono sottoposti i concorrenti, alcune davvero impossibili come la degustazione di ben 12 distillati a ognuno dei quali dare un nome, descrivere i caratteri, indicare la provenienza e, persino,   l’annata di produzione. A proposito di distillato, il coordinatore della competizione che ha visto impegnati tre giovani bravissimi , Rudy Rinaldi , promotore dell’ Aspi   Abruzzo e di quello del Molise e attuale presidente dell’ Aspi Puglia , ha tenuto a sottolineare che la degustazione di un vino è ben diversa da quella di un distillato– per la prima   ci vuole più tempo che pe

Io c’ero

Io c’ero a Firenze quel 4 Novembre di cinquant’anni fa a vivere la terribile alluvione. Dal mattino alle sette quando dal quartiere di Santa Croce mi sono portato verso Borgo Ognissanti dai Colucci,   i miei amici. Ricordo il silenzio di un mattino bagnato da tre giorni di pioggia intensa, ininterrotta, il vuoto di via della Vigna Vecchia, piazza Indipendenza  con la tribuna in legno preparata per i festeggiamenti della giornata, via della Vigna Nuova sbarrata e la scelta di via Palazzuolo, l’incontro con piazza Fininguerra già allagata. Non ancora mi rendevo conto di cosa stava accadendo. La scelta, io che ho paura dell’acqua, di entrare in quella piccola piazza ormai lago e la necessità di tornare indietro quando mi son reso conto che in via Borgo Ognissanti non ci sarei mai arrivato. La strettoia di via degli Alberi e il ritorno nella casa in via della Scala che mi aveva ospitato fino a due giorni prima e dove avevo ancora i vestiti. Il cambio dei vestiti bagnati con quell

Il Territorio è Terra, Aria e Acqua

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di Nicola Picchione Caro Pasquale, se nascerà il tuo TERR sarà la prima tessera che prenderò per un “partito”, cioè per mettermi decisamente da una parte. Poiché anche i nomi hanno un senso profondo, mi è venuto in mente, bisognerebbe trovarne uno che colpisca gli eventuali arruolabili. Bisogna evitare le idee romantiche sul territorio, anche perché ormai non abitano più nel cuore e nella mente degli uomini. In fondo, il territorio può sembrare una entità troppo astratta, lontana: una ideologia.  Invece è concreto. Il territorio se ne frega di noi.  Accetta tutto, possiamo anche offenderlo. Reagisce  a modo suo: si adatta ad ogni modifica, ad ogni insulto. Il territorio non ha sentimenti, non è buono o cattivo, non è bello o brutto. Siamo noi uomini a dargli queste caratteristiche. E’ la nostra cultura che lo ha modellato, lo ha “migliorato” secondo le nostre esigenze e lo ha personificato come gli antichi facevano con i boschi o con i fiumi.  Il territorio affronta terremoti,

IL CONFRONTO

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Due rappresentazioni: quella del neoliberismo che ci rende ciechi e ci trascina per meglio farci sprofondare nel vuoto della storia, della cultura, dei valori e, così, uniformarci riducendoci a numero; quella di una donna ben nutrita, che ha cura della sua bellezza, madre che stringe al petto l proprio figlio per allattare il cucciolo di un cinghiale. A confronto due mondi, l'uomo che si lascia trascinare, senza fare alcuna resistenza, e cade nel baratro, e, la donna, l'essere che l'uomo cosiddetto "civile" considera "primitivo", che vive in armonia con la natura e nutre il domani dei suoi esseri. Chi può parlare di benessere, civiltà, domani, felicità: l'uomo accecato da chi accumula denaro uccidendo e distruggendo (vi ricordate di quel bush che, pensando di esportare la civiltà in Iraq, cioè là dove la civiltà è partita, è riuscito a distruggere pezzi di quella civiltà e a far contare milioni di morti la gran parte civili, donne e bambini!) i

Il concetto problematico della morte

di Umberto Berardo Non c'è niente di più umano, a nostro avviso, che dedicare il giorno della commemorazione dei defunti al ricordo di quanti hanno lasciato fisicamente la vita ed al senso che essa può avere. Sappiamo che molti, considerandolo nella sua negatività come eliminazione degli elementi biologici, cerebrali, psicologici e sociali che costituiscono la vita come l'insieme delle relazioni umane, tendono a rimuovere l'evento della morte. C'è chi, come ad esempio J. P. Sartre, lo considera un "puro fatto" e ne ha una concezione legata al termine dell'esistenza ed al suo concludersi nel nulla, mentre altri, legati ad un'escatologia religiosa cristiana,   lo vedono come una separazione dell'anima dal corpo per l'inizio di una nuova vita in un mondo ultraterreno o, come nell'Induismo, in una reincarnazione o ancora, come nel Buddhismo, nella "rinascita" ovvero il persistere in eterno della vita di ogni essere viv

Renato Testa con il cappello della Guida “I Ristoranti d’Italia 2017”  de L’Espresso

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Onore e tanti applausi alla Risorta Locanda del Castello di Civita di Bojano e al suo animatore in cucina e in sala, il bravissimo Renato Testa, che, in quel luogo stupendo che domina la valle ombrosa dal quale parte il fiume tutto molisano, il Biferno, scioccamente abbandonato dalle istituzioni, riesce a far parlare del Molise sulla più titolata Guida, quella dell'Espresso, "i Ristoranti d'Italia 2017". Un eroe, in mezzo a 502 insigniti di cappello (5 per i supercampioni e a scalare fino a 1 per quelli bravi come Renato) che, non si capisce perché, sono per la quasi totalità (118 su 502) sparsi nelle Regioni del Centro Nord di questo nostro stupendo Paese. Se penso che il Molise ha un solo rappresentante con un solo cappello e la Puglia tredici, devo pensare che il mio metro di giudizio di un piatto o di un locale è sbagliato o - ed è possibile - quelli che selezionano al sud sono più esigenti o, anche, che sono molto pochi i ristoranti del Centro Sud selezionati

La politica degli annunci

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di Umberto Berardo Crediamo sia lapalissiano riconoscere che la rete stradale di una regione e la sua efficienza in termini di percorribilità rappresentino elementi fondamentali per la qualità della vita di una popolazione. Le strade sono utili per raggiungere, soprattutto dai borghi delle aree interne, servizi fondamentali quali quelli sanitari, scolastici, burocratici, economici, culturali, ricreativi, ma anche per i movimenti di natura commerciale e turistica. Nel Molise i collegamenti interni e con le altre regioni sono difficilissimi, se non addirittura ardui, a causa di un tracciato delle strade tortuoso, determinato prevalentemente dall'orografia e migliorato in parte negli scorsi anni solo sulle direttrici principali che riguardano principalmente le S.S. Bifernina, Trignina e quella che mette in collegamento Campobasso con San Vittore, mentre le comunicazioni con la Campania, con l'Abruzzo interno e con la Puglia rimangono davvero lente o addirittura pre