L’olio italiano e la cultura da spendere per il successo della sua immagine
i tre finalisti e in ordine da sinistra il 1°, 2° e 3° |
Questo fine settimana, appena passato, ero a Pozzuoli ad
assistere il concorso “ Miglior Sommelier
d’Italia” dell’Aspi, l’Associazione
della sommellerie professionale italiana, quale componente della giuria per
la valutazione dell’attitudine generale dei tre sommelier finalisti.
Una fantastica avventura quella di seguire le numerose prove
alle quali si sono sottoposti i concorrenti, alcune davvero impossibili come la
degustazione di ben 12 distillati a ognuno dei quali dare un nome, descrivere i
caratteri, indicare la provenienza e, persino,
l’annata di produzione. A proposito di distillato, il coordinatore della
competizione che ha visto impegnati tre giovani bravissimi, Rudy Rinaldi, promotore dell’Aspi
Abruzzo e di quello del Molise e attuale presidente dell’Aspi Puglia, ha tenuto a sottolineare
che la degustazione di un vino è ben diversa da quella di un distillato– per la
prima ci vuole più tempo che per la
seconda - per la diversità di contenuto
alcolico.
A proposito della difficoltà delle prove il presidente dell’Aspi, Giuseppe Vaccarini, già presidente dell’Ais e, ancora giovanissimo, campione del mondo, ha tenuto a
sottolineare che esse erano necessarie per poter esprimere al meglio una
professione importante per il successo dei vini e delle bevande, la gestione e
la fama di un ristorante. Essere bravi è il frutto di una passione, di un impegno
costante e di tanto studio che serve anche per poter competere con altri
sommelier a livello mondiale e far vivere all’Italia il gusto di una vittoria
che accompagnerà il campione per tutta la vita.
Molto del successo di un locale è – lo possiamo solo
ribadire - nella bocca, nella mente, nel
cuore e nelle mani di due protagonisti fondamentali, il cuoco in cucina e il
sommelier in sala e in cantina.
I sommelier dell'Ais (1965) e, prim'ancora gli assaggiatori dell’Onav (1951), hanno accompagnato e
portato a far vivere, negli anni ’80, una svolta al vino, contribuendo a dare al nettare
divino un’immagine di qualità, che è tanta parte anche del successo che la
cucina italiana vive nel mondo con la fama della Dieta Mediterranea e del made
in Italy. Un ruolo importante quello del sommelier e dell'assaggiatore, che, dal 2007, si
avvale anche del grande contributo dell’Aspi, nella formazione e selezione di soggetti che fanno dell’assaggio la
loro professione e, insieme, una scelta di vita.
E pensando al percorso del vino e alla possibilità che si
ripeta anche per l’altro prodotto che più segna i diversi ed esaltanti
territori del nostro Paese, l’olio, credo che sia necessario pensare – visto il
ruolo dell’olio in cucina e la sua scelta per condire e accompagnare una
pietanza, fondamentale anche per i possibili abbinamenti cibo-vino – a una
formazione attenta, sia del cuoco che del personale in sala. Si sa per il vino,
ma è una regola fondamentale anche per l’olio, che non esiste il vino, ma i
vini, come non esiste l’olio ma gli oli. Una regola che ha bisogno, per essere
rispettata, di grande professionalità e, anche, di passione per i nostri preziosi
oli extravergine di oliva, che, pensate, si possono ottenere da oltre
cinquecento varietà autoctone e dalle miscele di due o più varietà.
Un patrimonio, una ricchezza, un tesoro e tutto grazie a questo nostro Paese, il più bello del
mondo anche perché è quello che esprime più diversità, proprio grazie ai valori
e alle risorse dei suoi differenti territori. Pensiamo alla diversità di
paesaggi; alle diverse tradizioni così legate agli ottomila e più comuni sparsi
tra le montagne, sulle cime delle colline, lungo la fascia litoranea, nelle
poche grandi pianure come in quelle piccole, un po’ più numerose. Pensiamo
anche alla storia e, meglio ancora, alle storie; ai differenti punti di vista
di tante culture di una grande cultura e
abbiamo la miniera d’oro dove poter scavare il domani, il territorio.
La diversità, in particolare la biodiversità, che
caratterizza anche e soprattutto l’olio, è l’elemento che vale la pena
sfruttare per vincere sui mercati e per riportare dai mercati quel valore
aggiunto necessario per rilanciare ed espandere l’olivicoltura, evitando così i
rischi che oggi corre con gli oliveti superintensivi di marca spagnola, che,
come virus, attaccano il patrimonio più prezioso che abbiamo, la biodiversità
olivicola.
Ma la diversità o biodiversità olivicola, come del resto è
stato per quella viticola, ha bisogno di essere preparata per essere presentata,
riconosciuta per essere raccontata. In pratica, ha bisogno di un forte sostegno culturale per
affermarsi. Tutto questo è possibile (visto il risultato ottenuto dal vino)
solo se nascono e si moltiplicano i capaci e bravi divulgatori di un prodotto
che ha millenni di storia e tanta cultura da raccontare, soprattutto a chi l’olio
lo conosce da poco o per la fama diffusa di essere un elemento fondamentale per
un’alimentazione corretta e un amico certo della buona salute.
Fondamentale è il ruolo degli istituti alberghieri e, con
essi, quello di associazioni come le tre che ho già citato e riporto in ordine
alfabetico, Ais, Aspi
e Onav, che meritano ogni applauso
per quello che hanno fatto, stanno facendo e faranno per l’immagine del
territorio e di due suoi testimoni, i più preziosi.
Le tre associazioni che mi vedono loro socio onorario e ciò
grazie alla fortuna di aver guidato l’Enoteca Italiana di Siena, da oltre
cinquant’anni l’Università del vino italiano e dei suoi territori. Grazie
amici.
Pasquale Di Lena
Condivido in pieno caro Pasquale,il tuo augurio e speranza che ciò che si è fatto per il vino,passare da semplice bevanda a completamento di un cibo, possa da oggi in farsi per l'olio.
RispondiEliminaE' auspicabile che consumatori, ristoratori, esperti comprendano il significato e l'importanza , non solo della qualità dell'olio, ma anche che usare l'olio giusto su un cibo può valorizzarlo e completarlo, sempre più oggi ha valore la qualità di ciò che mangiamo sulla quantità.
Da Assaggiatore di vino passo il testimone agli assaggiatori di olio, a loro il compito di valorizzare, promuovere un uso consapevole dell'oro verde, così come noi tutti, Assaggiatori e Sommelier abbiamo fatto per il vino.
non avevo dubbi della tua condivisione e questo mi fa dire che bisogna credere nei sogni se si vogliono vedere realizzati.
RispondiEliminaUn grande e caro abbraccio e l'augurio di una serena e bella domenica. Buon appetito