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Il dialetto, passione per la propria terra

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 Comunicazione 4 Un grazie ai poeti di questa parlata chiusa dentro i confini di un territorio, quello di un paese come Casalciprano di Eugenio Cirese ; Campobasso di Nina Guerrizio , Giuseppe Altobello   e Pina di Nardo ; Casacalenda dei Giovanni Cerri , Giose Rimanelli e Ermanno Catalano ; Vinchiaturo di Emilio Spenzieri ; Castelmauro di Giuseppe Jovine ; Bojano di Angelo Spina , Castellino sul Biferno di Mario Saverio De Lisio ; Riccia di Michele Cima; Toro di Nicola Iacobacci ; Santa Croce di Magliano di Nicola Capriglione …   …mentre pochi sono quelli che al dialetto molisano, o, meglio, ai dialetti dei 136 paesi molisani hanno dedicato uno studio, una ricerca. Conosco i lavori preziosi di Luigi Biscardi, Sebastiano Martelli, Luigi Bonaffini, Giambattista Faralli, Mario Gramegna e Antonio Vincelli , Francesco D’Episcopo e, quello recente, di Carla Mammarella con la sua tesi “ Indagini sul lessico dell’alimentazione e dei riti nel dialetto di Larino (Cb) ”, che ha ridato

il SASSIUS che onora il Molise e Campomarino, Città del Vino

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      Il SASSIUS 2017 , straordinario vino rosso della Masseria Di Majo Norante di Campomarino, è uno dei 32 vini selezionati a rappresentare l’Italia alle Olimpiadi di Parigi. Una bellissima notizia, ancora più bella per essere stato scelto tra i tre vini per il pranzo inaugurale con il presidente Mattarella preparato da Davide Oddani chef di casa Italia. Un applauso a Alessio Di Majo che, così, onora non solo la sua azienda, anche il Molise, confermando la qualità e la diversità che esprime il suo bene più prezioso, il territorio. La notizia è arrivata il giorno del compleanno del padre di Alessio, Don Luigi, il fondatore dell’Azienda Di Majo Norante, che ha dato il via all’immagine della qualità della vitivinicoltura molisana. Un successo, quello di Sassius, che onora la memoria di quest’instanabile promotore di tante interessanti iniziative. Solo l’ultima la nascita del Distretto del Cibo- Olio Evo Molisano.

Una nuova raccolta di poesie dialettali: “Se fusse nu cardille”

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Non solo “U penziere”, due anni fa una prima raccolta di 86 delle oltre duecento mie poesie inedite, Se fusse nu cardille , a cura di Giancarlo Mammarella, stampata dalla tipografia Rossi di Larino. Un libro dedicato a Flora, all’amore, ai sogni, quali sorgenti d’idee fonti di progetti che aprono a un nuovo domani, che riporta in copertina un’opera di Walter Menon artista brasiliano, Nel tempo lungo del mio passato mi sono convinto che “solo il sogno è capace di immaginare, e, se diventa idea-progetto, in grado di costruire un domani diverso dall’oggi”. È, il sogno, l’espressione più alta della libertà di una persona. Non bisogna temerlo, ma coltivarlo per vederlo spuntare, e, poi, aspettare che fiorisca e diventi frutto da raccogliere per nutrire le speranze nostre e di altri. Esso è, al pari dell'amore, il volano della fantasia, che è voglia di volare verso il sole, la luna e le stelle, nel cielo più lontano. Guai a obbligarla a fermarsi a guardare solo orizzonti già definiti

“U Penziere” racconta il dialetto del Molise nel mondo

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Già agli inizi del 1990 “U penziere” varca i confini nazionali e, soprattutto, in Canada e Stati Uniti, accompagna le iniziative promozionali dell’Enoteca con gli Istituti di cultura italiana e le comunità dei molisani presenti a Toronto, Montreal e Vancouver. A Toronto con Vincenzo Del Riccio, partito da Roccamandolfi, e a Montreal con Filippo Salvatore, partito da Guglionesi. A New York la raccolta trova un amico, il prof. Luigi Bonaffini, allora titolare i cattedra aalla City University of New York/Brooklyn College, autore di importanti pubblicazioni, anche saggi e studi sul dialetto molisano, come quello scritto con Faralli e Martelli “Poesie dialettali del Molise/Dialett Poetry fro Molise”, uscito per la Marinelli. Traduce in inglese “U penziere”, le poesie in dialetto larinese, lui di origine di Isernia, e pubblica su una rivista dedicata alle poesie di tredici versi, quelle che sono tali nella raccolta. Questo lavoro prezioso di Bonaffini, messo nelle mani dell’amico caro d

Omaggio al dialetto, la voce delle radici

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comun Sono passati ben 35 anni dalla presentazione a Firenze, a Larino, Campobasso e Lucera de “U PENZIERE”, la prima pubblicazione di poesie in dialetto larinese. Le prime da me scritte alla fine degli anni ’50 e, poi a Firenze la gran parte della raccolta, dove era grande la mia nostalgia per la mia terra, i miei cari, gli amici; i profumi e i sapori della mia cucina; il dialetto, la voce delle mie radici, che in quel tempo condividevo con tutti al mio ritorno. Un primo taglio netto negli anni ’70 con la fine di alcuni mestieri (maniscalco, a capellére, u bandetòre, u sanaperciélle, u traieniere, u callarare, u s’tagnare….) e di alcune situazioni, in particolare l’acqua corrente nelle case, che azzera, con gli strumenti, tante parole che le nuove generazioni non avranno la possibilità di pronunciare. Una rivoluzione, quella che parte dalla diffusione delle tv nelle case, dall’unione nord – sud con le prime autostrade e le prime macchine, la rivoluzione dei trasporti; la scolarizza

La distruzione programmata del territorio italiano, a partire da quello sardo

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Tutto grazie a una classe dirigente e politica al servizio del sistema neoliberista che governa il mondo. Il sistema delle banche e delle multinazionali, ovvero del dio denaro. Difendere il territorio vuol dire porre fine a depredazioni e distruzioni,e, così, rilanciare la voglia di un domani governato dalla sobrietà e non dal consumismo nelle mani di criminali. Tutti parlano dei primati dell’agroalimentare italiano e dei successi che esso vive sui più importanti mercati di un mondo globalizzato. Tutti, dal Ministro dell’agricoltura a Qualivita; dalle organizzazioni professionali agricoltori ai sindacati; dalle associazioni più disparate di produttori e trasformatori ai consorzi e unioni, si vantano della crescita dei numeri in quanto a Pil, esportazione, occupati, interesse del consumatore, immagine della nostra gastronomia, made in Italy. Nessuno, però, spende una parola per la salvaguardia e tutela del territorio quale espressione dell’attività primaria, l’agricoltura, e, con ess

La maggiore età

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di Vincenzo Di Sabato dalla esuberanza di Giovanni Guareschi all’ansia e la speranza d’un maggiorenne dei giorni nostri Giovanni Guareschi – scrittore, umorista; l’inventore di Peppone e don Camillo – non era un “Chisacchì”, ossia un cittadino qualsiasi o un elettore che tirava la carretta e pagava le tasse. Era “un uomo coi baffi”, cioè con lo stemma della signorilità di quel tempo. Si affacciò “ufficialmente” sulla finestra della vita il 1° maggio 1929, nel giorno in cui espugnò i suoi primi 21 anni. Era questa la tappa che, fino al 1975, formalizzava l’acquisita maggiore età. Appena l’ebbe conquistata, di buon mattino, sullo slargo di Roccabianca, si proclamò concittadino del Regno ed schiamazzò: “da adesso posseggo un grosso capitale che nessuna inflazione, nessuna rivoluzione potrà mai portarmi via: la giovinezza! Da oggi non morirò, neanche se m’ammazzano”. E fu l’oracolo e l’ornamento di tutta la sua vita: una trentina di libri scritti da lui, tradotti in ottanta lingue; mi