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LE IDEOLOGIE

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di Nicola Picchione Non sempre riesco ad evitare , come mi propongo, di scrivere su FB che credo sia una specie di Grand Hotel degli anni cinquanta e non una sede di discussione. Ogni tanto cedo come adesso. Alcune affermazioni brevi ma perentorie su FB- che comunque leggo sempre- sollecitano in me riflessioni sulle ideologie. Una ideologia parte da un'esigenza che sollecita la mente per poi invadere il sentimento, diventare una fede che finisce col dominare la ragione. Nasce com e luce per guidare il cammino e finisce con abbagliare: un'idea che annulla tutte le altre e diventa un ciclope con un solo occhio e con l'udito che ascolta solo se stesso. Le ideologie promettono soluzioni a problemi essenziali, formano sètte organizzate contro altre sètte che seguono altre ideologie. Quelle religiose sono le più rigide, presuppongono verità rivelate e assolute, non discutibili (salvo modificarle servendosi delle ambiguità dei testi ritenuti sacri: non a

Inaugurazione di Piazza Paul Harris a Termoli

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di Franco Cianci   Mi piace innanzitutto ricordare la figura di Domenico Sbrocca, veterinario, nato a Matrice (Cb), res.te all’epoca a Montenero di Bisaccia, padre dell’attuale Sindaco di Termoli avv. Angelo Sbrocca, che fu uno dei fondatori del Rotary Club di Termoli. A lui va preliminarmente il mio messaggio di saluto e di commosso ricordo.   Non posso iniziare questo mio breve, come spero, intervento, se non ricordando la fantastica vita di Paul Harris   - nato a Racine   (Wisconsin), nel 1868 e morto a Chicago il 27.1.47 - che nel febbraio del 1905, insieme a tre suoi amici di varie estrazioni sociali   (un venditore di carbone, un ingegnere minerario ed un sarto) fondò, nella disperata Chicago, dove il segno generale erano la solitudine e la incomunicabilità tra la gente, il Rotary club. Sono passati da allora 111 anni e la strada percorsa è stata intensissima, intricata, piena di successi ma anche di insuccessi e di contrasti. Era in realtà l’America e lo spiri

Ripartire dai legumi per vivere la sobrietà, il domani

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Se avessi la possibilità, non dico di prendere decisioni, ma anche solo di dare dei consigli a chi ne ha il compito, appunto quello di decidere sulle cose che sarebbero da fare per contrastare la crisi di un sistema fallito, direi di giocare prima di tutto sulla corretta informazione e educazione del cittadino, soprattutto dei giovani e giovanissimi, quelli più a rischio di una vera e propria deriva. Suggerirei subito di sviluppare il tema del territorio – questo  bene comune che appartiene a ognuno di noi e dal quale dipende il domani di tutti, che il sistema considera sempre più un patrimonio privato, al pari della nostra salute –  per sottolineare la sua centralità, dopo aver ben spiegato il significato ed il valore che esso sempre più ha. In pratica, arrivare a creare la consapevolezza che il territorio è, oggi, ancor più prezioso di sempre, nel momento in cui viene distrutto e fatto oggetto di scempio da vere e proprie azioni criminali, come il furto di terreni fertili, p

L'agricoltura affossata

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di Giorgio Scarlato Le vicende ormai non più sopportabili della crisi agricola italiana, ormai strutturale, porta a fare un parallelismo con la politica nazionale. Sembra assistere a “quelle maggioranze a geometria variabile” che mentre in politica ed in democrazia potrebbero decretare la loro morte, in agricoltura…, in maniera ovattata, la stanno decretando. Agricoltura affossata grazie a rappresentanti italiani che a Bruxelles non riescono a far sentire la loro voce (afasia italiana?) o perché "nazione suddita" verso la Germania e la stessa UE. Chi dice una cosa e ne fa un’altra; chi, addirittura nasconde o non si interessa ( vedasi l’accordo vergognoso del Brexit, anticipatore del dannoso Ttip); chi, peggio, si sottomette alla sudditanza passiva delle lobby europee ed, insieme, degli USA. A proposito del Ttip (Trattato transatlantico sulla liberalizzazione del commercio e delle garanzie per investimenti), è successo pochi giorni addietro che alcuni

A proposito de "Il principio della rana bollita"

"Discuterne non basta ma è già un passo avanti", scrive Nicola Picchione a chiusura del suo commento. E allora, dico io, discutiamo per non rassegnarci ma per ribellarci alla situazione del momento. Solo così possiamo uscire da questo "buco nero". (pdl) Forse ci troviamo nella condizione del medico che riesce a fare la diagnosi ma non la terapia. Bisogna non rassegnarsi ma come? Come uscire dalla trappola, dall'assedio? E quanti sono veramente convinti di dover trovare una soluzione? Ora ho scritto una lettera di protesta alla Telecom ma so che anche se cambio gestore avrò il medesimo trattamento. Siamo entrati in un buco nero che per ora non ci permette di uscire. Non ho soluzioni se non teoriche: la "società civile"? Quale è? Scegliere significa non solo avere più possibilità ma anche avere la consapevolezza (la conoscenza) delle varie vie che ci sono davanti. Non teoriche ma reali. Il problema non è solo della rana bollita (e dunque molti non

Il principio della rana bollita…Diamo un colpo di zampa prima che sia troppo tardi!!!!!!

Il racconto di Noam Chomsky, molto bello e molto significativo, è stato utilizzato dalla mia amica di Siena, Barbara Cucini, a commento di questa  mia riflessione di questa mattina scritta direttamente su facebook. "Trovo un errore pensare che oggi non c'è più la politica. Non ce n'è stata mai cosi tanta, ma è tutta in mano ai padroni e ai governi che essi si son dati. Ciò che non c'è più , purtroppo, è l'opposizione, e, il vuoto che ha lasciato è un vuoto di democrazia e, come tale, di partecipazione, che dovrebbe preoccupare tutti quelli che hanno a cuore i valori, in primo luogo la libertà. Ecco perché io dico No a tutto quello che propongono e fanno. So che è contro il territorio e, quindi, contro di me e la mia identità. Sì, invece, al Territorio, Sì alla bontà del Cibo, alla bellezza del paesaggio, delle tradizioni; Sì all'arte, alla storia, alla cultura; Sì alla diversità e alla biodiversità. Sì il 17 Aprile quando andrò a votare NO TRIVELLAZIONI e n

Pampanella di San Martino in Pensilis, Dop o Igp, la più grande fabbrica del Molise.

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Non è la prima volta che racconto una delle mie tante genuine autorevoli passioni, la Pampanella di San Martino in Pensilis , che già da una ventina di anni fa ho dichiarato la più grande fabbrica del Molise . Ne ero convinto allora, ne sono ancor più convinto oggi, e il perché l’ho spiegato nell’ultimo articolo pubblicato sul numero di una settimana fa del settimanale online Teatro Naturale , che mi vede da sempre suo fedele collaboratore. È così che sono venuto a sapere di una “ Pampanelleria ” a Perugia, che può presto diventare una catena di negozi particolari dove, insieme alla Pampanella, si consuma il meglio del territorio molisano se, però, si ha chiaro il processo di difesa e tutela di un prodotto che esprime la sua qualità grazie all’origine, cioè al legame con il territorio. Se non c’è chiarezza e si continua a perdere tempo dietro a esperti che non sanno e, perciò, tali  non sono, si può essere certi che questo processo andrà avanti e tutto a spese del Molise e dell