L'agricoltura affossata
di Giorgio Scarlato
Le vicende ormai non più sopportabili della crisi agricola
italiana, ormai strutturale, porta a fare un parallelismo con la politica
nazionale. Sembra assistere a “quelle maggioranze a geometria variabile” che
mentre in politica ed in democrazia potrebbero decretare la loro morte, in
agricoltura…, in maniera ovattata, la stanno decretando.
Agricoltura affossata grazie a
rappresentanti italiani che a Bruxelles non riescono a far sentire la loro voce
(afasia italiana?) o perché "nazione suddita" verso la Germania e la stessa
UE.
Chi dice una cosa e ne fa
un’altra; chi, addirittura nasconde o non si interessa ( vedasi l’accordo
vergognoso del Brexit, anticipatore del dannoso Ttip); chi, peggio, si
sottomette alla sudditanza passiva delle lobby europee ed, insieme, degli
USA.
A proposito del Ttip (Trattato
transatlantico sulla liberalizzazione del commercio e delle garanzie per
investimenti), è successo pochi giorni addietro che alcuni parlamentari tedeschi
, tra i quali la battagliera Katia Lipping, sono stati capaci di entrare nella
sala di lettura, il Liseraum, dedicato al Ttip per leggere le circa trecento
pagine del documento. Non risulta che i loro colleghi italiani abbiano fatto
altrettanto. Chiedere ad un qualsiasi parlamentare italiano cosa ne sa in merito
è top secret. In Italia si parla e discute d'altro. Eppure a Bruxelles, a porte
chiuse, pochi giorni fa si è svolto il dodicesimo incontro. Chi i partecipanti?
Cosa si è detto? Perché non c'è trasparenza? Eppure è interessata anche
l'Agricoltura italiana!
Se in Italia si è deficitari nel settore agricolo (carne
bovina, suina, ovina; latte, grano duro e tenero, mais, ecc.), facile è intuire
il motivo: gli altri cercano di vendere il più possibile e al medesimo tempo
cercano di non comperare.
E questo, grazie anche alle
politiche oscurantiste del nostro Paese che negli anni sono riuscite a
distruggere quello che di buono c’era.
Questa è la cocente verità. Non si produce più, non si fa
reddito ma, intanto, aumentano le tasse e le imposizioni burocratiche che per il
mondo agricolo, visto lo stato in cui versa, non sono per nulla
sopportabili. La Grecia, nonostante se ne parli
poco del dramma che vivono lì gli agricoltori e non solo loro (..tanto in Italia
si parla di altro o seguiamo il festival di San Remo) ….ci è paurosamente
vicina, non solo geograficamente.
Per caso è un modo tutto
italico, imposto, per far chiudere le imprese agricole di medie dimensioni ( le
piccole hanno già chiuso)? O, si dovranno prendere a modello le estese aziende
monocolturali canadesi, americane o argentine, depauperando così il nostro
territorio ricco di biodiversità e di prodotti tipici?
Dall'inizio della crisi sono
state chiuse in Italia circa 190.000 aziende agricole ad un ritmo di oltre 60 al
giorno.
Negli ultimi 15 anni sono
stati estirpati oltre 140.000 ettari di piante di peschi, susini, peri,
albicocchi, aranci, etc.
Visto che pur avendo il nostro Paese un passato agricolo
da ricordare per un futuro da ricostruire sicuramente incerto per come si è
messi con la Cina, l’India, ecc. , alcune delle "nazioni acchiappatutto", si
chiede: Bisogna andar via dall’Italia o perire? Si è consci di quanto sta
avvenendo, e questo da svariati anni? L’Italia è diventata terra di conquista,
di land grabbing, visto che ad es., una delle tante imprese nazionali, la
Norcineria Fiorucci, azienda produttrice leader di salumi, inclusi il Prosciutto
San Daniele del Friuli I.G.P., il Prosciutto di Parma D.O.P., la Mortadella
Bologna I.G.P., è, oggi, sotto il controllo di uno dei giganti del settore
alimentare mondiale, la multinazionale cinese WH Group ?
La leadership, precedente ed attuale, dell’Italia non ha
mai riconosciuto che l’apertura indiscriminata dei prodotti a basso costo
avrebbe potuto distruggere industrie una volta leader del settore? Che ha
firmato i trattati sull’euro promettendo ai partner europei quelle riforme mai
concretizzate, ma, di contro, si è impegnata in politiche di lacrime e
sangue?
Per caso si sta anticipando un nuovo marchio nazionale:
"Era made in Italy"?
Sono queste le domande che si pongono ai senatori ed
onorevoli molisani e nazionali. Si vogliono risposte chiare.
Il nuovo PSR come funzionerà per quanto su detto? Parlare
di altro è sicuramente meno importante. E’ da qui che bisogna partire, visto che
si stanno accavallando regole, inimmaginabili prima, che segneranno per i
prossimi anni il settore agricolo nazionale.
Si conclude con una frase, adattata, di Tito Livio
(“Mentre Roma discute, Sagunto brucia”).
Termoli, 05 marzo 2016
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