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Un pericoloso salto all'indietro dell'agricoltura

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TEATRO NATURALE - Editoriali 07/02/2024 L'agricoltura deve saper ripartire dalla natura e non da modelli che hanno fallito. Si vogliono accentuare le cause che hanno portato l’agricoltura ad essere fuori da uno sviluppo sostenibile Sto con chi coltiva la propria terra e sa che è piena di biodiversità, di vita. Chi sa, anche, che essa è la madre di tutte le madri, di noi umani come dei vegetali e degli animali. Sto con chi ama la natura ed ha ancora il senso del rispetto e degli altri valori, che ci rendono umani e ci legano all’altro per diventare comunità. Amo la mia terra, il Molise, perché espressione di ruralità e di biodiversità, i due caratteri persi laddove ha più inciso lo sviluppo e il progresso, dando vita alla pesante crisi che vive il clima. Uno sviluppo e un progresso a spese del territorio e della sua primaria attività, l’agricoltura. Non amo l’agricoltura industrializzata dei trattori alti tre piani e delle super concimazioni e super trattamenti che, pe

Autonomia differenziata, l’Italia che non vogliamo

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Comunicato stampa .............................................................................................................................................................................--------- Sul tema dell’autonomia differenziata si è costituito un Comitato Spontaneo nel Molise denominato “Autonomia differenziata, l’Italia che non vogliamo” e composto dai sottoscrittori del presente comunicato stampa. Quali posizioni è necessario assumere su questo provvedimento del Governo Meloni rispetto al quale sembrano al momento predominare politicamente la propaganda, ma anche il silenzio e l’afasia? Poiché sul Disegno di Legge 615 di Calderoli, già approvato al Senato, non pare al momento sia stata avviata se non qualche rarissima riflessione di base con la partecipazione attiva dei cittadini, il comitato stesso intende promuovere in merito un confronto aperto con i Sindaci e le loro comunità che lo richiederanno. Poiché il sistema democratico della rappresentanza non può prescindere

The Truman show: Truman siamo noi

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di Nicola Picchione In un vecchio film del '98 si racconta di un uomo(Truman) allevato sin dalla nascita nell’interno di un grande spettacolo televisivo che egli pensa essere il mondo reale nel quale si illude di vivere liberamente. L’ambiente, i personaggi, tutto è sotto il comando del regista: tutto deve dare l’impressione a Truman di vivere in una città vera nella quale lavora e agisce liberamente invece di essere immerso in uno spettacolo e lui stesso è parte dello spettacolo che, gradito agli spettatori, va avanti da anni. Cielo e case finti; amici, compagni di lavoro, moglie: tutti attori al servizio dello spettacolo nel città-palcoscenico. Inizia a insospettirsi e a superare gli ostacoli che il regista gli mette davanti per illuderlo ancora. Capisce di non aver vissuto la realtà ma come nella caverna di Platone scambiando le ombre per persone reali. Alla fine esce dalla caverna. Forse anche noi viviamo e agiamo in una società che non solo prepara per distrarci vari piccoli

L’umanità di fronte agli scenari di guerra

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di Umberto Berardo Nel corso della storia la guerra è stata sempre giustificata come strumento di soluzione dei conflitti alternativo a quello della diplomazia e accettata pure nelle azioni rivoluzionarie miranti all’affermazione dei diritti. In genere essa viene dichiarata da autocrati o da regimi pseudodemocratici alla ricerca di poteri idolatrici e viene giustificata con un’accesa propaganda demagogica inventandosi talora per nemici popoli che altro non desiderano se non vivere in autonomia e libertà. Le popolazioni in ogni caso hanno avuto sempre una forte corresponsabilità quando, come ad esempio nell’Italia fascista o nella Germania nazista, hanno sostenuto decisioni folli nelle adunate plateali convocate allo scopo. Per secoli anche la Chiesa Cattolica ne ha accolto l’idea e l’ha praticata. Teologi e filosofi cristiani in un particolare contesto storico e per secoli hanno sostenuto perfino, sulla scia del pensiero di Agostino nel “De civitate Dei” o di Tommaso d’Aquino nella

46^ Giornata della Vita

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di Vincenzo Di Sabato - 4 febbraio – 46^ Giornata della Vita - Scoprire una scintilla di eternità e l’implacabile grandezza della vita. l’annuale riflessione da Guardialdfiera “Cosa può giovare all’uomo guadagnare il mondo intero se perde poi la propria vita?” (Mc. 8,36). E’ il pensiero della <46^ Giornata per la Vita> da celebrare domenica 4 febbraio. Una notazione a questo frammento evangelico, lo azzardò Charles Péguy agli inizi del 1900 allorché ritenne di ammonire il genere umano con la seguente locuzione: “quando rifiutiamo di sporcarci le mani nella cura e nella promozione e nel rafforzamento della vita, finiamo ben presto per restare senza mani”. E’ un fatto! E’ una realtà, perché troppe volte viviamo senza mani perdute in qualche tappa del cammino. Quando, cioè, accogliamo la tentazione del “non vivere” o del “vivacchiare” in uno scadimento, in un nascondimento di vivacità, o quando soffochiamo la nostra indomabile potenza creativa sprofondando nell’eutanasia tropp

La protesta degli agricoltori arriva tardi: la razzia è già avvenuta

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TEATRO NATURALE - Editoriali 02/02/2024........................................................................................................ .......... Crisi ricorrenti, a partire proprio da quella dell’agricoltura del 2004, ma le proteste arrivano tardi. Il sistema della finanza, il neoliberismo, facendosi forte dell’intelligenza artificiale, sta aggiornando le sue strategie Non nascondo che provo imbarazzo nel commentare le tante manifestazioni di protesta dei coltivatori e produttori agricoli che hanno animato l’intero mese di Gennaio e continuano con maggiore determinazione. Un mondo, quello dell’agricoltura, che mi appartiene per nascita, studi, passione, e, che ho avuto anche la fortuna di rappresentare nella Toscana dei mezzadri-coltivatori, quale dirigente: prima dell’Alleanza dei contadini dei Sereni e degli Esposto, poi della Confederazione italiana coltivatori (Cic) e della Confederazione italiana Agricoltori (Cia) degli Avolio e dei Politi, dando il mio contributo al

NO GUERRA, NO ARMI

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Gli ultimi dati parlano di oltre 23 mila i palestinesi morti a Gaza, la gran parte dei quali donne, bambini e ragazzi, tutte vittime innocenti come le oltre 1.400 vittime israeliane dell’attacco del 7 di ottobre scorso da parte dei terroristi di Hamas. Oltre 25 mila il totale delle vittime innocenti senza contare le vite a rischio per colpa della fame, del freddo, delle malattie, e, senza contare i soldati morti, che della guerra sono i protagonisti, spesso contro la propria volontà. Un numero impressionante di giovani e giovanissimi ai quali è stato negato il domani. Un numero impressionante anch’esso di vedove/vedovi e di orfani costretti a portare il lutto e a piangere i propri cari morti in guerra o a causa di una guerra, come quella che stiamo raccontando, che vede contro Israele e i terroristi di Hamas, con i Palestinesi non più padroni, né della loro vita e né della loro terra. 250 morti al giorno, una media di gran lunga superiore a qualsiasi altro conflitto recente: Siria (9