NO GUERRA, NO ARMI
Gli ultimi dati parlano di oltre 23 mila i palestinesi morti a Gaza, la gran parte dei quali donne, bambini e ragazzi, tutte vittime innocenti come le oltre 1.400 vittime israeliane dell’attacco del 7 di ottobre scorso da parte dei terroristi di Hamas. Oltre 25 mila il totale delle vittime innocenti senza contare le vite a rischio per colpa della fame, del freddo, delle malattie, e, senza contare i soldati morti, che della guerra sono i protagonisti, spesso contro la propria volontà. Un numero impressionante di giovani e giovanissimi ai quali è stato negato il domani. Un numero impressionante anch’esso di vedove/vedovi e di orfani costretti a portare il lutto e a piangere i propri cari morti in guerra o a causa di una guerra, come quella che stiamo raccontando, che vede contro Israele e i terroristi di Hamas, con i Palestinesi non più padroni, né della loro vita e né della loro terra. 250 morti al giorno, una media di gran lunga superiore a qualsiasi altro conflitto recente: Siria (96), Sudan (51), Iran (50), Ucraina (44). Tutto grazie a un governo, quello israeliano, che parla del diritto di difendersi contro i barbari attacchi terroristici di Hamas con un vero e proprio genocidio, perché tale è il conteggio di alcune decine di migliaia di palestinesi morti. Un governo che, però, così mostra solo di amare la guerra e le armi che la sostengono ovunque c’è un conflitto in atto.
Sono ottant’anni che penso a un padre, il mio, morto soldato nell’agosto del 1943, sotto i bombardamenti della stazione di Foggia. La situazione dei miei primi due anni di vita e di quelli che hanno segnato la fine della guerra fino alla metà degli anni ’50. Io, orfano insieme con altre centinaia di orfani nella sola Larino, la mia città natale. Ricordo mia madre solo e sempre vestita di nero per tutta la vita, insieme con altre centinaia di mogli e madri vedove e migliaia di familiari. Un silenzio assordante e un vuoto coperto da bisogni primari, a partire dalla tranquillità per il domani e dalla fame. Uno zio, Primiano, padre di 4 figli, secondo fratello di mio padre, che muore dopo tre mesi nell’ospedale di Larino per una ferita, causata da una scheggia, dopo un bombardamento che ha colpito Larino. Un altro zio paterno, Eduardo, disperso in guerra di cui non si hanno notizie se non al suo rientro dai campi di prigionia, dopo quelli tedeschi, in India alla fine del 1946. Mio zio Vittorio Mammarella, primo fratello di mia madre, a combattere in Russia da dove riesce, dopo la disfatta, e grazie l’ospitalità e alle cure dei contadini russi, a rientrare a piedi o con mezzi di fortuna a Larino. Un cumulo di paure e di insicurezze che, durante e dopo la fine della guerra, prendeva il posto della normalità. La distruzione di manufatti, case, strutture, strade con le armi assolute protagoniste dei disastri e delle morti. Le armi, quasi sempre, ieri come oggi, oggetto di un vanto e mai di una vergogna, con i produttori e i trafficanti che si arricchiscono e diventano padroni assoluti delle sorti di un popolo, dell’umanità intera, se uno pensa che, solo in questo tempo, sono oltre 180 i conflitti aperti, da aggiungere a quelli che vedono belligeranti Israele e Hamas, Russia e Ucraina. Di questi produttori di morti e di distruzioni nessuno ne parla, a dimostrazione che sono i padroni assoluti delle scelte dei governi e, purtroppo, spesso anche delle opposizioni; della stessa informazione che non li nomina mai per non chiamarli con il nome più appropriato, criminali. Sono tali, sempre più assetati di sangue e appagati da morti e distruzioni, sapendo che è nelle guerre e nei conflitti, la fonte del loro denaro sporco di sangue. Un No alla guerra ha significato se è “senza se e senza ma”, altrimenti si è consenzienti o complici e la guerra Russia – Ucraina, dichiarata da Putin, alimentata dall’America e dall’Europa con l’invio delle armi, sta a dimostrare che i vincitori già ci sono e sono sempre gli stessi, i produttori e trafficanti di armi che godono dei loro sporchi successi. Sono i padroni della finanza (banche e multinazionali) di un sistema che pensa solo a depredare e a distruggere, e così, a limitare le speranze in un mondo nuovo. che vede la pace protagonista della diffusione, a livello globale, dei valori – a partire dal rispetto – che portano l’uomo ad essere parte della natura e non un corpo estraneo nemico della stessa. La natura quale vita comune dei suoi componenti, protagonisti insieme.
E' in edicola il mensile la fonte di febbraio 2024.--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
indice del numero di febbraio 2024 http://www.lafonte.tv/ - In questo numero:
- foto di copertina: "Termoli" di Guerino Trivisonno -- due febbraio 2024… di Carlo A. Roberto --- Qualcuno fermi aldo patriciello (Lettera aperta a quanti vogliono coinvolgersi nei processi storici)
di Antonio Di Lalla---- la bibbia e i cristiani di Michele Tartaglia--- identità in divenire di Dario Carlone --- pittura: "danni collaterali della guerra" di Ana Maria Erra Guevara---- una nuova regione di Rossano Pazzagli---- elogio delle persone comuni di Redazione ---- un futuro per termoli di Famiano Crucianelli--- il silenzio dei nostri comuni di Patrizia Manzo--- poveri noi con questa sanità (lettera firmata) di Redazione----- un nuovo vescovo a campobasso di Redazione---- dipinto di Giuseppe Rea –-- “Chaos des religions” di Giuseppina Colabella--- l’istanza
di Tiziana Antonilli----
- libri: “SONO TORNATO PER TE” di Lorenzo Marone
di Dario Carlone
- la scuola dell’inclusione
di Tina De Michele
- all’armi siam fascisti
di Marcella Stumpo
- lettere dal carcere (II parte)
di Laura De Noves
- fragilità dei bambini
di Alessandro Fo
-quando la realtà supera l’immaginazione
di Christiane Barckhausen-Canale
- medaglioni (ricordo a cinque anni dalla scomparsa)
di Annamaria Mastropietro
- tela: "Ho perso la testa nella scatola tv"
di www.su-mi.org
- la musa e il minotauro
di Loredana Alberti
- la scuola di posillipo
di Gaetano Jacobucci
- pittura: "Pulcinella 2000"
di Antonio Scardocchia
- scuola: tornare all’essenziale
di Gabriella de Lisio
- i manufatti di Cleofino Casolino: "La vita è un’avventura"
di Cleofino Casolino
- osso di femore guarito
di Lucia Berrino
- dove condurre da vecchi la vita
di Guglielmo Giumelli
- sempre contro i deboli
di Michele Blanco
- la guerra coloniale
di Antonio De Lellis – Rosetta Placido
- per un momento di gloria
di Enzo Bacca
- la bomba atomica del male
di Franco Novelli
- no guerra no armi
di Pasquale Di Lena
- foto: "Tessitori di pace"
di Antonietta Parente
- progetto maverick
di Andrea Barsotti
- azzurro fiordaliso
di Gildo Giannotti
- libri: Martin Lutero “IL NOSTRO PIU’ GRANDE TESORO” a cura di Antonio Sabetta
di Redazione
- pace, terra e dignità
di Silvio Malic
- sarà domani san valentino
di Filomena Giannotti
- il nord deruba il sud
di Domenico D'Adamo
Grazie professore, quanto dolore nei suoi racconti...uomini il cui sacrificio non va mai dimenticato...
RispondiEliminaIl controfuoco alla guerra è, come scrive lei spesso, un accorato appello a riscoprire la Natura con i suoi tempi, i suoi spazi, i suoi abitanti, un ecosistema da conoscere, custodire e valorizzare perché davvero.ci accoglie tutti e non fa distinzioni. GRAZIE per i preziosi spunti di riflessione