The Truman show: Truman siamo noi

di Nicola Picchione
In un vecchio film del '98 si racconta di un uomo(Truman) allevato sin dalla nascita nell’interno di un grande spettacolo televisivo che egli pensa essere il mondo reale nel quale si illude di vivere liberamente. L’ambiente, i personaggi, tutto è sotto il comando del regista: tutto deve dare l’impressione a Truman di vivere in una città vera nella quale lavora e agisce liberamente invece di essere immerso in uno spettacolo e lui stesso è parte dello spettacolo che, gradito agli spettatori, va avanti da anni. Cielo e case finti; amici, compagni di lavoro, moglie: tutti attori al servizio dello spettacolo nel città-palcoscenico. Inizia a insospettirsi e a superare gli ostacoli che il regista gli mette davanti per illuderlo ancora. Capisce di non aver vissuto la realtà ma come nella caverna di Platone scambiando le ombre per persone reali. Alla fine esce dalla caverna. Forse anche noi viviamo e agiamo in una società che non solo prepara per distrarci vari piccoli talk in tv con le sceneggiate tra politici e loro spalleggiatori, avversari in pieno accordo per mantenere privilegi antichi ai quali siamo ormai assuefatti. Il vero grande show, però, simile a quello che avvolgeva Truman è il mondo stesso come ci è presentato con gli attori che recitano la parte dei buoni e quelli che recitano la parte dei cattivi, quelli che sembrano comandare. Noi siamo parte dello spettacolo credendo di essere liberi nelle nostre scelte che invece vengono dirette da chi ci fornisce informazioni. Così desideriamo la pace ma parteggiamo per la guerra, desideriamo giustizia e finiamo con parteggiare per le ingiustizie, consideriamo i poveri ma omaggiamo i ricchi. Lo show va avanti fra pace e guerra, stragi fatte e subite, sopraffazioni che si alternano, dittature palesi ed occulte, democrazie inventate millenni fa mai del tutto realizzate, avanzamenti e retrocessioni. Orgogliosi della nostra libertà che è soltanto una catena un poco più lunga, del nostro progresso scientifico che ci allontana dal rapporto umano, del nostro benessere a prezzi che nemmeno immaginiamo. Il vero regista (il “potere forte” in assoluto) non è un uomo: è il Mercato. Esso domina gli uomini, si affida ad alcuni che compensa con ricchezze ma che è pronto a sostituire. I politici sono maggiordomi con funzioni esecutive che ci illudiamo di scegliere tra quelli proposti dal Mercato. Le guerre, la pace sono al suo servizio. Le sue armi potenti sono la domanda e l’offerta. I suoi nemici sono gli ideali di giustizia, i diritti sociali. Ci mette gli uni contro gli altri, ci accarezza e ci punisce. Il Mercato guarda ai risultati non agli uomini che sono solo pedine del suo gioco. Risultati immediati senza guardare il futuro. Il Mercato ci intrappola in città sempre più invivibili ci inonda di merci, inonda il mondo di scarti e l’aria del suo alito. Un buco nero che ci divora.

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