46^ Giornata della Vita

di Vincenzo Di Sabato - 4 febbraio – 46^ Giornata della Vita - Scoprire una scintilla di eternità e l’implacabile grandezza della vita. l’annuale riflessione da Guardialdfiera
“Cosa può giovare all’uomo guadagnare il mondo intero se perde poi la propria vita?” (Mc. 8,36). E’ il pensiero della <46^ Giornata per la Vita> da celebrare domenica 4 febbraio. Una notazione a questo frammento evangelico, lo azzardò Charles Péguy agli inizi del 1900 allorché ritenne di ammonire il genere umano con la seguente locuzione: “quando rifiutiamo di sporcarci le mani nella cura e nella promozione e nel rafforzamento della vita, finiamo ben presto per restare senza mani”. E’ un fatto! E’ una realtà, perché troppe volte viviamo senza mani perdute in qualche tappa del cammino. Quando, cioè, accogliamo la tentazione del “non vivere” o del “vivacchiare” in uno scadimento, in un nascondimento di vivacità, o quando soffochiamo la nostra indomabile potenza creativa sprofondando nell’eutanasia troppo sazia di un mondo dalla triplice crisi: della fiducia, del futuro, e del ri-generare! Restiamo senza arti quando ci lasciamo conquistare dai recinti e non dagli orizzonti; quando scegliamo di fermarci piuttosto che arrampicarci sulle cime dei monti a contemplare da lì una scintille di eternità e l’implacabile grandezza della vita! O quando rinunciamo di scoprire in febbraio il grano che spunta; né a rimirare le stelle prima ancora che sorgano. Oppure quando rimaniamo estranei all’allarme di Roberto Volpi – studioso di statistica – allorché, dinanzi al rovinoso precipizio demografico, ebbe a titolare un suo provocatorio e pauroso editoriale: “a quando l’ultimo italiano?” Viviamo senza mani e perdiamo gli effetti speciali del coraggio, della bellezza e della ricchezza e della gioia proveniente dal mistero della paternità e della maternità quella immaginata da Dio al luminoso Cap. 1,28 della Genesi da cui si snoda tutta la storia della salvezza e la catena generazionale dell’umanità. E’ vero. E’ difficile decidere un figlio in un mondo come questo che può e deve, comunque mettere in moto nuovi processi adeguati alla realtà in continua mutazione. Ma a che servirà conquistare il “più del necessario”, spegnendo l’avvenire dell’umanità e soffocando anche la “propria vita”? E’ felicità irripetibile, in ogni caso, accettare il rischio di un figlio. E’ il vero motore da riavviare in questa stagione della storia. Ascoltiamo almeno Péguy e Roberto Volpi: recuperiamo l’uso delle braccia e rendiamoci conto che incentivare, proteggere e GENERARE LA VITA OGGI, e l’unica ragione per cui ancora vale la pena vivere. vincenzo di sabato

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