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Uniti per il biologico, crescono i «biodistretti»

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In crescita il fenomeno dei biodistretti: 19 sono nati solo nell’ultimo biennio. Attivi in 646 comuni, coinvolgono pubblico, privato e l’intera popolazione. Dalla Val di Vara al Cilento e ora le Murge: sostegno decisivo per gli agricoltori. Attesa per l’approvazione della legge nazionale (e per i contributi). Tra il 2019 e il 2020 in Italia sono nati diciannove distretti biologici. Per diciannove volte, in ventiquattro mesi, agricoltori, amministrazioni pubbliche, produttori, operatori turistici e associazioni si sono uniti con l’obiettivo di promuovere l’agricoltura biologica sul proprio territorio. «Negli ultimi anni – ha scritto in un recente rapporto l’ente di ricerca governativo Crea – l’approccio condiviso allo sviluppo locale proprio del distretto biologico si è notevolmente diffuso». È una crescita netta che potrebbe continuare e, anzi, accelerare ulteriormente perché, sostiene Alberto Sturla del Crea, «i biodistretti sono laboratori di sostenibilità ambientale, sociale ed

Rischio patrimoniale con la riforma del catasto

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Posted by fidest press agency su mercoledì, 22 settembre 2021 ........................ Ci vogliono rendere pecore e metterci nelle mani di pastori accompagnati da cani non adatti a governarci ...................... “La riforma del catasto, che ci chiede l’Europa, è illogica per almeno quattro motivi. Il primo: l’aumento degli estimi catastali coinciderebbe, per paradosso, con il lungo periodo di crollo del valore delle abitazioni e soprattutto dei locali commerciali, sempre più danneggiati dal commercio elettronico; il mercato immobiliare, che in futuro soffrirà anche il decremento strutturale della popolazione, e il Molise ne sa qualcosa, ne uscirebbe ulteriormente a pezzi e ciò renderebbe più poveri gli italiani, per i quali il mattone resta la primaria ricchezza. Il secondo motivo: aumentare la tassazione sugli immobili, a cominciare dall’Imu sulle seconde case detenute da un italiano su cinque, accentuerebbe la desertificazione dell’entroterra e delle zone montane del nostro Paes

Il cortometraggio “Gocce”a The Last Twenty, "summit dal basso",

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Borgotufi (Castel del Giudice), il 18 settembre, ha ospitato il cortometraggio “Gocce” di Simone D’Angelo , prodotto dalla Onlus Kairos da un progetto di Nicola Malorni, psicologo analista e vice presidente dell’Associazione Nazionale delle Città dell’olio. Cofinanziato da Regione Molise nell’ambito del bando Turismo è Cultura 2020, il film che sperimenta in Italia il primo format di cinema sociale e olivicoltura sociale per la promozione turistica del territorio e al contempo per la prevenzione delle violenze di genere, è alla sua quarta tappa regionale. La partecipazione di Gocce , riservato agli ultimi della Terra, è stata voluta dagli organizzatori che, conosciuta la storia di Fausto (l’olivo fortunato bruciato da un fulmine e recuperato da Kairós) ha riconosciuto attiguità simboliche utili alla profilazione del messaggio di pace e solidarietà che il summit intende diffondere in Italia e nel mondo. A Borgotufi l’Ulivo di Guardialfiera, ormai simbolo dell’olivicoltura sociale

Sanità, silenzi e ipocrisie

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di Umberto Berardo I problemi e le carenze della sanità molisana si trascinano da anni e si sono incancreniti soprattutto da quando la regione è entrata nel 2007 in piano di rientro e poi è stata commissariata due anni dopo. Da allora i poteri sul settore appartengono al commissario che ovviamente risponde del suo operato al governo nazionale dal quale riceve la nomina. Ho scritto più volte che, a prescindere dalle difficoltà gestionali di natura regionale dei servizi sanitari, le inefficienze del sistema derivano soprattutto dalla volontà politica di spostare progressivamente e furbescamente con il metodo della “rana bollita” l’insieme delle prestazioni diagnostiche, curative ed assistenziali dal pubblico al privato. Si è ingigantita così una sanità ospedalocentrica sempre più affidata alle convenzioni con le strutture private depotenziando quelle pubbliche. L’inesistenza di tante prestazioni in queste ultime e l’assenza pesante dei servizi territoriali ha creato i tanti drammi vis

L'Andalusia deve optare per uliveti intensivi, irrigati e sostenibili

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L’apertura dell’articolo, quisubito dopo riportato, spiega che la quantità esasperata in agricoltura è vincente solo per poco tempo e nega il domani. Una scelta, l’oliveto intensivo, che vuol dire abbandono del super intensivo da parte di un territorio della Spagna che l’ha voluto e sfruttato fino ad ora con le sue tre varietà, e, imposto ad altri Paesi . Sempre più l’Italia, che della diffusione del superintensivo in Spagna ha pagato il prezzo più alto: da primo paese produttore è passato, lo scorso anno, ad essere terzo dopo Spagna e la Grecia, con il rischio che l’imminente raccolta lo porta a diventare quarto dopo la Tunisia, che prevede il raddoppio delle quantità di olive raccolte. Tutto grazie a chi ha avuto, ed ha, nelle mani questo straordinario comparto della nostra agricoltura (organizzazioni professionali e cooperative, Associazioni di produttori e degli industriali dell’olio), che hanno rinunciato a imporre, nel corso dei decenni, un piano olivicolo, dando spazio, soprat

i tre bicchieri del Gambero rosso a Contado Riserva 2017 della Di Majo Norante

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I migliori vini del Molise 2022 Numeri alla mano, il Molise ha complessivamente gli abitanti di un singolo quartiere di Roma. Sono infatti 305mila le persone che vivono in questa piccola regione a statuto ordinario, ricca di zone di montagna e collinari, impreziosita da un piccolo tratto di costa bagnato dal Mar Adriatico. Parliamo di un territorio vario e affascinante, per molti versi ancora intatto sul piano naturalistico, storicamente vocato alla vite. La maggior parte dei vigneti si trova fra Campobasso e il mare, dove quella sorta di grande altopiano digradante verso la costa trova soluzione in fasce collinari dal clima meno estremo, anche se nell’ultimo decennio diversi produttori si sono spinti verso l’alto, coltivando a ridosso delle verdi catene montuose. Tra i vitigni più coltivati annoveriamo l’aglianico, in una veste più immediata e fragrante di quello cui siamo abituati, e il montepulciano, che in questo territorio acquista una tipicità del tutto particolare; tra le uve

LA NOSTRA SPERANZA NEL FUTURO

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di Nicola Picchione Spero che il mio pessimismo sia esagerato per il futuro del nostro Paese e della Terra. I gridi di allarme entrano nelle orecchie di pochi: qualcuno ha affermato che l’uomo deve toccare con mano, direttamente e pagandone le conseguenze, i frutti del malaffare umano. Come i novax che debbono finire in Terapia Intensiva per ricredersi. Nessuno conosce il futuro (nemmeno Gesù a sentire lui che affermò- in Giovanni-: questo lo sa solo il Padre) ma abbiamo creato i presupposti per guasti tragici e cocciutamente continuiamo sulla linea tanto comoda per noi che delle future generazioni importa poco. Siamo stati fortunati, noi della nostra generazione, come mai nella storia. Nel corso della vita abbiamo assistito a cambiamenti e miglioramenti come l’uomo non aveva conosciuto per millenni. Chi ci ha preceduto ha lottato per la libertà e per guadagnare diritti civili. Chi ora sbraita e ha nostalgia per un regime forte non si rende conto del prezzo che pagherebbe lui stesso