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Olives from the 20th century to the 21st

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  Un "convegno piuttosto atipico" che si è tenuto a Tel Aviv l'11 e il 12 di gennaio u.s. e raccontato dall'Accademico dell'olivo e dell'olio Andrea Fabbri. Un sesoconto che riporto volentieri per capire che c'è un mondo, quello olivicolo, che non dorme ma pensa al domani dell'olivo e dell'olio. Una realtà, questa, che, con i suoi paesaggi e le sue proprietà di alimento naturale e, come tale, sano per l'uomo, è bellezza e bontà. Quella bellezza e bontà propri dei territori italiani che, grazie a quel ricco patrimonio di biodiversità olivicola, hanno il merito di esprimere anche la diversità degli oli. Centinaia di varietà autoctone, sparse sulle 18 regioni italiane interessate dall'olivo, che danno un primato mondiale all'olivicoltura italiana.

Altri tagli alla sanità

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Ben 4 miliardi in meno con la legge di stabilità 2015 che, aggiunto il miliardo e sessantacinque milioni ereditato dal 2013, fanno oltre cinque miliardi e mezzo. Dicono che c’è ancora qualche altro miliardo da essere preso in considerazione. Si guardano bene dal toccare i privilegi, i patrimoni, e, così, si aggrappano alla salute dei cittadini, cioè ai più deboli e bisognosi se uno pensa ai tanti anziani, molti dei quali soli. Sta tutto nella logica neoliberale del sistema, quella che dice che solo chi ha i soldi può essere curato, nel momento in cui al centro del vivere civile non c’è più l’uomo ma i quattrini. Ecco perchè quando senti dire a gran voce la parola “riforma”, devi preoccuparti e capire che essa, in pratica, vuol dire taglio delle conquiste, democratiche e sociali, ottenute con le lotte dei cittadini, in particolare dei cittadini lavoratori che, per i renzini e i berlusconini, sulla base delle direttive emanate dai loro padroni,   devono essere sconfessati, maltrattat

L’agricoltura muore per mancanza di scelte politiche non di risorse.

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  d i Giorgio Scarlato - coltivatore di Palata in provincia di Campobasso sempre pronto a portare il suo contributo per spiegare il mondo di cui è un protagonista e per denunciare i limiti culturali e politici di una classe dirigente dell’Italia e del Molise che ricadono sull’agricoltura e sono tanta parte della crisi che vive il Paese.   Nell’attuale situazione di crisi nazionale, e questo da anni, c’è il settore agricolo colpito in modo grave e particolarmente  preoccupante che sempre più si affossa.    Non è facile fare il contadino oggi in Italia e in modo particolare in Molise.   Vessazioni fiscali (gli ultimi appesantimenti : l’IMU sui terreni e l’abbattimento delle agevolazioni sul gasolio agricolo); “credit crunch”, la stretta creditizia  (che ha colpito in modo particolare il Sud Italia ) che ha ridotto l’accesso al credito ( rating agricolo basso, ossia la classificazione del rischio finanziario) a causa del maggior costo sugli interessi e dalla assenza di mec

ELETTRODOTTO GISSI-FOGGIA. QUESTO SCONOSCIUTO

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  Non c'è più pace con questi governi distratti e senza la bussola della programmazione. Un altro problema che riguarda il futuro del Molise, soprattutto il nostro territorio, quello della fascia litoranea più ricca di agricoltura e di aziende: Montenero di Bisaccia, Petacciato, Guglionesi, Larino, San Martino in Pensilis, Ururi.    Quest’opera imponente, in realtà, dovrebbe proseguire verso sud attraversando le aree collinari di Abruzzo, Molise e Puglia fino a raggiungere Foggia. Attualmente il progetto è in fase di Valutazione di Impatto Ambientale nazionale presso il Ministero dell’Ambiente.E’ composto da centinaia di sostegni alti tra 50 e 76 metri che modificheranno radicalmente il paesaggio, occupando vaste aree che saranno espropriate e/o assoggettate ... a servitù di passaggio.   Ecco cosa mi scrive oggi dalla bella Sicilia la mia amica Eleonora proprietaria, con la madre, di un bellissimo oliveto Buongiorno Pasquale, ma t

A paure

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  Cuanne scennie u sòle, e u sòle scennie e nghiane sèmpe maie, però, nu s’tésse punte nu s’tésse memènte, pe n’atteme ze sènte nu selènzie ch’éllucche ze lamènte come nu s’trazie forte che te rès’te dend’a mènte. E’ a tèrre che nen ne po’ chiù té paure da nòtte, dù scurdele ch’érrive, ma èncòre de chiù de l’ome c’a pèrse a raggiòne e scave, rombe, mannie, reiette, pègge de cuille de prime   La paura Quando scende il sole/e il sole scende e sale/sempre/mai però nello stesso punto/nello stesso momento/per un attimo si sente/un silenzio che urla/si lamenta/un forte strazio/che resta nella memoria//E’ la terra/ che non ne può più/ha paura della notte/ del buio che arriva/ma, ancor di più, dell’uomo/che è impazzito e scava,/distrugge, divora, vomita, /peggio di quello che c’era prima. Gennaio 2015 - pasqualedilena

Ma l'olivicoltura italiana ha ancora un valore?

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  di Pasquale Di Lena                 Con la terribile raccolta delle olive del 2014 i nodi sono arrivati al pettine di un comparto che ha bisogno ora di scioglierli tutti. Nodi propri e nodi ereditati dalla crisi dell’agricoltura, che si sono formati e ingrossati nel corso di tanti anni a causa di numerosi e pesanti limiti politico – amministrativi, oltre che culturali.   C’è chi ha pensato di scioglierli puntando tutto sulla possibilità di raccogliere olivo e olio in tutto il Mediterraneo affidando tutto alla grande capacità di blending dell’industria olearia italiana e, in seconda battuta, indicando al mondo dell’olivicoltura la scelta degli impianti super specializzati spinti dalla Spagna che, a loro parere, dovrebbero fare i miracoli. Altro che miracoli, così si distrugge solo quel poco che è rimasto e che serve per ripartire! Il pensiero diffuso fino ad ora è tutto rivolto alla quantità, lasciando a quel poco che resterà dell’olivicoltura tradizionale, il compito di fare

IL “MOLICASEUS” DELLA SCUOLA DEL GUSTO

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il dirigente Santella  Sebastiano Di Maria   Se il buongiorno si vede dal mattino quello di ieri, che ha visto l’apertura del terzo appuntamento con la Scuola del Gusto, è stato non solo un buongiorno bello ma ricco di straordinarie e importanti riflessioni che hanno riguardato l’agroalimentare, con il mondo dei formaggi protagonista. Un mondo complesso, ricco di storia e di cultura e, nel caso del Molise, di antiche tradizioni e usanze, come quella della transumanza che, nel corso di millenni,   ha reso il Molise una terra di passaggio in quell’andare e tornare (trac-tur) alla ricerca del cibo, dell’alimento, quale primaria energia per gli animali come per l’uomo. Serena Di Nucci Dalla transumanza alle stalle a stabulazione fissa; dall’agricoltura contadina a quella industriale, soprattutto alla vigilia della fine delle quote latte decisa dall’Europa che aprirà a forti concorrenze con il rischio di profondi mutamenti dello scenario della zootecnia italiana, in p