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Un taglio secco all'agricoltura da parte del governo Renzi

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 riportiamo integralmente l'articolo uscito questa mattina su Teatro Naturale, ma prima ci preme dire che mentre c'è chi distrae i coltivatori con la percentuale degli italiani che hanno fatto la pasquetta o che coltivano l'orto e mentre c'è chi non dice niente, le campagne si spopolano per lasciare libero il territorio a insediamenti industriali che non hanno niente a che vedere con l'agricoltura, la zootecnia, la sostenibilità. Ci stanno togliendo di mano il bene più prezioso, il territorio e l'attività che dona all'uomo il cibo, e lo fanno con la complicità di chi dovrebbe difendere il territorio con i denti e con le unghie e di chi un tempo era schierato con il mondo del lavoro e quello agricolo, soprattutto braccianti,   mezzadri e coltivatori. Lo fanno con il ciarlatano di turno che ha l'abilità di farti vedere quello che ti dà con una mano e non quello che si riprende con due. Intanto il mondo delle campagne muore e, con esso, un mondo di storia

IL PAESE DEL VINO (rivisitato)

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Non c'è, al mondo, un paese come l'Italia che ti mette a disposizione un filare di vite come passamano e ti   porta a scoprire ambienti e paesaggi unici; monti e mari; dolci colline e pianure; castelli e città, note o meno note; borghi e paesi, case in pietra e campanili, siti archeologici e vulcani. Non c’è, al mondo, un paese così, dove un campanile, anche quello più isolato, ha sempre una vite da guardare e tu puoi contare tante varietà, molte delle quali straordinarie preziosità. Migliaia e migliaia le tipologie di vini, una parte delle quali raccolte in 332 doc   e 73 docg, non dimenticando le 118 Igt.   In pratica non c'è paese   che si possa definire , come il nostro, "Il Paese del Vino".   Un Paese già conosciuto dagli antichi popoli, - dai coloni greci ai latini -, come l'"Enotria Tellus", la terra del vino, a dimostrazione di una vocazione alla vitivinicoltura che affonda le radici nella notte dei tempi.      Il Paese del vin

SENZA COLORI

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    Anche se senza colori, se non quello della rape selvatiche che guardano il lago del Liscione dopo Monte Peluso, è, secondo la mia piccola Canon  che avevo perso e appena ritrovata, lo stesso un tramonto di emozioni.

LA GIORNATA MONDIALE DELLA TERRA

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Una giornata che è iniziata ore fa e che deve continuare, con il pensiero e i piccoli gesti di ognuno di noi, fino al prossimo anno quando una nuova giornata inizierà. Il futuro delle Terra dipende da piccoli gesti quotidiani e, quindi, da ognuno di noi. Un piccolo gesto quotidiano è anche quello di raccontare a chi incontri che il futuro della Terra dipende anche da lui. Dipende da noi l'uso adeguato dei mezzi, in particolare quello del territorio, per mettere in atto, contro lo spreco, un'economia ambientale e sostenibile, perché essa è possibile. Il futuro della Terra, sì, dipende da noi.

comunicare, coinvolgere e programmare per difendere, salvaguardare e valorizzare il territorio molisano

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Il Sen. Ruta con il suo annuncio, il primo giugno dello scorso anno, della "Grande Stalla di 12.000 manze che avrebbe reso il Molise una grande fattoria" ha aperto, senza rendersene conto, un buco che poi è rivelato rivolo, ruscello e fra poco un fiume.   Immediata la risposta che ha messo in luce un progetto folle per le sue dimensioni   e la sua insostenibilità. Una risposta che ha spiazzato Ruta e il suo collega, On. Leva, il Presidente Di Laura Frattura, i suoi assessori e la maggioranza in consiglio regionale che, dichiarandosi tutti favorevoli, hanno applaudito al progetto. 12.000 manze in vacanza nel Molise per una stalla di 100 ettari di superficie: 200 campi sportivi cosparsi di merda, liquami e profumati di metano, cioè un progetto che continuiamo a dichiarare frutto della follia di una cultura e di un sistema che è sempre più - direbbe Papa Francesco - “all’attacco del Creato”.   C’è chi si è   prontamente munito di megafono per comunicare la gravità di que

pasta con i ceci, acciughe fresche e carciofi di stagione

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la semplicità a tavola spiega la creazione di questo piatto come di quasi tutti quelli che preparo. Ditali della Granoro; ceci dei f.lli Abino di Montorio nei Frentani prodotti sui terreni situati nella Guarenza, la parte più alta del Comune di Larino, ripeto, vicino a una grande quercia che copre una vecchia fonte; acciughe fresche che sapevano di mare e carciofo raccolto il giorno prima. In pratica, per quattro persone: 250 gr.di pasta, due o anche tre carciofi tagliati finemente, due ramaioli di ceci con la loro acqua di cottura con aglio vestito e foglia di alloro, e 1/2 chilo di alici tolte la testa e la spina che porta anche via la coda. Acqua salata una volta che raggiunge l'ebollizione lasciar calare il carciofo  e appena riprende il bollore le acciughe e subito dopo la pasta, e, una volta tirata al dente, scolarla per rimetterla sul fuoco aggiungendo i ceci e l'olio che, per quanto ci riguarda è, come molti sanno, "L'olio di Flora", un "Gentile

LA PAMPANELLA DI SAN MARTINO IN PENSILIS, LA PIU’ GRANDE FABBRICA DEL MOLISE

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L’altro giorno un sindaco favorevole alle pale eoliche, dopo che io ho raccontato la risata scoppiata in un direttivo regionale dell’allora mio partito (non ricordo se Pds o Ds), per aver detto nel mio intervento che la più grande fabbrica del Molise era La Pampanella di San Martino in Pensilis, mi ha posto la domanda “ma che fastidio danno le pale eoliche all’olivo o alla Pampanella?”. Su face book racconto con le fotografie che i pali eolici, quelli che fanno girare le pale, sono più alti dell’olivo o se volete, gli olivi sono più piccoli dei pali eolici e non fanno girare le pale, anzi le rimettono a regime se girano. Nessuno può pensare di nascondere i pali eolici con gli olivi perché se lo fa bara e viene preso per scemo, salvo che a San Martino in Pensilis dove le pale eoliche sono lontane dal centro del paese e più di uno crede che siano nel territorio di Ururi, visto che sono quasi appiccicate al centro di questo paese. Riguardo alla Pampanella c’è da dire che i pali eol