Un taglio secco all'agricoltura da parte del governo Renzi
riportiamo integralmente l'articolo uscito questa mattina su Teatro Naturale, ma prima ci preme dire che mentre c'è chi distrae i coltivatori con la percentuale degli italiani che hanno fatto la pasquetta o che coltivano l'orto e mentre c'è chi non dice niente, le campagne si spopolano per lasciare libero il territorio a insediamenti industriali che non hanno niente a che vedere con l'agricoltura, la zootecnia, la sostenibilità. Ci stanno togliendo di mano il bene più prezioso, il territorio e l'attività che dona all'uomo il cibo, e lo fanno con la complicità di chi dovrebbe difendere il territorio con i denti e con le unghie e di chi un tempo era schierato con il mondo del lavoro e quello agricolo, soprattutto braccianti, mezzadri e coltivatori. Lo fanno con il ciarlatano di turno che ha l'abilità di farti vedere quello che ti dà con una mano e non quello che si riprende con due. Intanto il mondo delle campagne muore e, con esso, un mondo di storia, cultura, tradizioni, saperi, valori! Buona lettura
Imu sui terreni agricoli in collina e montagna ma anche un cambio del regime fiscale per la produzione di energie rinnovabili da parte delle aziende agricole. Resta lo spesometro per le piccole imprese. Nella spending review il settore primario di rimetterebbe 600 milioni di euro
Il testo del decreto legge Irpef varato dal Consiglio dei ministri il 19 aprile è alla firma del Presidente della Repubblica ma immediatamente si sono rincorse voci di un taglio secco alle agevolazioni fiscali per l'agricoltura.
Secondo quanto riportato da Il Tempo del miliardo di euro di tagli alle agevolazioni alle imprese previste dal decreto, ben 600 milioni di euro deriverebbero dal settore primario.
Il come l'ha spiegato ItaliaOggi: introduzione dell'Imu per i terreni collinari e montani, regime fiscale meno agevolato per le rinnovabili agricole.
Sarà un decreto interministeriale di prossima emanazione a stabilire quali comuni sono effettivamente svantaggiati, ovvero ubicati in aree di collina e montagna, e quindi esentati dall'Imu. Sarà l'Istat fornire ai Ministeri interessati un elenco sulla base della loro altitudine.
Da quest'anno gli agricoltori che possiedono dei terreni ubicati in area montane o di collina, che oggi fruiscono dell'esenzione, sono soggetti a pagare l'Imu se questi immobili non sono ubicati nei comuni che verranno individuati in un apposito decreto interministeriale di prossima emanazione, che dovrà selezionare questi enti sulla base della loro altitudine riportata in un elenco predisposto dall'Istat.
Per assicurare maggiori entrate il decreto sollecita una diversificazione, ai fini dell'esenzione, fra terreni posseduti da coltivatori diretti e imprenditori agricoli professionali, iscritti nella previdenza agricola, e gli altri soggetti che non svolgono l'attività agricola in forma professionale.
Il valore dei terreni agricoli su cui calcolare l'imposta è ottenuto moltiplicando il reddito dominicale risultante in catasto, vigente al 1 gennaio dell'anno di imposizione, rivalutato del 25%, per 135. Mentre per i coltivatori diretti e gli imprenditori professionali iscritti nella previdenza agricola, invece, il moltiplicatore è pari a 75, anche se i terreni non sono coltivati.
Già per il 2014 il governo stimerebbe che da questa misura deriverà un maggior gettito complessivo annuo non inferiore a 350 milioni di euro.
Non è la sola novità.
Nel decreto vi sarebbe anche una correzione sulla definizione del reddito derivante da attività connesse a quella agricola.
Le attività di cessione di energia elettrica e calorica derivante da fonti agroforestali e fotovoltaiche, nonché i biocarburanti prodotti dall'azienda agricola, non verranno più inquadrate esplicitamente come voci produttive concorrenti al “reddito agrario”.
Il reddito sarà determinato “applicando all'ammontare dei corrispettivi delle operazioni soggette a Iva un coefficiente di redditività del 25%”. Il nuovo regime, che si applica dal periodo d'imposta in corso al 31/12/2014, finisce così per tassare l'energia prodotta dagli agricoltori con un coefficiente di reddito su volume affari Iva al 25%.
Niente sconti per le piccole imprese che si vedrebbero confermare l'esonero Iva per i volumi d'affari sotto i 7 mila euro all'anno ma anche lo spesometro, cioè la comunicazione annuale delle operazioni rilevanti ai fini Iva. Un evidente controsenso.
Confermate le agevolazioni per il gasolio agricolo e l'esenzione Ires per le coop agricole e di piccola pesca. Inoltre, le aziende agricole, come tutte le altre imprese godranno del taglio del cuneo fiscale derivante dalla riduzione dell'aliquota Irap del 10%.
Secondo quanto riportato da Il Tempo del miliardo di euro di tagli alle agevolazioni alle imprese previste dal decreto, ben 600 milioni di euro deriverebbero dal settore primario.
Il come l'ha spiegato ItaliaOggi: introduzione dell'Imu per i terreni collinari e montani, regime fiscale meno agevolato per le rinnovabili agricole.
Sarà un decreto interministeriale di prossima emanazione a stabilire quali comuni sono effettivamente svantaggiati, ovvero ubicati in aree di collina e montagna, e quindi esentati dall'Imu. Sarà l'Istat fornire ai Ministeri interessati un elenco sulla base della loro altitudine.
Da quest'anno gli agricoltori che possiedono dei terreni ubicati in area montane o di collina, che oggi fruiscono dell'esenzione, sono soggetti a pagare l'Imu se questi immobili non sono ubicati nei comuni che verranno individuati in un apposito decreto interministeriale di prossima emanazione, che dovrà selezionare questi enti sulla base della loro altitudine riportata in un elenco predisposto dall'Istat.
Per assicurare maggiori entrate il decreto sollecita una diversificazione, ai fini dell'esenzione, fra terreni posseduti da coltivatori diretti e imprenditori agricoli professionali, iscritti nella previdenza agricola, e gli altri soggetti che non svolgono l'attività agricola in forma professionale.
Il valore dei terreni agricoli su cui calcolare l'imposta è ottenuto moltiplicando il reddito dominicale risultante in catasto, vigente al 1 gennaio dell'anno di imposizione, rivalutato del 25%, per 135. Mentre per i coltivatori diretti e gli imprenditori professionali iscritti nella previdenza agricola, invece, il moltiplicatore è pari a 75, anche se i terreni non sono coltivati.
Già per il 2014 il governo stimerebbe che da questa misura deriverà un maggior gettito complessivo annuo non inferiore a 350 milioni di euro.
Non è la sola novità.
Nel decreto vi sarebbe anche una correzione sulla definizione del reddito derivante da attività connesse a quella agricola.
Le attività di cessione di energia elettrica e calorica derivante da fonti agroforestali e fotovoltaiche, nonché i biocarburanti prodotti dall'azienda agricola, non verranno più inquadrate esplicitamente come voci produttive concorrenti al “reddito agrario”.
Il reddito sarà determinato “applicando all'ammontare dei corrispettivi delle operazioni soggette a Iva un coefficiente di redditività del 25%”. Il nuovo regime, che si applica dal periodo d'imposta in corso al 31/12/2014, finisce così per tassare l'energia prodotta dagli agricoltori con un coefficiente di reddito su volume affari Iva al 25%.
Niente sconti per le piccole imprese che si vedrebbero confermare l'esonero Iva per i volumi d'affari sotto i 7 mila euro all'anno ma anche lo spesometro, cioè la comunicazione annuale delle operazioni rilevanti ai fini Iva. Un evidente controsenso.
Confermate le agevolazioni per il gasolio agricolo e l'esenzione Ires per le coop agricole e di piccola pesca. Inoltre, le aziende agricole, come tutte le altre imprese godranno del taglio del cuneo fiscale derivante dalla riduzione dell'aliquota Irap del 10%.
di T N
pubblicato il 24 aprile 2014 in Strettamente Tecnico > Legislazione
pubblicato il 24 aprile 2014 in Strettamente Tecnico > Legislazione
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