LA PAMPANELLA DI SAN MARTINO IN PENSILIS, LA PIU’ GRANDE FABBRICA DEL MOLISE

L’altro giorno un sindaco favorevole alle pale eoliche, dopo che io ho raccontato la risata scoppiata in un direttivo regionale dell’allora mio partito (non ricordo se Pds o Ds), per aver detto nel mio intervento che la più grande fabbrica del Molise era La Pampanella di San Martino in Pensilis, mi ha posto la domanda “ma che fastidio danno le pale eoliche all’olivo o alla Pampanella?”.
Su face book racconto con le fotografie che i pali eolici, quelli che fanno girare le pale, sono più alti dell’olivo o se volete, gli olivi sono più piccoli dei pali eolici e non fanno girare le pale, anzi le rimettono a regime se girano. Nessuno può pensare di nascondere i pali eolici con gli olivi perché se lo fa bara e viene preso per scemo, salvo che a San Martino in Pensilis dove le pale eoliche sono lontane dal centro del paese e più di uno crede che siano nel territorio di Ururi, visto che sono quasi appiccicate al centro di questo paese.
Riguardo alla Pampanella c’è da dire che i pali eolici, quelli che fanno girare le pale, non hanno memoria, rubano il territorio, non diffondono profumi e non saziano il gusto con bocconi deliziosi, unici al mondo, che solo a San Martino in Pensilis puoi trovare. Bocconi che non fanno girare le pale, anzi, anche qui salutari per tenerle a regime lasciando scorrere il confronto e il dialogo, senza possibilità d’ingerenza malavitosa o di rischi di distribuzioni di tangenti, che inquinano il territorio ancora più di una discarica di cemento o di  sostanze velenose.
Ricordo, un po’ di anni fa, il dialogo, da me che ero a Siena, intrecciato con l’allora sindaco di San Martino in Pensilis, l’amico Carmine Troilo, per il gemellaggio della Carrese con il Palio di Siena e  per la salvaguardia del nome “Pampanella di San Martino in Pensilis” con una indicazione geografica dopo i regolamenti europei 2081 e 2082 del  1992 di riconoscimento delle Dop e Igp, essenziale per non essere derubato da altri.
 Il discorso è stato interrotto dalla tragica morte del bravo Carmine e dalla scelta della De. Co., denominazione comunale, un marchio di garanzia previsto dalla legge 142 del 3 giugno 1990, poi, di fatto, superato dai due regolamenti sopra riportati.
Riconoscimenti Dop, Igp e Stg che sono altra cosa in quanto a garanzia del consumatore, controlli e immagine del prodotto contrassegnato da un marchio Dop o Igp che, serve ricordarlo, è europeo e riguarda, oggi, 262 prodotti italiani su 1200 europei. Un primato che dà ragione alla bontà dei mille e mille territori di questo nostro stupendo Paese e alla bravura dei produttori e trasformatori di queste eccellenze.
Uno di questi riconoscimenti potrebbe, con un’attenta strategia di marketing, oltretutto ben sostenuta dalla specificità e unicità del prodotto, far volare la Pampanella in ogni parte del mondo e far diventare presto San Martino in Pensilis, il luogo che le dà il nome, un punto di riferimento che promuove il Molise.
Così com’è stato il prosciutto per San Daniele del Friuli e, ultimamente, anche per Sauris, un piccolo paese della sperduta Carnia nella stessa Regione o quello di Carpegna, nelle Marche che confinano con la Romagna; oppure il Castelmagno, formaggio piemontese, l’Asparago di Bassano del Grappa, nel Veneto e via continuando.
La più grande fabbrica del Molise, dicevo allora e dico ancor più convinto oggi, se i maiali sono solo quelli allevati nel Molise e la possibilità della loro trasformazione riguarda solo il territorio molisano.In pratica:
-        il rilancio della zootecnia, con piccoli allevamenti che, diversamente dalle stalle intensive, pensano anche al benessere dell’animale;
-        l’apertura di nuovi laboratori e nuovi forni, essenziali per la preparazione e cottura della carne;
-        la possibilità di dare spazio a orti capaci di produrre aglio e peperoncino e, questi, se di origine locale, oggetto anch’essi di un riconoscimento dop o igp;
-        la nascita di piccole imprese di trasporto del prodotto così com’è successo per la mozzarella di Bojano;
-        lo sviluppo di attività legate al packaging  e all’immagine del prodotto;
-        la nascita di attività come negozi e ristoranti animati dal prodotto;
-        la crescita di attività legate all’ospitalità, in particolare gli agriturismi, gli alberghi diffusi, i bad & breakfast senza dimenticare gli alberghi.
Come si può capire, un pullulare di imprese familiari e, anche di medie imprese, che darebbero, queste sì, una risposta alla fame di occupazione e alla speranza delle nuove generazioni; salvaguarderebbe il nostro territorio senza la necessità di svenderlo o regalarla; rilancerebbero la zootecnia e, con essa, la produzione di latte per le nostre preziose eccellenze legate all’arte casearia e alla transumanza; darebbero una risposta seria a quel nuovo modo di fare agricoltura, puntando sulla qualità dei nostri prodotti ed avere così la certezza di poter prendere per la gola il pellegrino, il viandante o, se volete, il turista.
pasqualedilena@g mail.com

 

 

 

Commenti

  1. Caro Pasquale, non ti nascondo che mi è venuta l'acquolina in bocca. Un tempo la pampanella era una delle mie forti passioni alimentari...Un abbraccio. Silvio Rossi

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    1. il profumo ti arrivava dall'alto, mio caro fraterno amico.

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  2. Caro Pasquale,
    Ti leggo sempre con piacere e condivido appieno l'analisi e le strategie che segnali sapientemente in questo articolo del tuo blog. Spero di incontrarti a Termoli in occasione della Pasqua, per farci una chiacchierata in sintonia con le tue idee. Un caro saluto. Antonio
    Antonio

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    1. sempre pronto per una chiacchierata con gli amici. A presto, spero.

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  3. ... quando le idee sono troppo geniali,e semplici come si dice "senza scopo di lucro" difficilmente vengono capite da persone materialiste e ipocrite...pensano che il futuro si costruisce con mattoni e cemento!ancora non si rendono conto che il futuro e fatto di profonde radici,di amore e rispetto verso tutto quello che è la nostra identità!il nostro "patrimonio" ....il nostro ambiente,fatto di economie ramificate come le radici di un albero di ulivo che si estendono creando micro economia di grande qualità...questo è il nostro futuro!quando Angelica diceva all'incontro di Montecilfone con i soldi delle pale Eoliche poi che ci fai se non crei lavoro?per chi ricostruisce strade,scuole?se tutti sono costretti a spostarsi?per chi....PERCHè LE PALE EOLICHE PORTANO LAVORO?" questa è la verità...che in pochi hanno capito,in molti ci stanno arrivando e in tanti ancora usano al scusa dell'"ecologia" per battersi sul rinnovabile...e fare soldi!

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    1. il futuro, Teresa, si costruisce con i sogni. Hai perfettamente ragione. Non c'è più sordo di chi non vuol sentire e non c'è più cretino di chi non vuole capire. Il business, poi, chiude il cervello anche a chi ce l'ha e lo trasforma in una macchina micidiale che distrugge le felicità nate lungo il percorso e che sono a disposizione di tutti. L'unica possibilità è la nostra voce libera e la nostra voglia di dialogare con gli altri. Siamo nell'era della conoscenza e vince solo chi sa e fa sapere. Questi signori hanno paura della comunicazione ed è con la comunicazione che verranno sconfitti. Angelica a Montecilfone mi ha commosso trasmettendomi emozioni che sono, poi, il succo della vita come l'amore.

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