Il tempo delle cose rotte

Pubblico quest'articolo di Fabio Cavallari uscito su "Ambiente e non solo" perché ci spiega il consumismo di un sistema che depreda e distrugge ,ogni secondo di ogni minuto,  la Terra che dona a noi ed alla natura, la vita. Ci  spiega perché è sempre più raro trovare un artigiano e, fra non molto, un coltivatore se continuerà questo sistema, il neoliberismo delle banche e delle multinazionali, dei padroni delle armi e dei loro servi (non pochi lobbisti e altri componenti di governo affamati di denaro). Ci spiega che anche l'uomo è da buttare in discarica al pari dei loro manufatti usa e getta. Serve capire il sistema per capire gli effetti delle sue azioni e  i protagonisti delle stesse, che, si sono appropriati della politica, stanno per fare la stessa cosa con la cultura, a partire dalle scuole. Pazzi criminali anche quelli che si fanno vanto del cibo coltivato in laboratorio e di quello artificiale, del burro d'aria che non è un ricavato del latte e, quindi, non un prodotto di un allevamento, sia esso bovino, equino, caprino o delle tranquille pecore che si nutrono delle erbe per donarci, con la carne, la lana, il latte, erbe sempre fresche che nutrono la nostra salute e, come tali, non rendono necessarie le medicine,

Il tempo delle cose rotte

di Fabio Cavallari 

Non aggiustiamo più niente. Le cose si rompono e spariscono. Non con fragore, non con scandalo. Ma con la naturalezza di ciò che non vale più la pena. Buttate via in silenzio, rimpiazzate senza pensarci. Vale per gli oggetti, certo. Ma anche per la terra, per le mani sporche, per il cielo che cambia colore e nessuno guarda più.

Siamo diventati impazienti. Non tolleriamo la lentezza, la riparazione, l’attesa. Vogliamo tutto subito, integro, funzionante. E se qualcosa si incrina, anche solo un poco, la si mette da parte. E se qualcuno rallenta, diventa peso. E se un bosco non produce, lo si cancella.

C’erano tempi diversi. Non migliori, ma diversi. In cui il verbo aggiustare aveva dignità. In cui si aspettava che qualcosa guarisse. Si portavano le scarpe dal calzolaio, il tostapane dall’elettricista, le maglie dalla sarta. Non era povertà. Era rispetto. Si trattavano le cose come se avessero un’anima. Come se valesse la pena salvarle.

L’ambiente non è solo quello che abitiamo. È il modo in cui abitiamo le cose. È l’aria che lasciamo tra una scelta e l’altra. Il nostro rapporto con l’ambiente non è sbagliato perché inquinante, ma perché impaziente. Non sappiamo più restare. Non sappiamo più convivere con la crepa, con il limite, con ciò che non è immediatamente utile o redditizio. Per questo devasteremo ogni cosa: per il fastidio di dover aspettare.

L’attesa è rivoluzionaria. Perché è un atto di fiducia. Chi aspetta, crede che qualcosa possa ancora cambiare. Che la ferita possa rimarginarsi. Che la stagione possa tornare. Il contadino lo sa. Sa che ci sono giorni in cui non si raccoglie. Sa che c’è pioggia che rovina. Ma sa anche che nessun raccolto nasce in fretta. L’ambiente è un tempo lungo, non un risultato. È un respiro, non una resa dei conti.

Oggi si scarta. Si ricompra. Si cambia. Ma chi non sa più aggiustare, non saprà mai custodire. E chi non sa custodire, prima o poi distrugge. Anche senza volerlo. Anche solo per noia.


Commenti

  1. Non è umano! E' uno scialo.mentre la gente muore di fame!!!!

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  2. Bellissimo (e amaro) articolo e bellissimo il tuo commento... fanno riflettere soprattutto noi che abbiamo conosciuto un mondo assai diverso, un mondo legato al ritmo delle stagioni, al cibo genuino, al dialogo fra le generazioni, dove la lavatrice era un investimento durevole e perfino i calzini si rammendavano prima di buttarli. Il tutto frutto di una cultura secolare attenta al consumo e che limitava lo spreco. Ora non sappiamo più creare né conservare, solo devastare. Più che decadenza, barbarie. Sì, l'attesa è rivoluzionaria... spero sempre di incontrare un giovane che voglia fare il coltivatore o l'artigiano, ma ci vogliono una pazienza, cuore e passione che non vedo più. Arriverà il giorno che la gente avrà i soldi e non saprà più dove e come spenderli , e comprenderà che tecnologia, AI , e satispay non bastano

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  3. Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.

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  4. Una mia amica che lavora in un poliambulatorio dice che il medico più gettonato è lo psichiatra, e che bambini di 9 -10 anni sono in psicoterapia. È pauroso

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