LA POLITICA
Politico non ci s’inventa, ma ci si diventa con la passione, la cultura, le idee, la lotta per la pace, la
giustizia, la libertà, l’amore per il territorio. Solo così si ha possibilità di analizzare la realtà che
viviamo, non importa se vicina o lontana. Solo così si ha la possibilità di capire la causa degli effetti
che ci piovono addosso e avere idee giuste su come affrontarli per risolvere la situazione. Tutto
questo per essere attori, anche quando non protagonisti, però in grado di animare la realtà per
controllala e non subirla. Per non dare spazio all’indifferenza, che, come l’ipocrisia, non è un
delitto, comunque, però, un atteggiamento che fa male alla chiarezza di una situazione, alla verità.
Ho conosciuto donne e uomini che hanno fatto e continuano a fare politica da una vita ed a vivere
esperienze come un tempo, purtroppo sempre più lontano, quando a supporto della politica c’era
la cultura.
A proposito della cultura c’erano partiti, come quello democristiano, che aveva nell’azione
cattolica e altre organizzazioni, la formazione dei quadri, o, come quello comunista, che aveva vere
e proprie scuole di politica e curava nei particolari non solo la formazione, ma, anche, la selezione
dei quadri dirigenti, a partire dalle sezioni.
Oggi, in mancanza della politica, si è ridotto a poco anche la cultura e quel poco che ne è rimasta
viene sempre più interrotta e dispersa dalla pubblicità che opera a sostegno del consumismo,
l’obiettivo primo del sistema. Era la cultura che sosteneva la politica portata avanti dai
rappresentanti del popolo che avevano scelto la Repubblica e data ad essa la Carta costituzionale.
L’atto che, oggi più di ieri, fa da argine al rischio di un fascismo che ha ripreso fiato e azione con i
sovranismi, la globalizzazione e i suoi segnali di crisi, l’intelligenza artificiale.
E questo per ribadire quanto detto all’inizio di questa mia nota che politico non ci s’inventa e, non
sempre, purtroppo, ci si diventa.
C’è da dire che da quando la politica è nelle mani del sistema delle banche e delle multinazionali, il
neoliberismo, è diventata sempre più una fonte di reddito che non dispiace ai suoi protagonisti, e
insieme, una fonte di chiacchiere che servono ad ingigantire i nani e, grazie a loro, ad alimentare il
potere e non a cambiarlo.
A dimostrarlo, a livello globale e locale, è la situazione che vive la natura, con la sua biodiversità
sempre più ridotta; e, nel tempo del consumismo senza limiti per appagare il dio denaro, quella
ambientale e quella climatica. Il dio che distrugge e depreda la terra con i suoi apostoli fidati che,
proprio in questi giorni che seguono quelli dei risultati elettorali in America, escono allo scoperto e
danno lezioni di governo ai paesi che ritengono parte dell’impero. Con Trump e la voglia di dare
continuità al’impero americano, sono venuti allo scoperto personaggi che, volendo dettare legge
ad altri paesi, dimostrano che si sentono padroni di un mondo che, purtroppo, stenta ad ascoltare
l’urlo della Terra.
Sto pensando all’aumento dell’effetto serra che, come spada di Damocle, pende sulla testa
dell’umanità. Intanto la politica che si respira, nel mondo e nel nostro Paese, fa pensare a quella
che respiravano gli italiani quando i treni andavano in orario, veniva punito con la galera il
dissenso, vigeva il pensiero unico e si decideva di entrare in guerra. Una decisione – è bene
ricordarlo - pagata con mezzo milioni di italiani morti e oltre due milioni di case distrutte.
Preoccupa la crisi, come pure i poteri forti che, riuniti intorno a Trump, faranno il possibile per
accentuarla e renderla definitiva, nel momento in cui la terra non ha più niente da dare.
Dentro questo scenario ci sta anche il piccolo Molise, da qualche decennio nelle mani di distratti
che, non sapendo del significato e valore del territorio, della preziosità di questo bene, il solo
tesoro comune di ogni molisano - non importa a quale dei 136 comuni appartenga . lo svendono.
Ecco la consegna – spesso liberatoria - di altro territorio, interamente agricolo, ai padroni delle
energie “pulite”: quelli dei “parchi” eolici. Un furto di terreno fertile, cioè di agricoltura e cibo di
qualità; di ambienti e paesaggi; di biodiversità, e non solo, anche di storia e di cultura di un Molise
che deve alla sua “arretratezza” due primati nazionali di straordinaria attualità, la ruralità e la
biodiversità. In pratica il domani della nostra amata terra, e, con esso, il volo di una farfalla
colorata di arcobaleno.
Brevi considerazioni che mi portano a dire che fare politica oggi, partendo da quella sfuggita al
furto del neoliberismo, è un’impresa che provoca fatica, spesso fallimento e, come tale, rabbia.
Quella di vedere l’amore lasciare sempre più posto all’odio e la pace soccombere alla guerra. La
sola speranza che resta è quella del sogno comune che, con la partecipazione ci riporta a essere
popolo che lotta perché questo domani ridia alla terra madre la serenità persa.
la fonte - indice del numero di maggio 2025 http://www.lafonte.tv/ - In questo numero:................................................................................................................
- e dopo 800 anni… lodato sii
di Carlo A. Roberto...- dalla parte dei più deboli (Lettera aperta a quanti hanno diritto di voto) di Antonio Di Lalla
La Politica è una cosa molto seria. La più seria: guida un Paese. Platone sosteneva che doveva essere affidata ai filosofi. Certo- hai ragione- richiede preparazione (teorica e pratica). Bisognerebbe andare a bottega come una volta (una volta!) gli artigiani. La realtà è diversa e negli ultimi tempi molto diversa. Hanno invaso la politica arrivisti, improvvisatori dalla parola facile. Come è possibile che un individuo, uno sfaccendato, un accattone di voti senza dignità diventi capo di un partito e sia tollerato dai suoi (alcuni anche intelligenti) e sia votato anche da chi ha offeso e ha finito col tradire il suo stesso partito come era stato fondato? Il problema non è dei politici: è della gente. Se per fare il politico occorre preparazione anche per vivere nella democrazia occorrerebbe preparazione. E' uno dei punti deboli della democrazia: il voto di un ignorante di uno sfaccendato vale il voto di chi si informa e ragiona. Non riguarda solo noi, si pensi agli USA che sono allo stesso tempo simbolo di democrazia (o lo erano o pensavamo che lo fossero e credo che non lo sono mai stati del tutto: sempre assoggettati al danaro) e anche esempio di come il disinteresse della gente per la politica (cioè la "cosa" pubblica) porti al trumpismo. Nicola Picchione
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