80 anni fa la liberazione. W il 25 Aprile sempre
Il giorno che si ripete da 80 anni con La Festa della Liberazione, che, quest’anno, capita nel mezzo di una settimana che vede il mondo piangere il Papa dei poveri e della Pace, Francesco. Una settimana di lutto per tutti quelli che hanno vissuto il pontificato di Francesco come insegnamento importante per capire la causa dei tanti effetti, che sono alla base delle paure che, da tempo, vive l’umanità. Una settimana di lutto per la Terra, che soffre per
la sua natura depredata e distrutta dalla globalizzazione nelle mani di un sistema, il neoliberismo delle banche e delle multinazionali, che non ha il senso del limite e del finito.
Il sistema che si alimenta di “consumismo” e che è la causa anche di questa terza guerra mondiale, “ a pezzi”, come l’ha definita ripetutamente Papa Francesco. In una nostra precedente nota, pubblicata sul numero di Aprile 2025 del mensile “la Fonte”con il titolo “pazzi criminali”, riprendevamo le parole di Papa Francesco, inviate dall’ospedale Gemelli, al cardinale Czerny per l’omelia del 9 Marzo u.s. “Il mondo è nelle mani di potenze malvagie, che schiacciano i popoli con l’arroganza dei loro calcoli e la violenza della guerra”. Ancora una volta è Francesco a cogliere il senso del momento che viviamo nelle mani di uomini e donne che, ogni giorno, dimostrano di non amare la vita, ma, con il pensiero alla guerra, la morte di milioni di giovani e, come in Ucraina e in Palestina, anche di donne e bambini. E, con la morte, la distruzione di immensi territori stravolti a causa delle due guerre in atto, in Ucraina e Palestina, ed altri 50 e più conflitti accesi nel mondo. Molti di queste donne e uomini saranno presenti al funerale di Francesco senza alcuna vergogna, a dimostrazione che non c’è limite alla demagogia e ipocrisia di personaggi che hanno nelle loro mani il domani della Terra.
Noi continueremo a festeggiare il 25 Aprile, come il giorno più bello dell’anno, perché è il giorno che ha ridato agli italiani il respiro della libertà, della speranza, della vita. La fine, grazie alla lotta dei nostri partigiani e alla Resistenza, della dittatura fascista e della guerra nazifascista che si lascia, però, ricordare con i suoi morti, le sue distruzioni, il lutto di milioni di familiari dei caduti. In un tempo, quello che viviamo, che vede il mondo e l’Italia respirare di nuovo l’aria nefasta del fascismo. Noi festeggeremo questo giorno con il canto di “Bella ciao” e i ricordi delle lotte e delle battaglie che la politica, dentro e fuori dalle istituzioni democraticamente elette, determinava per la ripresa e la crescita di questa nostra stupenda Italia, non più sotto il segno della monarchia ma della repubblica, governata dai principi riportati in una Carta, la Costituzione, che negli ultimi decenni è stata oggetto di attacco da parte di chi è molto sensibile alle necessità del neoliberismo. Il sistema che, non a caso, di fronte al silenzio generale, Francesco ha avuto la bontà di citare e rigettare parlando dei poveri, dei migranti, del clima, della natura, della speranza. Festeggiare questo giorno, quello della libertà conquistata, come il più bello dell’anno è fondamentale anche per mantenere vivo questo valore e renderlo ancor più forza di coesione, partecipazione. Opportunità di rilancio della politica e della cultura, indispensabile per tracciare un nuovo percorso alternativo a quello del neoliberismo che, con la depredazione delle risorse vitali della Terra e, con la terza guerra mondiale in atto, anche se “a pezzi”, sta portando il mondo nel baratro. Il giorno più bello, 25 Aprile, quello della Libertà.
Il giorno che si ripete da 80 anni con La Festa della Liberazione, che, quest’anno, capita nel mezzo di una settimana che vede il mondo piangere il Papa dei poveri e della Pace, Francesco. Una settimana di lutto per tutti quelli che hanno vissuto il pontificato di Francesco come insegnamento importante per capire la causa dei tanti effetti, che sono alla base delle paure che, da tempo, vive l’umanità. Una settimana di lutto per la Terra, che soffre per la sua natura depredata e distrutta dalla globalizzazione nelle mani di un sistema, il neoliberismo delle banche e delle multinazionali, che non ha il senso del limite e del finito. Il sistema che si alimenta di “consumismo” e che è la causa anche di questa terza guerra mondiale, “ a pezzi”, come l’ha definita ripetutamente Papa Francesco. In una nostra precedente nota, pubblicata sul numero di Aprile 2025 del mensile “la Fonte”con il titolo “pazzi criminali” , riprendevamo le parole di Papa Francesco, inviate dall’ospedale Gemelli, al cardinale Czerny per l’omelia del 9 Marzo u.s. “Il mondo è nelle mani di potenze malvagie, che schiacciano i popoli con l’arroganza dei loro calcoli e la violenza della guerra”. Ancora una volta è Francesco a cogliere il senso del momento che viviamo nelle mani di uomini e donne che, ogni giorno, dimostrano di non amare la vita, ma, con il pensiero alla guerra, la morte di milioni di giovani e, come in Ucraina e in Palestina, anche di donne e bambini. E, con la morte, la distruzione di immensi territori stravolti a causa delle due guerre in atto, in Ucraina e Palestina, ed altri 50 e più conflitti accesi nel mondo. Molti di queste donne e uomini saranno presenti al funerale di Francesco senza alcuna vergogna, a dimostrazione che non c’è limite alla demagogia e ipocrisia di personaggi che hanno nelle loro mani il domani della Terra.
Noi continueremo a festeggiare il 25 Aprile, come il giorno più bello dell’anno, perché è il giorno che ha ridato agli italiani il respiro della libertà, della speranza, della vita. La fine, grazie alla lotta dei nostri partigiani e alla Resistenza, della dittatura fascista e della guerra nazifascista che si lascia, però, ricordare con i suoi morti, le sue distruzioni, il lutto di milioni di familiari dei caduti. In un tempo, quello che viviamo, che vede il mondo e l’Italia respirare di nuovo l’aria nefasta del fascismo. Noi festeggeremo questo giorno con il canto di “Bella ciao” e i ricordi delle lotte e delle battaglie che la politica, dentro e fuori dalle istituzioni democraticamente elette, determinava per la ripresa e la crescita di questa nostra stupenda Italia, non più sotto il segno della monarchia ma della repubblica, governata dai principi riportati in una Carta, la Costituzione, che negli ultimi decenni è stata oggetto di attacco da parte di chi è molto sensibile alle necessità del neoliberismo. Il sistema che, non a caso, di fronte al silenzio generale, Francesco ha avuto la bontà di citare e rigettare parlando dei poveri, dei migranti, del clima, della natura, della speranza. Festeggiare questo giorno, quello della libertà conquistata, come il più bello dell’anno è fondamentale anche per mantenere vivo questo valore e renderlo ancor più forza di coesione, partecipazione. Opportunità di rilancio della politica e della cultura, indispensabile per tracciare un nuovo percorso alternativo a quello del neoliberismo che, con la depredazione delle risorse vitali della Terra e, con la terza guerra mondiale in atto, anche se “a pezzi”, sta portando il mondo nel baratro.
Carissimo Pasquale, credo che dovremmo essere tutti d'accordo con le tue belle riflessioni, hai saputo spiegare la bellezza della nostra festa di liberazione senza cadere nella sfida degli aggettivi "sobrio"!
RispondiEliminaNoi antifascisti non dobbiamo dimenticare e dobbiamo spiegare bene ai nostri figli e ai nipoti (vale per me), cosa è stata la resistenza e contemporaneamente guerra civile nella nostra Italia dopo l'8 settembre 43. Dobbiamo sapere che chi non dice "sono antifascista" in realtà è ancora "fascista".
Dobbiamo capire che quella guerra civile non deve continuare; e allora non dobbiamo cogliere ogni virgola per scontrarsi. Per essere veramente sobri, dobbiamo dissociarci, con forza, da chi trova ogni occasione per sfasciare, bruciare, attaccare ciò che può essere offeso e non restare coeso e rispettoso come fai tu co le tue belle pubblicazioni. Questo è un bellissimo esempio di sobrietà ma chi usa improperi o fa gesti incivili, chi si incappuccia per manifestare, per me è fascista come quelli che torturarono mio nonno.
Oggi la resistenza da prendere ad esempio è quella degli Ucraini.
Per loro non può essere guerra civile perché i cittadini sono tutti contro l'invasore e quando la guerra finirà (mi auguro presto), si abbracceranno tutti.
Non pote' essere così in Italia nel 45 , perché in molte famiglie qualche fratello era stato fascista o repubblichino e l'altro partigiano.
Questa è storia, raccontata da chi ha combattuto per la libertà!
Grazie Pasquale, Wiva il 25 Aprile!