Via libera al vino dealcolato e poi attacco al vino tradizionale, tutta una coincidenza?

Teatro Naturale: agricoltura, alimentazione, ambiente - Editoriali21 febbraio 2025 | 10:00 | Pasquale Di Lena
Le strane coincidenze, dopo il via libera al vino dealcolato ecco il nuovo attacco dell'Unione europea al vino tradizionale, per la sua componente alcolica. E se tutto facesse parte di un piano per demolire la Dieta mediterranea? Riporto questo scritto letto su il Corriere Vinicolo, la testata storica (nel 2018 festeggerà un secolo d vita) importante punto di riferimento del mondo del vino Il settimanale dell’Unione Italiana Vini UIV, con il quale ho avuto il piacere di collaborare a cavallo degli anni ’90, grazie all’invito rivoltomi dall’allora direttore Antonio Niederbacher. “Dealcolati: fatta la legge ora bisogna fare il vino INDUBBIAMENTE È IL TEMA DEL MOMENTO CON IL SETTORE CHE SI DIVIDE TRA ATTESE, PROGETTI, INVESTIMENTI E TANTA TECNOLOGIA MADE IN ITALY PRONTA ALL'USO Finalmente anche il nostro Paese ha aperto alla produzione dei vini a ridotto o nullo contenuto alcolico. A fine 2024 è arrivata la firma del ministro Lollobrigida sul decreto che regolamenta un settore che vale il 2-3% del mercato mondiale del vino e che in una fase di crisi globale dei consumi potrebbe rivelarsi un asso nella manica. Le aziende ci pensano, e chi ha già tastato il mercato portando all’estero la produzione è pronto a investire nel Belpaese, che vanta le migliori tecnologie al mondo. Sul nuovo numero de Il Corriere Vinicolo le testimonianze delle imprese, il quadro normativo con gli aspetti ancora da chiarire e le valutazioni sulle reali prospettive di mercato”… Non ho niente, visto che non le berrò mai, contro queste novità nel campo delle bevande e niente contro il mondo del vino, che trova in essa una soluzione alle difficoltà di bilancio per i rischi che corre il prodotto vino sui mercati, nel tempo del neoliberismo della banche e delle multinazionali, dei Trump che si sentono padroni de mondo. Ognuno è libero di bere ciò che vuole. Non potevo, per il tempo passato a discutere del vino e a parlare con il vino, non pormi la domanda: bene, ma perché lo vogliono chiamare vino? La risposta l’ho trovata proprio nell’attacco al vino - questa volta istituzionale - che, per la sua componente alcolica, è l’elemento debole della Dieta mediterranea e, come tale, il più facile da eliminare, dando così spazio e forza per un attacco all’olio di oliva, quale filo conduttore della Dieta sempre più rinomata al mondo. In pratica, con l’attacco al vino, il chiaro intento di voler smontare un ostacolo grande, jl Mediterraneo, il territorio che esprime non solo la qualità, ma, anche, la storia e la cultura di antiche civiltà; i paesaggi di straordinaria bellezza; le tradizioni, con al centro quella della tavola, il convivio. Lo stare insieme e ragionare, ognuno con la propria testa e, non con una sola, quella dell’intelligenza artificiale, che porrà l’uomo al servizio di robot creati dal sistema ispirato e guidato da dio denaro. Dico questo soprattutto a quanti devono al vino il racconto della loro storia di decine di anni, e, pensando alla storia, di migliaia di anni, per informarli che il sistema attuale che governa e decide le sorti di questa nostra terra maltrattata dalle sue azioni predatorie e distruttive, ha come primo interesse, per affermare le sue folli scelte, proprio la cancellazione della storia. Il Mediterraneo con le sue 4mila e più Indicazioni geografiche, che vede l’Italia lesder con quasi 900 prodotti Dop, Igp e Stg ai quali sono da aggiungere più di 5.500 prodotti tradizionali, anch’essi legati al territorio, che esprime l’origine della qualità. La realtà di un modello che, con la storia e le tradizioni, esprime cultura, cioè valori che i marchi non sono in grado di esprimere. Come tale in conflitto con la grande produzione industrializzata della globalizzazione, nelle mani delle multinazionali, priva dei valori prima espressi .

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