Il Giubileo della speranza

di Umberto Berardo
Campana Giubileo realizzata dalla ultra millenaria Foderia Marinelli di Agnone (Isernia), suonata per la prima volta A Guardialfiera (Campobasso)-------------------------- Questo del 2025, denominato da papa Francesco “Il Giubileo della speranza”, è il venticinquesimo Giubileo universale ordinario nella storia della Chiesa cattolica a partire da quello indetto da Bonifacio VIII nel 1300, ma ne sono stati aperti anche dieci straordinari a partire dal 1423 con papa Martino V per il ritorno della sede papale da Avignone a Roma mentre l’undicesimo si terrà nel 2033 per i duemila anni dalla Redenzione. In realtà già nei secoli XII e XIII abbiamo eventi come “L’Anno Santo Giacobeo”, “L’indulgenza dei Cent’anni”, “Il Perdono di Assisi” e “La Perdonanza Celestiniana” che, anticipando i Giubilei, prevedono indulgenze ottenute attraverso pellegrinaggi. Gli intervalli tra quelli ordinari, prima di cinquant’anni e poi di trentatré, sono ora di venticinque per volere di papa Paolo II nel 1475. A sole due settimane dall’apertura dell’attuale, avvenuta lo scorso 24 dicembre, sono stati già più di mezzo milione i pellegrini che da tutto il mondo si sono recati a Roma attraversando la Porta Santa della basilica di San Pietro. Questo evento molto particolare nella Chiesa cattolica viene anche definito “Anno Santo” perché attraverso particolari cerimoniali dovrebbe avere per i fedeli la funzione di lucrare l'indulgenza cioè la remissione della pena temporale dovuta ai peccati per sé stessi o per i parenti defunti, ma soprattutto perché dovrebbe consentire con il rito simbolico di attraversamento della Porta Santa un cambiamento della propria vita ispirata dalla Parola del Vangelo. L’aver accentuato da parte della Chiesa cattolica il primo aspetto definendo norme alquanto discutibili sulle indulgenze stesse porta alla ribellione di Martin Lutero nel 1500 che conduce alla Riforma Protestante. Questa pratica. nata nelle prime comunità cristiane come azione penitenziale con opere di carità per la cancellazione della pena temporale che scaturisce dal peccato commesso dal fedele, suscita scandalo quando viene associata a offerte in denaro commisurate alla condizione del peccatore da parte di papa Leone X nel 1517. La Porta Santa in realtà è sempre più per la Chiesa cattolica il simbolo della Parola di Dio nella quale bisogna entrare per la conversione della propria vita verso un cammino di salvezza dal male e dal peccato con azioni di bontà viste come esercizio di contrizione e di cambiamento. Con una citazione del profeta Isaia è proprio Gesù che nel seguente passaggio del Vangelo di Luca ci ricorda la funzione di un evento ecclesiale così importante: “Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista, a rimettere in libertà gli oppressi, a proclamare l’anno di grazia del Signore” (Lc 4,18-19). La prima idea di anno giubilare è nel Vecchio Testamento e precisamente nel Levitico in cui al suono di un corno, il Jobel, si invita alla santificazione del cinquantesimo anno in cui si prescrive “Santificherete il cinquantesimo anno e proclamerete la liberazione nel paese per tutti i suoi abitanti”. Questo comporta nella Bibbia alcune prescrizioni molto chiare per avere uno stile di vita fedele alla chiamata di Dio: un anno di riposo dei campi coltivati, la restituzione dei terreni alienati perché appartenenti solo al Signore, la remissione dei debiti ai poveri e la liberazione degli schiavi. È ciò che puntualmente riafferma Gesù nel brano del Vangelo di Luca sopra citato. Sarebbe davvero necessario far rivivere queste idealità bibliche in un’epoca come la nostra ferita profondamente dalle ingiustizie, dalle disuguaglianze, dall’orrore delle guerre, dalle sopraffazioni e dalla persistente indifferenza verso la sofferenza, la povertà e l’umiliazione dei deboli da parte di chi sceglie solo il prestigio, il potere e l’arricchimento sconsiderato ed esibito! Questo Giubileo, aperto da papa Francesco nella Messa della notte di Natale e che si chiuderà con l’Epifania del gennaio 2026, al di là dell’enorme movimento di pellegrini e dello stesso giro di affari che provoca, ha la sua essenzialità nel Kerigma ed è sicuramente un invito a superare il male ridando a questo evento ecclesiale il valore spirituale secondo il significato autentico dello stesso così chiaramente presente nella Parola di Dio; perciò dev’essere un momento per ridare non solo ai cristiani bensì a tutti la speranza del Vangelo che è promessa di perdono e di amore per l’intera umanità. Più che momenti spettacolari si prevedono da parte di papa Francesco occasioni d’incontro con tutti i fedeli che avranno il desiderio di confrontarsi con la Parola di Dio. È evidente che in tal modo attraversare la porta dell’incontro con il Signore significa rinnovarsi spiritualmente nella fede impegnandosi nella trasformazione del mondo per cancellarvi la presenza del male nei comportamenti irrazionali che sono la negazione dell’amore per l’altro. I segni che il Papa chiede al riguardo sono molto chiari e vanno al di là di ogni devozionismo di circostanza o delle incoerenze della nostra vita di credenti. Francesco nell’omelia della notte di Natale 2024 per l’apertura del Giubileo ha precisato con chiarezza come attraverso la preghiera di relazione con Dio la speranza può tradursi in gesti di carità e giustizia portandola “dove è stata perduta: dove la vita è ferita, nelle attese tradite, nei sogni infranti, nei fallimenti che frantumano il cuore, nella stanchezza di chi non ce la fa più, nella solitudine amara di chi si sente sconfitto, nella sofferenza che scava l’anima, nei giorni lunghi e vuoti dei carcerati, nelle stanze strette e fredde dei poveri, nei luoghi profanati dalla guerra e dalla violenza”. Questa è la capacità di convertirsi, di risorgere dal male e di operare per un cammino che concretizzi la speranza di umanizzazione e quella escatologica. Per noi cristiani i segni da portare in un mondo che vive una deriva molto pericolosa verso l’iniquità non possono essere se non quelli dell’evangelizzazione e della coerente testimonianza della Parola del Vangelo attraverso la nostra vita. Possiamo farlo sicuramente con un culto rinnovato nella liturgia e nel linguaggio con cui oggi purtroppo non si riesce sempre a comunicare la bellezza del Vangelo alla percezione culturale odierna, ma soprattutto operando con la sensibilità esistenziale verso i bisogni altrui. Essere cristiani più che proclamarci tali è ciò verso cui dobbiamo tendere. Si tratta di un cammino verso la liberazione dal male per una salvezza che non riguarda ovviamente solo i singoli né unicamente l’intero popolo di Dio costituito come Chiesa ma, come ho già sottolineato sopra, l’intera umanità. Il contestuale lavoro del Sinodo voluto da papa Francesco può essere sicuramente un aiuto in tale direzione con le analisi, le riflessioni e le proposte che stanno maturando nelle Commissioni sinodali delle Chiese diocesane che verranno poi comunicate nel documento finale. Dunque auspico vivamente che per tutti noi questo Giubileo non sia un fatto estemporaneo legato a pratiche religiose puramente formali e tantomeno una banale occasione per fare turismo religioso, ma serva come un’opportunità per ristabilire un corretto rapporto con Dio, con le persone e con la creazione così come ci chiede la Bibbia.

Commenti

Post popolari in questo blog

Siena, la protagonista dell’agroalimentare italiano

La Biodiversità, valore e risorsa da preservare