Le relazioni possibili tra pensiero cristiano e marxismo

di
Umberto Berardo
Fonderian Marinelli - Agnone (Is)------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------ Sul tema delle relazioni possibili tra cristianesimo e marxismo le posizioni sono sempre state alquanto diversificate non solo all’interno del mondo dei credenti e dei comunisti, ma anche in relazione ai momenti storici. Cercherò pertanto di occuparmene con un’analisi di tipo diacronico e sincronico. La nascita del marxismo come materialismo storico e dialettico considera la religione come “oppio dei popoli” secondo un’idea derivante da Feuerbach il quale afferma nella sua opera “L’essenza del Cristianesimo” che l’idea di Dio è una proiezione inconscia dell’uomo che, rinunciando alla coscienza del proprio valore, lo attribuisce a un essere estraneo e incomprensibile che lo aliena da se stesso, dagli altri e dall’umanità. Se rispetto alla condizione di sfruttamento, di oppressione e di schiavitù create dalle logiche del capitalismo la religione cerca nell’aldilà una condizione di amore e di pace, secondo Marx illude l’uomo inducendolo, in attesa di un mondo migliore, a sopportare una situazione alienante senza la ribellione e la lotta per eliminarla storicamente., Per questo la religione sarebbe “oppio dei popoli” e per tale ragione essa andrebbe cancellata per liberarsi dalla schiavitù con la lotta di classe. Marx non si riferisce unicamente al messaggio escatologico della Bibbia, ma in particolare agli aspetti di carattere psicologico, sociologico e politico dei cristiani rispetto alle profonde disuguaglianze economiche e sociali create dall’economia di mercato. Riguardo a tali posizioni di un’ideologia profondamente storicistica un filosofo come Maritain, soprattutto nella sua opera “Umanesimo Integrale”, sostiene che l’intuizione da parte di Marx sulle condizioni di alienazione determinate dal capitalismo viene poi concettualizzata in una sorta di teoria monistica e antropocentrica in cui il lavoro sembra diventare l’unica essenza dell’uomo e il movimento dialettico viene assorbito nella realtà storica privata perciò stesso di ogni elemento capace d’interpretare e spiegare le diverse e complesse problematiche legate all’esistenza, alle sue origini e al suo termine. Su temi come il male, la mortalità, la sofferenza, il perdono, l’amore, il senso della vita non sembra a Maritain che ci siano nel marxismo analisi per una visione articolata del percorso della vita. Secondo il filosofo francese la verità in tal modo più che essere ricercata nella Rivelazione, così come viene presentata dal Vangelo, si troverebbe in un suo attuarsi nel divenire puramente storico che annullerebbe qualunque discorso di carattere escatologico. Molti teologi hanno anche criticato in Marx la riduzione del valore di ogni creazione umana come la filosofia, il linguaggio, l’arte, la scienza, il diritto, la religione subordinandole pressoché totalmente alla struttura economica in un materialismo dialettico che perderebbe i caratteri di un umanesimo dalle dimensioni più articolate. Nel corso di tutto l’Ottocento e per gran parte del Novecento la Chiesa Cattolica considera l’ateismo non un elemento accessorio del marxismo, ma il vero fondamento dell’antropologia legata al materialismo storico che oltretutto ridurrebbe il valore dell’individuo ridimensionandolo nel collettivo. Il 1° luglio 1949 per decreto della Congregazione del Sant’Ufficio, approvato da papa Pio XII, si arriva alla scomunica dei cattolici iscritti al Partito Comunista Italiano come apostati ovvero per abbandono volontario della propria religione. Questo contrasto, derivato da entrambe le parti da un pensiero radicale, totalitarista e intollerante, sicuramente non ha favorito alcuna forma di confronto e tantomeno di collaborazione nella soluzione dei problemi sociali. Marx e poi molti comunisti non hanno mai riconosciuto il valore fondante del Kerigma presente nel Vangelo dove Gesù spezza le catene della schiavitù, dell’egoismo e della malvagità né i cristiani sono stati capaci di condannare con chiarezza le storture prima del capitalismo e poi del neoliberismo. Il male risiede nelle strutture sociali ed economiche ma anche all’interno dell’essere umano ed è per questo che nel creare un umanesimo integrale e una vera giustizia sociale occorre cambiare l’uomo dall’interno orientandolo all’amore, al bene e alla condivisione, ma anche lottare laddove esiste sfruttamento, discriminazione e disuguaglianza. Talora leggiamo nel Vangelo forme di condivisione eccezionali dei beni come la seguente: “La moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuore solo e un'anima sola e nessuno considerava sua proprietà quello che gli apparteneva, ma fra loro tutto era comune” (Atti, 4,32). Quando parliamo delle forme di società comunistica che troviamo negli Atti degli Apostoli o nelle forme di vita monastica non dobbiamo mai dimenticare che erano e per molti aspetti sono ancora forme relative di condivisione interna alle comunità cristiane in una società che purtroppo viveva e vive contraddizioni e profonde disparità di condizioni economiche tra i diversi ceti sociali. Il comunismo ha sicuramente indicato nella storia alcuni sistemi per uscire dai meccanismi malvagi dei processi economici della rivoluzione industriale, per impedire lo sfruttamento del proletariato e per creare una società più giusta. Essi sono ovviamente variati nel tempo in ragione della necessità di adeguarli alle condizioni socio-politiche. In questa direzione solo con la Rerum Novarum di papa Leone XIII il 15 maggio 1891 all’interno del mondo cattolico comincia un’elaborazione di teorie, principi e direttive sui problemi di natura economica e sociale del mondo moderno e contemporaneo. Le encicliche e i documenti sociali sono poi tantissimi soprattutto durante e dopo il Concilio Vaticano II. Gramsci credo sia il primo marxista in Italia a condurre uno studio più aperto sulla religione, su figure come quella di Francesco d’Assisi, sulle possibili relazioni tra intellettuali e gerarchie e sul rapporto delle masse con la fede. Con l’Assemblea Costituente l’atteggiamento di ostilità tra cristiani e comunisti viene meno riuscendo essi a trovare intese su tantissime questioni nell’elaborazione degli articoli della Costituzione Italiana. Togliatti è tra i primi a intravvedere il tema di una possibile collaborazione contro le ingiustizie del capitalismo, sulla guerra atomica e per la coesistenza pacifica tra i popoli cercando il superamento della radicalità sui problemi di carattere sociale, politico e religioso. È sul tema della democrazia tuttavia che egli cerca il terreno comune di confronto con i cattolici convinto della necessità di superare i residui ideologici del fascismo ancora presenti. Nel decimo congresso del PCI si afferma che una persona con una forte coscienza religiosa può sicuramente stimolare la realizzazione di una società socialista. Non si può dimenticare in questa direzione il prezioso lavoro politico di due grandi statisti quali Enrico Berlinguer e Aldo Moro che lavorano nel corso degli anni settanta del secolo scorso alla realizzazione del cosiddetto Compromesso Storico che naufraga definitivamente su pressioni oscure con il rapimento di Moro da parte delle Brigate Rosse. Si fa strada tuttavia un lavoro comune con cui non solo si supera il concetto di scomunica dei comunisti, ma si pongono le basi per un’azione comune di rivendicazione dei diritti civili fondamentali dei cittadini sui temi del lavoro, della famiglia, della casa, dei servizi sociali. Sono gli anni in cui il movimento dei cattolici progressisti con La Pira, don Milani e padre Balducci trova nel dialogo i fondamenti teorici per sostenere possibili convergenze pratiche. Tutti ricordiamo quello che scrive al riguardo don Lorenzo Milani nella famosa lettera a Pipetta in cui manifesta la sua contrarietà a ogni forma di teoria totalitaria invitando a orientarsi sempre verso un pensiero libero da ogni forma di condizionamento e di indottrinamento. Nato in Cile durante il governo di Salvator Allende, anche in Italia si diffonde il movimento “Cristiani per il socialismo” che ha come personaggi carismatici il filosofo Giulio Girardi, il sociologo Marco Boato e la saggista Lidia Menapace. A metà degli anni settanta abbiamo la candidatura di Mario Gozzini, Raniero La Valle e Massimo Toschi come esponenti cattolici indipendenti nelle liste del PCI. Paolo VI non accetta tali posizioni politiche che invece sono condivise da esponenti cattolici di primo piano come Ernesto Balducci, David Maria Turoldo ed Enzo Bianchi. Ormai si sta facendo strada la legittimità della scelta e dell’impegno pluralista dei cattolici in politica che sarà poi legittimata dal Convegno della CEI su “Evangelizzazione e promozione umana” tenuto a Roma dal 30 ottobre al 4 novembre del 1976 cui sono stato tra i partecipanti come laico in rappresentanza della Diocesi di Trivento (CB). Nel 1979 in una lettera al vescovo Bettazzi il PCI dichiara nella sua laicità e democraticità di essere né teista, ma neppure ateista o anti teista e di guardare come riferimento a tutte le culture progressiste con pari dignità politica. L’ateismo dunque non è più il tratto costitutivo di una forza politica della sinistra come il Partito Comunista. Nel corso degli anni non mancano certo frizioni e diversità di pensiero su questioni come quelle del divorzio, dell’aborto, dell’idea di famiglia, dei sistemi di fecondazione della vita, dell’eutanasia, ma sicuramente si è capaci di un confronto rispettoso e talora di sintesi davvero eccezionali sui concetti di pace, di giustizia sociale, di difesa popolare non violenta e di superamento del nazionalismo e dell’imperialismo verso un internazionalismo capace di eliminare ogni forma di discriminazione etnica. In questa direzione molto si deve davvero al pontificato di papa Francesco che soprattutto con l’enciclica “Fratelli tutti” ha sottolineato i principi fondamentali del messaggio evangelico capaci di fondare i valori della condivisione, della fratellanza, della giustizia sociale, dell’eguaglianza e dell’amore in una società neoliberista sempre più violenta, autoritaria e incapace tra l’altro di riconoscere e porre in essere i diritti fondamentali di tutti gli esseri umani. Sono idee provenienti dalla Scrittura che poi hanno trovato una connotazione razionale dal basso nell’illuminismo, nel marxismo e in quel cattolicesimo sociale che trae le sue origini dai cosiddetti teologi della speranza come Moltmann, Schillebeeckx o della liberazione quali Gutierrez, Assmann, Segundo, ma anche dal pensiero di Helder Camara che ho avuto la fortuna di conoscere perché è stato ospite della Caritas Diocesana di Trivento (CB) nel Santuario di Santa Maria del Canneto. Il vescovo di Recife amava al riguardo ripetere “Quando io do da mangiare a un povero, tutti mi chiamano santo, ma quando chiedo perché i poveri non hanno cibo, allora tutti mi chiamano comunista” oppure “Oggi l'elemosina più grande è operare per l'avvento della giustizia sociale”. Una figura che ha incarnato molto la relazione tra cattolicesimo e marxismo credo sia don Andrea Gallo che così parlava di se stesso “Mi sono state attribuite tante etichette ma io non ho scelto un'ideologia, a vent'anni ho scelto Gesù: ci siamo scambiati i biglietti da visita e sul suo c'era scritto "sono venuto per servire e non per essere servito”. Comunque è vero, sono comunista. Non dimentico mai la Bibbia e il Vangelo. E non dimentico mai quello che ha scritto Marx.” Personalmente penso che non siamo davanti a un tentativo, come molti sostengono, di acculturazione marxista del cristianesimo, ma a una riflessione sulle modalità d’integrazione della dimensione politica e spirituale della fede cristiana davanti alle dittature e alle ingiustizie in cui questi uomini di chiesa si sono trovati a operare. Il filosofo Luigi Alici invita a una forma di dialogo senza rinunce per nessuno alla propria identità suggerendo di non considerare la fede nella trascendenza come nemica della storia perché essa ci aiuta a cogliere la profondità della persona in tutti i suoi aspetti umani e spirituali. L’escatologia per lui non è fuga dal presente ma ricerca di orizzonti più ampi di quelli puramente storici e dunque finiti. È del tutto evidente che chi ha fede in Dio non accetterà sul piano teoretico il marxismo come una visione totalizzante dell’esistenza umana; così alla stessa maniera un comunista ateo non accoglierà certo l’idea escatologica del cristianesimo. Un credente penso invece possa assumere il marxismo, che tra l’altro nel corso degli anni sta avendo tante trasformazioni, come una teoria e una pratica del cambiamento storico per risolvere problemi di ordine politico, economico, sociale così come tanti marxisti guardano oggi alle posizioni della Chiesa su questioni relative alla guerra, agli assetti di tipo politico, alle relazioni tra i popoli elaborate in tanti documenti nei quali traspare un umanesimo proveniente dal centro del messaggio di fede e in grado di assumere estrema importanza sugli aspetti dell’identità personale e sociale. Immagino che il campo della promozione umana sia quello nel quale cristiani e marxisti possano avere collaborazioni molto efficienti in particolare nella difesa della democrazia e nel suo miglioramento a livello di partecipazione e di sovranità popolare in un momento in cui i rigurgiti parafascisti si fanno sempre più strada. Purtroppo non siamo riusciti a realizzare pienamente fin qui una società egalitaria nella storia perché ad esempio i contadini si sono ribellati allo Zar, ma poi hanno trovato Stalin, hanno cercato un cambiamento con Mao e poi sono finiti in un turbocapitalismo che nega ogni tipo di diritto, hanno cercato di affermare il socialismo con Allende e sono stati schiacciati da un capitalismo davvero disumano con la dittatura di Pinochet. Anche in altre esperienze come quella cubana non mancano problemi. Di certo non si può accettare che l’attuale società veda una ricchezza assurda in una ristretta cerchia di persone e una miseria intollerabile in miliardi di esseri umani. Se ancora una volta il tribunale di Delaware negli Stati Uniti d’America respinge il piano di compenso degli azionisti di Tesla di 55,8 miliardi di dollari a Elon Musk e il Consiglio di amministrazione di Stellantis avrebbe deliberato per il 2023 un compenso a Carlos Tavares di 36,5 milioni di euro complessivi e ora, secondo indiscrezioni giornalistiche, una liquidazione di oltre 100 milioni di euro pur con i risultati negativi cui ha portato l’azienda, vuol dire che i criteri di distribuzione della ricchezza sono assolutamente iniqui e affidati a una gestione folle che non obbedisce più a nessun principio di razionalità. Prendere coscienza allora dei fallimenti significa elaborare continuamente le strategie di lotta e quelle politiche per creare una società democratica fondata appunto sulla libertà, la fraternità e l’uguaglianza. Io credo che l’incontro possibile tra pensiero cristiano e marxismo stia nella consapevolezza che la politica è sicuramente indispensabile per regolare la convivenza tra le persone, ma, come sosteneva Pietro Ingrao, essa non riesce a indagare tutte le dimensioni dell’umano sulle quali, specialmente nella sfera del mistero, abbiamo bisogno di un’indagine aperta e comune da parte di credenti e non. Le difficoltà del dialogo al riguardo oggi non derivano tanto da motivi di ordine ideologico o dottrinario quanto dalla crisi identitaria presente sia nel mondo comunista che tra i credenti. La stessa non riguarda solo aspetti e forme di eresia dal pensiero dominante, ma piuttosto l’estrema parcellizzazione delle posizioni di pensiero e soprattutto il riflusso verso l’indifferenza o in un individualismo di natura neoliberista che assume talora i tratti dell’interesse egoistico personale, familiare o di gruppo. Probabilmente la fede ha necessità di una rivitalizzazione piena a livello biblico come esperienza di popolo di Dio in cammino più che nelle forme forzatamente strutturali, dottrinarie e cultuali mentre la politica deve uscire dalle logiche del potere orientandosi con onestà e competenza alla soluzione equa dei problemi esistenziali dei cittadini e in particolare di quelli oggi emarginati nella povertà e nel bisogno. La narrazione storica ha sempre posto in evidenza e addirittura esaltato uomini di potere, imperialisti e guerrafondai mentre avremmo dovuto porre in evidenza chi si è battuto per l’eliminazione delle diseguaglianze e per l’affermazione della libertà e della democrazia. Anche per tale ragione l’orizzonte politico a livello nazionale e mondiale oggi è francamente assai preoccupante per l’involuzione democratica che si sta registrando, per la xenofobia imperante soprattutto in alcuni Paesi e per la violenza delle guerre che, diventate tra l’altro sempre più numerose, molti in maniera mistificatoria non vogliono chiamare genocidi pur facendo esse registrare massacri di migliaia di persone. Carl Rhodes nel suo saggio “Capitalismo Woke, come la moralità aziendale minaccia la democrazia” analizza le contraddizioni e il pericolo di forme del sistema capitalistico che, intestandosi subdolamente cause ambientali o rivendicazioni di diritti civili, prova a darsi un’immagine progressista mentre in realtà, con compensazioni unicamente simboliche agli sfruttati per contenere le lotte sociali, continua a ricercare solo profitto e arricchimento producendo crescenti disuguaglianze. Credo al riguardo che una sinistra estremamente frammentata stia dimenticando che i diritti civili non possono essere isolabili da quelli economici e sociali. Tra l’altro davanti ai programmi di una destra che spinge sempre più alla contrazione dello stato dei diritti come verso i nazionalismi, spegnendo nell’informazione e nei sistemi di rivendicazione sociale le voci del dissenso, c’è una sinistra che appare priva di identità e di idee programmatiche chiare. Occorre allora abbandonare l’afasia di una politica che opera al rimorchio del potere economico e finanziario perché abbiamo un assoluto bisogno di immaginare e poi disegnare un nuovo modello di sistema economico e di società, Di fronte alla situazione attuale e a una grave assenza d’iniziativa da parte delle forze politiche c’è qualcuno come papa Francesco che si riconosce pubblicamente un peccatore e tuttavia da molti anni sta diventando un punto di riferimento per la costruzione della giustizia sociale, della democrazia e della pace. Ha grandi difficoltà dentro e fuori della Chiesa a far passare le sue idee per un nuovo umanesimo, per una società aperta e solidale e per una comunità di cristiani fedele al Vangelo, ma è tenace e spero che chi crede nella fratellanza universale come valore fondante della convivenza umana s’impegni con responsabilità in tale direzione. È mio convincimento profondo che la dimensione della fede debba avere due direzioni: il dialogo con Dio e con la sua Parola e la responsabilità dell’impegno per rendere giusta e accogliente verso tutti questa collettività nella quale viviamo e per la quale abbiamo il dovere di lottare contro gli autoritarismi, le ingiustizie, le guerre e il male operando tenacemente per il bene. Sono sicuro sia questo il realismo operoso cui dovrebbero ispirarsi tutti per avere speranza rispetto a una società che sembra svuotare sia la fede in Dio e nell’umano che l’istanza socialista e quella democratica

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