Un guizzo di stupore e un fremito di bellezza nel libro curato da Italo di Sabato

di Tino Vanzo Bedisca
“Io ho un sogno”. Queste quattro parole rotolarono le sorti della storia. Le pronunciò il 28 agosto1963 Martin Luther King sotto il monumento di Abramo Lincon a Washington, dinanzi ad una folla di 250 mila persone. In quel giorno c’era bisogno sul serio di quel “sogno ribelle” per garantire i pieni diritti umani e civili ai neri americani. E il sogno si avverò! “Son sempre i sogni a dar la vita al mondo, sono i sogni a far la realtà”. Quest’altro “sogno” lo canticchiò poi Luciano Ligabue in Mondovisione la sera del 28 novembre 2014. A Palata, invece, già negli anni ’80, furono i “giovani ribelli e sognatori” a volare in alto come le rondini di primavera; a sognare, a pensare e agire ad alta voce e a dare una manciata di luce in faccia al mondo, non per abbagliare la gente, ma per risvegliare le forme, i colori, le bellezze delle cose; per allargare l’orizzonte. Per ricercare un nuovo inizio. E, come per il Signor Bonaventura (quello del Corriere dei Piccoli), proprio così incominciò l’avventura per alcuni giovani pacifisti di Palata, “i big” di Democrazia Proletaria: il Partito Italiano vicino alla Teologia della Liberazione concepita dal teologo Giulio Girardi e da Mimì Jervolino, noto per la sua “tenerezza di pensiero”. Il terremoto recente del 9 novembre, non mi ha soltanto scosso dal sonno, mi ha destato anche il ricordo della prima bella avventura di questi nostri ragazzi coraggiosi, del loro primo gesto dorato di solidarietà, di tenerezza, di quella consistenza profusa là per là alle popolazioni dell’Irpinia ferite dal terremoto del 23 novembre 1980. E lì - a Mirabella Eclano, quel giorno - morì sotto le macerie di un bar, Enrico Iannone, indimenticato giovane di Palata, assai simpatico e fecondo. Italo Di Sabato - allora giovane idealista, e oggi, sapientemente ottimista - dà voce al suo cuore. Consolida le inestirpabili radici “palatensine”e va a scandagliare sensazioni, impressioni, situazioni riferite a quegli anni e - con la sua penna inquieta che sa di arte, e con le testimonianze aperte e vibrate di Angelo Lamelza, Antonio Dalò, Domenico Vitulli e Fabio Lemme – ne fa una ricostruzione armonica e misurata e, per le Edizioni Casa del Popolo, compila “Giovani, ribelli e sognatori” – una generazione non raccontata che sognava la rivoluzione negli anni 80”. Stila la prefazione Giovanni Russo Spena. Il volumetto ha una incursione stimolante, è un racconto; uno slancio capace di indurre i giovani ad essere fomentatori di rivoluzioni non violente; un appello a non rassegnarsi mai alla condizione di spettatori; ma a ripetere piuttosto, se nel caso - lo sciopero ad oltranza persino della fame (di cui a pag. 55) come l’hanno organizzato il 10 agosto ’87, incatenati davanti al palazzo del Comune e irritati dalle esasperanti e persistenti mancanze d’acqua ai rubinetti. 20 pagine aperte al futuro di un libro ragionato, gradevole, dedicato ai giovani ma pensato per gli adulti, per coloro che avevano e che hanno il compito di non tarpare le ali ai sogni, ma di offrire alla gioventù la tecnica e i mezzi per prendere il largo. Per rimuovere ansie e speranze sepolte sotto i macigni della superficialità. “Sognate alto, non guardate la vita dal balcone” – tuonò Papa Francesco nel 2018 – non vogliamo giovani smidollati. Siate protagonisti del cambiamento; non confondete la felicità col divano; conservate il cuore libero”. “Perché solo coloro che hanno avuto il coraggio di sognare - soggiunge Margaret Atieno, scrittrice keniana – solo quelli son riusciti a cambiare il mondo”. Sul finire degli anni ’80 giunge a Campobasso mons. Hélder Càmara, definito “il Vescovo rosso” perché fratello dei poveri e profeta della solidarietà. Il saloon di Padre Lino è strapieno. C’erano tanti di Palata. Ragionando sul suo “sogno” disse: “quando si sogna da soli, è un sogno. Quando si sogna tutti insieme, è il principio della realtà. L’uomo che non è capace di sognare è un povero diavolo. Occorre sognare insieme, collaborare uniti all’attuazione del grandioso disegno lungo e severo che esige quotidianità e realismo, sudore e fatica. Il sogno, il vero progetto più alto”.

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