Riparte dai luoghi il sogno del domani
Lo
sviluppo in atto, quello partito con il “boom economico” che, con il sistema
neoliberista, ha preso la via del consumismo sempre più esasperato, ha bisogno
di una visione aggiornata del territorio, oggi più che mai bene comune, tesoro
unico di quelli che lo vivono e ne fanno parte. Una priorità per capire bene
come monitorare e utilizzare questo straordinario contenitore di risorse e di
valori, che il sistema - un po' ovunque e in modo predatorio e distruttivo - ha
ridotto a poca cosa. Tant’è che la terra, nella sua complessità e vastità, sin
dall’avvio di questo sistema nelle mani e nella mente delle banche e delle
multinazionali, in un giorno diverso per ogni Paese e sempre più lontano da
quello ultimo dell’anno, urla la sua rabbia per non avere più niente da dare. È, il giorno triste, il più triste dell’anno
quello del “Sovrasfruttamento della
Terra”.
Il territorio,
quale origine anche della qualità ed espressione della biodiversità, ha bisogno
di attenzione e amore, e non di insipienti amministratori o governanti, che,
guidati dal dio denaro, lo sperperano malamente togliendo ad esso la
possibilità di donare nuovi domani. Ciò è possibile con l’utilizzo di tutte le
sinergie possibili, umane e naturali, per avviare uno sviluppo diverso, che è
tale se promosso e animato dal rispetto dell’altro e della natura che ci
rappresenta. Uno sviluppo programmato con la messa a punto di sogni, idee,
progetti, e, come tale, che si riappropria della politica, e, con essa, della partecipazione per la crescita e il rilancio
dei luoghi che i territori esprimono e rappresentano con un insieme di
patrimoni unici di arte, cultura, storia, ambienti, paesaggi, tradizioni a
partire da quelle legate al cibo, l’atto primario dell’agricoltura,
selvicoltura, zootecnia e della pesca. Politiche e programmi non più
settoriali, ma legati ai singoli territori per un utilizzo pieno delle loro
risorse e non per uno spreco delle stesse. Ecco che far tornare perno dello
sviluppo l’agricoltura è una priorità e, per più di una ragione, quale: la
salvaguardia e tutela del territorio nella sua complessità, da tempo destinato
a diventare sempre più artificiale con le coperture di cemento ed asfalto; la
salvaguardia e tutela della fertilità del suolo con un’agricoltura fatta di
avvicendamenti e rotazioni, esperienze e saperi, biologica, cioè in grado
di ridare respiro al clima, spazio alla
sostenibilità e di rilanciare la biodiversità; la possibilità di ritessere il
rapporto produttore – consumatore e renderlo dialogo, fiducia, amicizia,
reciprocità e, anche, consapevolezza
della preziosità del territorio e della sua agricoltura, o, nel caso del mare,
la pesca. Non più consumismo e spreco, ma utilizzo delle risorse e dei valori
per moltiplicarli e non per ridurli. In pratica il rilancio dei luoghi quale
possibilità di ridare la continuità al passato per avere, così, basi solide per
costruire un futuro che non esclude il territorio e, con esso, la natura, ovvero
la vita che apre al domani. I luoghi quali strumenti utili a combattere il
globale e i tentativi in atto, da parte di potenti gruppi, di cancellazione
degl Stati e la nascita di un governo globale nelle mani delle banche e delle
multinazionali, i rappresentanti indiscussi di un sistema che assicura ad esse
sempre più denaro.
Sto
pensando al mio Molise che di luoghi ne ha centotrentasei, tutti segnati da un
campanile e da un castello o un palazzo storico: Sto pensando, ancor più,
all’Italia che di luoghi ne conta alcune migliaia, tutti, nessuno escluso -
grazie alle attività legate alle foreste e ai boschi, alla pastorizia,
all’agricoltura e alla pesca - rappresentati da centinaia e centinaia di testimoni,
i prodotti Dop e Igp, ovvero le nostre eccellenze agroalimentari, che raccontano,
anche al consumatore più lontano, la qualità e la diversità dell’origine con i
profumi e i sapori di ristrette terre e minuti mari. A questi testimoni sono da
aggiungere qualche migliaia di prodotti tradizionali, altrettanto deliziosi. Un
patrimonio enorme che il consumo del territorio rischia di cancellare.
P
Purtroppo la politica è la prima distruttrice dei territori che trascura o commercializza svendendoli senza alcuno scrupolo.
RispondiEliminaLa terra può salvarla solo un popolo cosciente e con un'anima profonda ma il neoliberismo svuota e spersonalizza le masse e la fila di visionari con valori veri deve resistere con forza, deve penetrare il muro dell'indifferenza per svegliare la ragione dal sonno in cui è stata spinta attraverso la manipolazione delle idee.
Tutto tace in un appiattimento che fa venire i brividi, siamo in un'epoca di esaltazione dell'egoismo a scapito della coscienza sociale e del bene comune...
Credo che stiamo raggiungendo il punto di non ritorno. Abbiamo poco tempo per cambiare rotta, altrimenti sarà la Terra, per salvare se stessa, a distruggere l'uomo.
RispondiEliminaMi sarebbe piaciuto incontrarti prima.
interessante scoperta anche per me. I tuoi libri sono molto, molto interessanti slaoprattutto per chi ama questa nostra terra e la "voce delle radici", il dialetto.
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