Senza un passato non c’è presente e, meno che mai, futuro.

Senza un passato non c’è presente e, meno che mai, futuro. Come volere avere un frutto da una pianta che è stata estirpata e pretendere di poterlo raccontare a chi non lo potrà mai avere, vedere, degustare. Il consumismo quale unico e solo obiettivo di un sistema predatorio e distruttivo, qual è il neoliberismo/sta, riguarda anche, se non soprattutto, il tempo. Cancellare il passato è come voler togliere a una casa le fondamenta, il presente, e pretendere che resti in piedi anche per il futuro. Un problema che riguarda tutti, i giovani in particolare, che, non a caso, sono quelli che il tempo lo sprecano in mancanza di prospettive. Il consumismo, si diceva, quale conseguenza di un sistema che non ha il senso del limite e del finito. Sto pensando a Berlinguer e al suo invito all’austerità, chiave, prim’ancora che prassi, per analizzare la novità di un sistema, allora agli inizi, che è oggi la causa della situazione prima descritta e delle conseguenze che stanno mettendo a rischio l’esistenza di un mondo intero. E tutto per colpa di un consumismo che è causa dell’impazzimento del clima e dei disastri da esso prodotti; delle guerre e dei conflitti in atto; dell’allargamento della forbice delle disuguaglianze nel tempo in cui il denaro non è più mezzo, ma fine. La sinistra, quando la politica aveva ancora un significato, non ha capito e fatta propria quella straordinaria intuizione di un vate prim’ancora che grande capo politico, perdendo, così, l’occasione di analizzare bene il sistema, appena avviato, che poi è diventato la causa di tutti gli effetti sociali, economici e politici che, negli ultimi cinquant’anni hanno caratterizzato la nascita e crescita della globalizzazione e, con essa, lo strapotere della finanza (banche e multinazionali). Le conseguenze di un’Italia sempre più stravolta nelle mani di sprovveduti, con una sinistra che - come sopra veniva detto - non avendo colto l’opportunità offerta da Berlinguer con l’annuncio dell’austerità, cioè il non consumismo, non ha mai messo in discussione il sistema neoliberista. Un sistema che si è appropriato della politica, anche se non la usa trovando più facile e produttivo il denaro, che domina sempre più dando alla sua dittatura un significato peggiore di quella espressa dal fascismo nei suoi venti anni di sangue e di morte, di galere e di guerre. Per me essere di sinistra oggi vuol dire lottare con chi è partigiano del clima e, come tale, contro chi ha messo in crisi il clima. Vuol dire lottare con chi vuole la pace, contro i criminali di guerra, a partire da chi le dichiara e le finanzia; da chi produce le armi e le commercializza. Vuol dire lottare con chi difende il territorio, il grande tesoro di valori e di risorse, a partire dal cibo atto agricolo e della pesca, del bosco e dei pascoli. Per me essere di sinistra vuol dire sognare con chi ha voglia di un domani di uguaglianza e non disuguaglianza, giustizia, libertà, pace.

Commenti

  1. Caro signor Di Lena ma quei pochi Intellettuali che realizzano tutto ciò, come dobbiamo fare per fermare un Fiume in Piena ? E che giorno dopo giorno Aumenta sempre di più ?

    RispondiElimina
  2. Arrivare a capire la causa, il neoliberismo, per spiegare gli effetti a quanti devono capire che è sempre meno il tempo di tornare a essere popolo che combatte per un nuovo domani.

    RispondiElimina
  3. Ciò che è accaduto nel passato va studiato e narrato, la storia di ora del presente del nostro tempo va confrontata. Chi fa la storia, chi la scrive come e per chi? Il passato conta perché ha un significato per noi. È il prodotto della nostra memoria collettiva di ciò che abbiamo subito e realizzato. Occorre un rapporto attivo col passato, un rapporto collettivo non del singolo o dell' elite..sono le masse popolari che devono riappropriarsi del proprio passato e partendo dal presente affermare il proprio controllo sull avvenire. C è una Italia non rappresentata quella del popolo. Dopo 150 anni dalla proclamazione dell Unità di Italia il nostro paese rimane ancora fortemente diviso pieno di contraddizioni. Al momento della Unità c era la divisione Nord Sud forte era il distacco tra l elite politica e il popolo. La litigiosità a livello politico non rispecchia il sentire comune del popolo. Che il due giugno sia un momento di riflessione e di unità. L Italia è divisa come allora, mentre la Germania dopo il nazismo ha costruito una base comune di valori condivisi. Diceva D Azeglio abbiamo fatto l Italia ora facciamo gli italiani. Questo è il problema. Tutti sappiamo di appartenere all Italia ma questa appartenenza non è supportata da contenuti civili politici e storici. La sinistra non riesce a presentare un progetto politico credibile. Sperare in un cambiento in tempo breve è difficile a causa dello scollamento tra istituzioni e società civile. Applicare in Italia il federalismo elvetico è impossibile. Sono due realtà completamente diverse. Abbiamo avuto l Italia unita ma l abbiamo resa eternamente divisa in una miriade di partiti e di movimenti copia incolla tutti dicono la stessa cosa.. non si crea un mondo nuovo con idee vecchie non si fanno rivoluzioni con idee già logorate e stanche. Occorrono una volontà autentica un nuovo modo di essere italiani, una filosofia del nuovo che guarda al passato ma rivolta al futuro. Se lo storico guarda indietro il filosofo guarda avanti. Superiamo il particolarismo la divisione la frammentazione non c è mai stato un processo di unificazione culturale non è la storia a crearlo ma lo studio di essa e la mente protesa verso il sole dell avvenire a costruirlo

    RispondiElimina

Posta un commento

Post popolari in questo blog

La Biodiversità, valore e risorsa da preservare

La tavola di San Giuseppe