Vinitaly 2024
Apre oggi la 56° edizione del Vinitaly di Verona, la grande esposizione dei vini italiani, partita pochi anni dopo la chiusura definitiva della Mostra Nazionale dei Vini Tipici e di Pregio di Siena, una biennale nata nel 1933 che ha chiuso nel 1960 con l’apertura dell’Enoteca Italica Permanente nel bastione San Filippo della Fortezza Medicea di Siena. Ad organizzare la Mostra e a dar vita all’Enoteca, l’Ente Nazionale dei Vàini Tipici e di Pregio, che ho avuto l’onore di dirigere per ben 16 anni con tre presidenti illuminati, Prof. Luciano Mencaraglia, Sen. Riccardo Margheriti e On. Flavio Tattarini. Con il presidente Margheriti l’l’Enoteca italica Pemenente diventa Enoteca Italiana di Siena. Vinitaly, la grande esposizione, non nascondo che provo un po' di nostalgia per averla frequentata, con lo stand dell’Enoteca Italiana di Siena protagonista, dal 1986 al 2005. La decisione di partecipare fu presa subito dopo l’incontro alla Scuola dello Sport di Roma su Alimentazione, Sport e Vino che vide la presenza di personaggi del mondo dello sport e gli atleti più applauditi, da Sara Simeoni ai fratelli Abbagnale, da Gianfranco Rosi campione mondiale di pugilato a Daniele Masala, e tanti altri ancora. La consegna della “Rosa d’Oro” a Sara Simeoni che, proprio a Verona, inizia, nella veste di madrina, la sua collaborazione con l’Enoteca italiana, dando un contributo importante all’immagine dei vini Docg, Doc e Igt. Una presenza, quella dell’Enoteca al Vinitaly, decisa all’ultimo momento: un piccolo stand all’aperto tra due dei pochi padiglioni esistenti in quel tempo. Anche in questa edizione torno presente con due articoli riportati dal mensile “ Oinos – vivere di vino“ e dal bimensile “Le Terre del vino” dell’Associazione Nazionale delle Città del Vino, promossa dall’Enoteca italiana e istituita a Siena, nel giorno della primavera del 1986, dodici anni prima dell’altra creatura dell’istituzione senese, le Città dell’Olio, questa volta nel Molise, a Larino, la città per eccellenza della biodiversità olivicola. Riportiamo l’articolo “Lunario” pubblicato su Oinos, visto che quello uscito sul bimensile è già stato pubblicato su questo blog il 22 Marzo u.s. con il titolo “L’acqua, l’olio e il vino”.
...........................................-...................................................................Lunario.................................................................................................Fino a quando il territorio ha espresso il clima della ruralità, con l’agricoltura a segnare e ad esprimere la bellezza del paesaggio, e, fino a quando il coltivatore/mezzadro si è affidato alla luna, l’agricoltura e’ stata - oltre diecimila anni - il perno della ruota dello sviluppo economico, e non solo, anche sociale e politico. La fonte del cibo e tutto all’insegna della biodiversità, dell’amore e rispetto per la terra, gli animali, i vegetali, facendo contenta la natura e le stagioni dell’anno. Tanti valori raccontati dalla luna, quando piena o quando mezza, con la gobba esposta a ponente per quella crescente, a levante per quella calante. Tutti importanti per ricordare, con la fatica e il sudore, la semina o la raccolta; la pigiatura o il travaso; la conservazione di un prodotto per l’inverno e altro ancora. Poi, con la prima rivoluzione industriale (metà ‘700), fermo restando l’energia dei carboni ricavati dalla legna nei boschi da abili boscaioli carbonari, il vapore sprigionato dal fuoco di un altro tipo di carbone, quello fossile estratto dalle miniere. Con la seconda rivoluzione (1870) ecco l’elettricità prodotta da turbine spinte e velocizzate dall’acqua; il petrolio, con i pozzi la benzina e il gasolio, il kerosene, il metano, l’atomica. Con la terza, quella che stiamo vivendo dal 1970, caratterizzata dall’informatica e le telecomunicazioni, tutto a segnare e velocizzare uno sviluppo che, con l’entrata in campo del neoliberismo, il sistema predatorio e distruttivo delle banche e delle multinazionali, è stato, ed è sempre più caratterizzato da un consumismo esasperato. Un fenomeno che, nell’arco di qualche decennio, ha messo in crisi la Terra, un globo limitato da un diametro e una circonferenza, che, però, il sistema vigente, privo del senso del limite e del finito, non considera. Un aspetto sconosciuto o non considerato, anche da chi l’attuale sistema non lo condivide, tant’è che non fa niente per combatterlo. Il sistema è la causa della crisi della natura, con il genere umano che, con le sue azioni, ha compromesso ogni relazione. Come quelle prodotte dalla situazione sempre più allarmante del clima, che, se non corretta, rischia di portarci in anticipo nel baratro. Non sappiamo se è la luna piena o, con le sue falci, la mezzaluna, quando diventiamo lunatici e il nostro umore si ammanta di un velo di triste incertezza. In pratica ci viene la luna ed è allora che ad essa ci rivolgiamo perché torni ad essere buona. Soprattutto con la natura che si sente maltrattata – lo sottolineiamo di nuovo - da uno dei suoi componenti, il genere umano.
Tornando al Lunario, che è sì umore o equilibrio mentale, modo di fantasticare, sbarcare, ma anche e da tempo lontano – come sopra accennato - guida del mondo contadino con la scansione temporale delle fasi lunari, riportate in un almanacco come prontuario per l’agricoltura e l’allevamento, insieme a indicazioni metereologi, i santi de giorno, ricette, oroscopi e predizioni, proverbi.
Mentre scrivo questa nota, fine febbraio, prende il via il primo quarto di una luna crescente con la gobba a ponente. La luna nuova che illumina la notte di un inverno che la situazione climatica ha fatto diventare fine primavera/inizio estate. Sono nel mio Molise, la terra che ha il primato della ruralità con la sua percentuale alta di coltivatori/agricoltori, dove il lunario, il calendario che permette di sapere in quale fase la luna si trova, guida le scelte da fare nei campi e nella stalla, ancor più nell’orto, e non solo, anche nelle case con la conservazione dei prodotti, riserva di cibo per l’inverno e, anche, per l’ospite sempre accettato e gradito nelle campagne. Girando il mondo con un’attenzione particolare alle campagne dei paesi visitati e alla nostra emigrazione, nella quasi totalità di origine contadina, abbiamo trovato un comune senso di ospitalità. Un valore che ha tanto più significato oggi quando le società sono frantumate da egoismi e bisogni dettati dal dio denaro e impressi da milioni di persone in cammino - con il fardello addosso strapieno di paure, sete, fame, desolazione, offese, umiliazione - alla ricerca di una vita da vivere nel tempo in cui il consumismo è sempre più spreco, rifiuto da smaltire, costo, problema, disuguaglianza, emigrazione. Chiudiamo con un accenno a un lunario particolare diffuso, da oltre quarant’anni, in Abruzzo e Molise, in dialetto “Lunarije “Calendarie astrologiche d’Abruzze e Mulise”, creato e prodotto da un personaggio marruccino, Ugo Iezzi, che ama le cose buone (enogastronomo) e belle (poeta, scrittore), in particolare della sua Chieti, la terra del vino, dei trabocchi nonchè patria del divino Achille.-------------------------------------------
Pasquale Di Lena
Ancora oggi è di fatto il perno, stagioni inneschiamo processi poco virtuosi ma la terra non ci tradisce mai e continua a dare i suoi frutti laddove ce ne prendiamo cura!
RispondiEliminaAnzi quei prodotti e quella cura oggi muovono un turismo che è conseguenza solo della nostra incuria ed incapacità urbana e monumentale! Non ci stiamo inventando nulla è solo la “Naturale conseguenza dell’agire vandalico con cui ci siamo mossi verso sviluppo e progresso. Non resto Anonima perché è giusto prendersi le responsabilità e così dico che non abbiamo
Partecipato il
VINITALY perché per aziende di nicchia come la nostra è anti economico! E non vi piace sperperare risorse pubbliche che vengono date a sostegno quanto invece in autonomia e auto-sostenibilità in dieci anni abbiamo veicolato al meglio e fatto onore al Molise e alla Tintilia e di riflesso sostenuto altri produttori: è nella nostra mission! L’abbiamo scelto in modo consapevole e responsabile! Dal 2012 quando abbiamo deciso di cominciare da zero. DIRÒ DI PIÙ con il COVID HANNO BLOCCATO L’ECONOMIA DELLE FIERE E DEI FLUSSI … ma non siamo in grado di fare guerra alla GUERRA per la PACE!! Bloccare l’economia per non nutrire il mercato delle ARMI sarebbe una gran bella rivoluzione pacifica e pacifista! Grazie Pasquale di Lena per lo spunto. [Concetta Fornaro].