La Fiera d’Ottobre, specchio dell’agroalimentare molisano

È da tempo che mi capita di leggere articoli e presentazioni riguardanti il Molise e trovare spesso un vuoto riferito a Larino, che, con un pizzico di rabbia, mi porta a pensare alla situazione di abbandono che, non da oggi, vive l’antica capitale dei Frentani. Una diffusa rassegnazione, segno di debolezza, che vede attivi chi coglie l’occasione per approfittarne. Un senso di rabbia che permane pensando alle potenzialità che Larino ha, e può esprimere, per dare ancora più immagine al Molise, grazie alla bontà del suo territorio, ricco di valori e di risorse, oggi più che mai, di straordinaria attualità. Un tesoro di storia e di cultura, che merita solo di essere raccontato; di ambiente e paesaggio, che vale la pena godere; di tradizioni che meritano di essere vissute, a partire dalla grande festa dedicata al patrono, tre giorni di suoni e di colori con gli animali, vacche e buoi, addomesticati. Una festa che merita una stalla per la sua continuità. Una stalla – come ho avuto modo di riportare su questa nostro mensile - dedicata alla biodiversità bovina e agli animali in via di estinzione. Una necessità urgente, come urgente è pensare a un’altra importante tradizione, la Fiera di Ottobre. Antica manifestazione che serve rinnovare, per non perderla, rendendola specchio dei valori e delle risorse del territorio molisano, a partire dalla Biodiversità e dall’Agricoltura biologica, con particolare riferimento - Larino culla delle Città dell’Olio - al comparto più importante del settore primario, l’Olivicoltura. Specchio, con il pieno coinvolgimento dell’Itas “ S. Pardo”, della rivoluzione tecnologica che l’agricoltura e questo suo comparto stanno vivendo. A partire dalla prossima edizione, che si terrà, come da tradizione, a cavallo del 10 di Ottobre, presso lo spazio fieristico di Monte Arcano. Si tratta, in pratica, di rifondare questa storica rassegna, datata da un decreto regio di 281 anni fa, ma che ha nella storia della transumanza, quella che vede l’uomo pastore protagonista, le sue origini e la sua fama nazionale, che dura, non a caso, fino agli anni ’50, quando ancora la transumanza era attiva. Rinnovare l’antica Fiera, renderla professionale e specializzata per rilanciarla e farla tornare punto d’incontro produttori, trasformatori, artigiani e industriali, importatori ed esportatori, operatori commerciali e consumatori. In pratica riportarla ad essere il più grande mercato annuale del Molise e, in più, quello che dà il via a una strategia di marketing, che, dopo un anno, racconta e divulga i risultati. La Fiera regionale, che, attivando l’offerta e la domanda, apre, con le innovazioni, al domani di una terra, il Molise, che scommette sul biologico e su due primati nazionali riconosciuti di grande attualità, la biodiversità e la ruralità. In pratica dare a questi due caratteri fondamentali l’occasione per essere apprezzati, crescere e diventare ragione di un diverso sviluppo, all’insegna della sobrietà e della sostenibilità. Si tratta di selezionare gli espositori e di porre ad essi tutte le attenzioni perché la Fiera dia la risposta migliore alla necessità di incontrare nuovi clienti, far conoscere e vendere olio, vino e altre eccellenze dell’agroalimentare molisano. Una grande occasione per mettere in atto una strategia di comunicazione e di pubbliche relazioni, potendo puntare sulla qualità e la diversità dell’agroalimentare molisano. La Fiera di Ottobre della biodiversità, del biologico e, visto l’inizio della stagione della raccolta delle olive, dell’olio nuovo o novellolio - avendo la possibilità di averlo nel Molise prima degli altri - da rendere grande occasione per richiamare degustatori e appassionati, ristoratori e enotecari. La Fiera di Ottobre quale opportunità per presentare alle aziende espositrici operatori di un mercato, uno estero e uno italiano, ogni anno selezionato per dare spazio al commercio e alle esportazioni. Il luogo, anche, per sapere dove sta andando l’agricoltura, il cibo, l’olio e il vino, il tartufo e il pescato, e non solo, per sapere quale sarà la cura del territorio e, con essa, il futuro del Molise. La fiera dei nostri produttori e trasformatori, ma anche delle ultime novità nel campo dei macchinari e delle attrezzature che servono per la coltivazione, la trasformazione, l’imbottigliamento, l’etichettatura, il packaging, la conservazione. La Fiera – come sopra sottolineato - dell’agroalimentare molisano, forte di qualità e biodiversità con le sue sei Indicazioni geografiche Dop e Igp e, ancor più, con i suoi 154 prodotti tradizionali, i cosiddetti tipici. Un ricco patrimonio che rende grande il piccolo Molise – tredicesimo, davanti a Regioni con territori più estesi - che ha bisogno dell’antica Fiera, adattata alle novità, e di strumenti necessari per un’affermazione sui mercati, a partire da quello animato, in Italia e nel modo, dai nostri emigranti.------------------ pasqualedilena@gmail.com

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