Basta giocare a nascondino
di Vincenzo Di Sabato 4 mar 2024, 12:00 (23 ore fa)-----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Sul Viadotto “Molise-1” c’è troppo panico. La scienza non fa sconti, Il problema, già risolto vent’anni fa
col progetto “salvaguai”, e poi accantonato, vada recuperato e realizzato con la stessa procedura d’urgenza con cui ideato
“Bisogna battere il ferro finché è caldo”. Era l’avvertimento dei nonni nostri i quali sapevano cogliere dal vento favorevole, la propizia visione del tempo, per catturare, in quel momento, i piaceri e scacciare dispiaceri. Ma anche per sottrarsi da incubi, come quello che ora sta soffocando masse di cittadini molisani e moltitudini di esseri umani i quali, attraversando la Bifernina al Viadotto Molise 1, ipotizzano l’immane ed inesorabile ecatombe, decretata dalla infallibilità della scienza.
Torno perciò a battere il ferro or che è ancora incandescente. Torno, impensierito, a fiatare e a strepitare a causa del Megaviadotto Molise 1, che solca il Lago di Guardialfiera per oltre 7 km. Batto il ferro or che persiste il quotidiano bombardamento mediatico a tener su l’interesse intorno a alla ineluttabile caducità del Cemento armato. La scienza – implacabile - ne precisa gli anni: può resistere 50 anni, e sopravvivere per un po’ di più. Ma solo se in condizioni di normalità. Il nostro Viadotto in calcestruzzo sul Lago, affonda invece le radici nell’acqua e viene, incessantemente torturato da sforzi di torsione ai pilastri, ingenerati da carichi eccezionali di autosnodati, sempre più pesanti e sempre più frequenti. Non stupisco che non sia ancora crollato. Mi meraviglio sul come mai sia ancora in piedi.
Nell’Italia fragile di quest’ultimi tempi, c’è una lunga scìa di viadotti ruzzolati e realizzati in epoche molto più recenti rispetto a quella del “Molise Uno”. E si sbriciolano in Brianza, a Cingoli, ad Apinola in Sicilia, sull’Autostrada Milano-Lecco , a Fossano; si schianta un altro sulla provinciale Molteno-Oggiolo; cede un cavalcavia sull’autostrada A-14; e – ancora in Sicilia – vien giù un altro a 10 giorni dalla consegna. Un autocisterna il 6 agosto 2018 tampona un tir sulla tangenziale di Bologna: camion in fiamme,fuggifuggi, esplosioni, 145 feriti, due morti, l’inferno. “E se lo sconquasso si fosse abbattuto sul Liscione? Per quanti defunti staremo ancora a pregare e a piangere?”. E al Morandi di Genova? Una quantità di vittime e di disperati! Antonio Lupo, Capo-Redattore della testata giornalistica molisana della Rai, il 2 febbraio scorso, nel suo servizio ha così rilevato: “percorrere questo tratto di Bifernina (cioè la spina dorsale della Regione) più che una necessità, pare una sfida alla fatalità”.
E, attenzione: il Consiglio Nazionale delle Ricerche ci atterrisce ulteriormente: “Gran parte delle infrastrutture esistenti in Italia hanno superato l’età”. Sicché non è più il caso di sorridere e di scherzarci attorno. Son sciagure tutte annunciate. Lo ha urlato l’ing. Antonio Brencich, Professore di Costruzioni in Cemento Armato, nella Università di Genova.
Ma le stelle, qui, stanno sempre a guardare. Oh, che bel divertimento! L’8 e il 9 febbraio scorso ho indirizzato una dettagliata “relazione sul tema” ai nostri notabili più influenti. In verità il brodo era lungo, al punto, forse, d’aver spaventato e nauseato anche l’ultimo scribacchino, incaricato e pagato da noi, per leggicchiare e per riferire il contenuto dei messaggi al principale. Ma niente.
Altre segnalazioni e elencazione di accidenti e di pericoli incombenti, fu inviata dal Centro Studi di Guardialfiera il 9 dicembre 2016 ed il 24 gennaio 2017 alle seguenti Cariche: Capo dello Stato, al Presidente del Consiglio, al Ministero delle Infrastrutture, ai Presidenti della Giunta e del Consiglio Regionale e Provinciale; al Prefetto, all’Anas, a Molise Acque, ai Parlamentari Molisani, ai Gruppi Consiliari della Regione, all’Associazione ex Consiglieri Regionali; agli Organismi per la tutela dei diritti umani e per la difesa del cittadino. Macché! Il piccolo spazio di tempo, ‘sta volta in sette anni c’è stato, ma non è stato rimediato manco un secondo per assicurare ricezione. Niente; nessuno a farsi vivo. L’Anas rispose, ragguagliando allegramente alla Prefettura di Campobasso l’assenza di significativi difetti costruttivi o fenomeni di degrado. Ruppe il quietismo solo Gasperino Di Lisa.
E, da allora in poi che sto cantando e suonando, forse fino alla noia, la seguente filastrocca:
Primissimi anni di questo secolo e millennio: cavalcava Palazzo Chigi Romano Prodi, e a Montecitorio sedeva anche Giovanni Di Stasi, Presidente della Regione Molise. In quel tempo Giuseppe D’Angiolino, Presidente dell’Anas e Capo di tutte le reti viarie italiane – soppesando il nostro incubo – decretò con procedura d’urgenza, non solo la realizzazione d’una variante su terra ferma alla sinistra del Lago, ma anche la velocizzazione e il raddoppio dell’arteria dal Bivio di Lupara all’ex zuccherificio di Termoli, perforando appena Monte Alfano. A procurare il finanziamento di 70 miliardi di lire, s’industriò il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio, Enrico Luigi Micheli, romanziere e stretto collaboratore di Prodi.
Così allor deciso, anche perché le opere d’arte attorno all’osannata e abbandonata “Termoli-San Vittore”, risultavano incompatibili su buona parte del tracciato, ed in contrasto alle funzioni razionali dell’Autostrada. Questa scelta veniva stimolata, peraltro, dall’avvicinamento kilometrico e cronometrico, della Puglia garganica a Roma. Il prodigio (perché prodigioso) fu presto annebbiato da un incomprensibile e colpevole oblio. Né si conosce l’alternativo utilizzo della sovvenzione.
Ma il problema può essere risolto tuttora, solo tornando, per piacere, “a ragionar con la ragione”; soltanto a rintracciare e metter a soqquadro le carte, a recuperare e realizzare quel progetto “salvaguai”; quella vertiginosa e unica soluzione intelligente di pensiero e di effetti facili, e a liberare il mondo da questa nostra immensa inquietudine. Non tolleriamo più ritardi, più sciupii di pubblico denaro, né inutilità di tante altre opere sterili come la realizzazione d’una galleria sul sottosuole di Termoli, ferocemente contrastata persino anche da molti cittadini.
C’è ancora nel Molise tanta rettitudine, tanto desiderio di bene, tanto intelletto. E’, perseverare nel nulla, significherebbe offenderne la fiducia. E sonnecchiare ancora così, diventa un delitto.
Non possiamo più lavarci le mani a buon mercato e rimanere spettatori a braccia conserte del nostro destino e della collettiva minacciata carneficina. Ammenocché, l’entrata in vigore dell’intelligenza artificiale, non abbia conquistato già il diritto e la potenza di capovolgere e annientare tutte le leggi (una volta immutabili) della natura, dello scibile e dell’onestà.
“Ma siamo seri”, ironizzava Totò. E, affinché con serietà di cuore io possa distinguere ancora il fiato di Luca Marano per farmi ancora farfugliare da lui che, . E, con loro, quanto vorrei adesso tripudiare di quelle loro speranze vere.
Per la calca dei desideri, la gravità del problema e per il terrore di nuove sconsideratezze – battendo il ferro a caldo – amo depositare, rispettosamente, il presente memorandum all’attenzione della Procura della Repubblica, presso il Tribunale di Larino.
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