La fede, un percorso di vita e di ricerca della verità
di
Tra i temi proposti dalla commissione sinodale della diocesi di Trivento (CB) per la fase
sapienziale del sinodo voluto da papa Francesco quelli essenziali sono la crisi della fede, la liturgia
e la struttura della Chiesa.
Il primo è nel dettaglio il seguente “La Bibbia, via di umanizzazione per superare la crisi della
fede di ragazzi, giovani, famiglie e anziani.”
Se ne occuperanno gruppi di lavoro presieduti dal vescovo, S.E. Mons. Claudio Palumbo,
coordinati da membri della commissione sinodale e costituiti da parroci e laici prima a livello
foraniale e successivamente parrocchiale o interparrocchiale.
I criteri metodologici suggeriti dalla commissione saranno quelli della ricerca personale su testi
specifici, della riflessione, del discernimento, del confronto fraterno e dell’elaborazione di proposte
sulle questioni operative da affrontare.
Sul primo tema il percorso di lavoro diocesano è già partito con l’incontro foraniale molto
partecipato di Frosolone (IS) domenica 5 novembre che ha visto al lavoro, organizzate in gruppi,
oltre sessanta persone.
La non credenza e l’indifferenza religiosa sono temi di cui la Chiesa cattolica si è occupata già il
13 marzo 2004 con il documento “Dov'è il tuo Dio? La fede cristiana di fronte alla sfida
dell'indifferenza religiosa”.
A tale documento non è seguito poi in tanti anni un vero impegno delle chiese locali per studiare
il fenomeno nei dati, nelle manifestazioni locali e nelle evoluzioni.
Ora dell’assenza e della crisi della fede credo occorra cogliere gli aspetti culturali, spirituali,
antropologici, statistici, sociologici, indagandone le cause, cercando di capire cosa esprimono atei,
agnostici o miscredenti e d’immaginare vie d’interlocuzione, di dialogo e di confronto con essi
dentro e fuori la Chiesa.
Non siamo oggi solo davanti all’ateismo classico di stampo illuminista, ma a situazioni
multiformi e variegate che vedono persone che praticano senza credere, che credono senza praticare
o semplicemente sono indifferenti, imperturbabili e ferme alla sola comprensione razionale della
realtà umana, deluse sulla credibilità e la testimonianza della Chiesa, incapaci di accogliere non solo
alcune dimensioni etiche, ma soprattutto quell’idea di un “oltre” capace di superare la finitezza
della vita umana.
Ci sono perfino gruppi che si arroccano in forme di radicalismo tradizionalista francamente
inconcepibili con la pretesa di rappresentare la fede in forme, simboli, riti e linguaggi che davvero
non reggono e non esprimono certo l’autenticità del Messaggio guardando tra l’altro la vita nella
chiusura del loro unico punto di vista.
L’indifferenza verso Dio sembra oggi non farne sentire proprio la mancanza.
C’è chi cerca il senso della vita nella maturazione culturale e nella realizzazione dei diritti, ma
anche chi rifluisce nel nichilismo o nella sacralizzazione dell’ego e dei consumi che hanno i loro riti
e le forme espressive nei media, nei social, nell’e-commerce e negli ipermercati.
L’assolutizzazione dell’io, il ripiegamento sul presente, l’incapacità di condivisione, la diffusione
della violenza e del terrorismo, l’inquinamento del pianeta, la diminuzione delle risorse, i
cambiamenti climatici e l’assenza di rispetto per la stessa vita umana ci stanno portando verso
un’umanità disincantata che non solo non riesce a guardare oltre la sua finitezza, ma non sa darsi
più nemmeno i grandi sogni di futuro come quelli prospettati un tempo dall’Illuminismo, dal
Marxismo e dal Movimento studentesco nel 1968.
I dati ISTAT più recenti sulla pratica religiosa in Italia che riguardano l’anno 2022 ci dicono che
tra il 70% di quanti si dichiarano cattolici chi partecipa a un rito religioso almeno una volta alla
settimana, ovvero alla Messa domenicale, è solo il 19% della popolazione e in prevalenza
femminile.
Nell’ultimo ventennio i praticanti sono scesi del 30% in generale passando tra i giovani dal 23%
all’8%.
Sono numeri su cui sicuramente è utile riflettere ed è opportuno non continuare a farlo in maniera
superficiale.
Tra le cause generali della crisi della fede in atto dobbiamo ricordare la presunzione totalizzante
del cosiddetto scientismo nella spiegazione della realtà, il soggettivismo neoliberista di
assolutizzazione dell’individuo con la conseguente esaltazione del relativismo, lo sconcerto di
fronte al mistero del male fisico e umano non sempre attribuibile alla libertà e agli errori dell’essere
umano, i tanti limiti storici della coerenza dei cristiani e della Chiesa nella testimonianza della
Parola di Dio.
Ci sono poi sul fenomeno moventi interni alla Chiesa che riguardano la sua stessa struttura,
l’assenza talora di vera vita spirituale e capacità reale di condivisione tra presbiteri e laici, la rottura
di un processo libero, aperto e funzionale di trasmissione della fede non solo nelle famiglie, ma
nelle stesse parrocchie con l’affidamento del percorso di educazione alla Parola di Dio a personale
talora non adeguatamente preparato.
Fanno la loro parte in tale direzione i mass media che ormai propongono modelli di vita
unicamente indirizzati al successo, alla ricchezza, alla soddisfazione anche dei desideri più banali e
inutili e al consumismo che sono davvero lontani dalla bellezza del Discorso della Montagna e dalla
realizzazione dell’amore per il prossimo e del bene comune che troviamo nelle pagine del Vangelo.
Probabilmente la Chiesa deve interrogarsi se nel tentativo teologico o dottrinale di definizione di
concetti, simboli e visioni del Trascendente e quindi dello stesso Dio non abbia talora dato al
riguardo un’immagine distorta e magari non corrispondente a quella presentata da Gesù.
Affrancandoci allora dalle incrostazioni e dai confini creati da paletti di natura teologica, etica o
culturale, abbiamo assolutamente la necessità di liberarci dalla fisima di trasmettere la dottrina e il
catechismo per dare centralità alla bellezza del messaggio evangelico mettendo al centro l’amore di
Dio e la sua proposta di vita, come ha sostenuto don Francesco Cosentino in una sua bellissima
lezione ad Agnone (IS) il 13 ottobre davanti alla Chiesa Diocesana di Trivento convocata in
assemblea.
Nel secolarismo che avanza forse si muove anche un nuovo tipo di credente che cerca
l’espressione della propria fede ai margini delle religioni senza identificarsi pienamente con alcuna
di esse.
La crisi riguarda prevalentemente i giovani perché noi adulti abbiamo avuto una testimonianza
debole, incerta o addirittura solo apparente e ipocrita.
Un clero e un laicato sempre più preparati e credibili nello stile di vita non solo sapranno
presentare la fede come premessa e proposta di bene e di vita buona, ma troveranno riti sempre più
efficaci per presentare e trasmettere la Parola di Dio trovando un linguaggio chiaro e comprensibile
anche nella spiegazione e trasmissione di concetti astrusi come “salvezza”, “resurrezione”,
“eternità”, “redenzione”.
La Chiesa, oggi troppo verticistica e burocratica, ha necessità di aprirsi all’accoglienza
acquisendo autorevolezza e indicando con l’annuncio e la credibilità operativa, come fa papa
Francesco, la via della verità e dell’amore che è sempre un percorso costante di ricerca.
Il cambio di paradigma proprio durante il cammino sinodale non può che passare attraverso una
vita comunionale dentro e fuori la Chiesa per creare relazioni umane e alimentare percorsi di
confronto e di condivisione che dovranno con coerenza essere quel fondamento di amore per l’altro
in opposizione al principio e alle logiche dei consumi, della competizione e dell’esclusione che
sono i fondamenti di un neoliberismo che sta portando il mondo non solo a palesi disuguaglianze
che necessariamente generano conflitti, ma disegna un orizzonte davvero buio per il futuro.
Dialogare tra cristiani praticanti e non credenti significa anzitutto incontrarsi in sinergia sui
grandi temi esistenziali e la ricerca delle soluzioni sulle questioni fondamentali della vita culturale,
etica e sociale mettendo al centro dell’attenzione la difesa della dignità e dei diritti della persona.
Nell’orizzonte buio che copre con la guerra tante aree geografiche ridare senso alla vita e futuro
al genere umano significa proprio indirizzare l’impegno verso la realizzazione del bene che credo
sia in definitiva il centro del messaggio cristiano.
L’educazione alla spiritualità e all’incontro con il Messaggio Evangelico non può che passare
attraverso le famiglie, rivitalizzate in tale impegno, e le parrocchie ponendo al centro l’annuncio del
Kerigma e la testimonianza della Carità come capacità reale e totale di condivisione perché essi mi
sembrano il segno più convincente dell’esistenza di Dio e del suo amore per il creato e l’umanità.
In tale direzione l’errore più grande è stato quello di aver delegato in molti casi tale compito
unicamente alla scuola.
La Chiesa triventina nel percorso sinodale prova a rimettere al centro del cammino di fede la
Bibbia come via di amore e di umanizzazione cercando di testimoniare con l’annuncio e la
credibilità dello stile di vita la proposta di senso all’esistenza che ci viene dal Messaggio di Gesù di
Nazareth.
Già lo sta facendo per la verità da anni con un corso di teologia per laici tenuto in presenza e on
line al momento su due sedi che sono Trivento e Agnone e che ci si augura possa essere istituito
almeno negli altri centri foraniali allargati a sempre più iscritti.
La commissione sinodale cerca di attivarsi altresì per dare una struttura aperta, comunionale e
collaborativa a parrocchie, organismi di base e alla stessa diocesi.
Credo sia il solo modo per rendere la sinodalità il nuovo modo di camminare della Chiesa.
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