La sacralità del territorio per dare continuità al domani
su Terre del Vino - Settembre-Ottobre 2023 de le Città del Vino
Sta nel valore e nel significato del territorio la ragione della nascita dell’Associazione Nazionale Città del Vino. Il bene comune per eccellenza, l’origine della qualità dei suoi sempre più preziosi testimoni, espressione alta di identità. Un contributo notevole quello dato delle Città del Vino, con una presenza costante in questi suoi 36 anni di vita, alla salvaguardia e tutela dei terrori; alla promozione e valorizzazione dei suoi testimoni eletti; all’approvazione del regolamento comunitario sulle indicazioni geografiche dop, igp e stg e della legge sul turismo del vino; alla nascita, sempre a Siena, della fondazione Qualivita, l’istituzione che promuove, in linea con la strategia delle politiche europee, le Ig (Indicazioni geografiche) a significare la qualità dei sistemi agroalimentari legati all’origine, cioè ai rispettivi territori e alle mani sapienti dei produttori e trasformatori. Qualità, istintività, sicurezza del cibo e tutto per la salute del consumatore. Un compito non facile quello delle Città del Vino negli anni che coincidono con lo “sviluppo” ed il “progresso”, i due termini, oggi dal significato poco edificante, visto che sono tanta parte della situazione difficile del clima e della perdita, solo in Italia (fino a 8 m²/sec. nei due decenni del terzo millennio) di oltre dieci milioni di ettari di territorio, soprattutto suolo fertile, per dare spazio, in un primo tempo, a cemento e asfalto e, negli ultimi anni, anche a fonti di energia rinnovabile.
Pali sempre più giganteschi che, con le pale enormi, sfruttano il vento e, anche, distese di pannelli solari a terra che catturano il sole per mano di un sistema predatorio e distruttivo, l’attuale neoliberismo delle banche e delle multinazionali. Tutto a spese del suolo fertile e della sola energia rinnovabile vitale, il cibo. Scelte interamente finalizzate ad accumulare denaro da parte di chi non conosce e non ha il senso del limite e del finito. Depreda e distrugge con sempre più accanimento e le conseguenze di questa follia sono nelle situazioni estreme espresse dal clima, che, in mancanza di ripensamenti, vanno peggiorando con i valori e le risorse del territorio (ambiente, paesaggio, storia, cultura, tradizioni e, quale atto agricolo, appunto il cibo) sempre più a rischio con le perdite preoccupanti riferite alla biodiversità, che è vita. “Noi siamo quello che mangiamo” diceva il filosofo tedesco Fuerbach due secoli fa e, noi che amiamo il vino, aggiungiamo “e quello che beviamo”. Un’azione costante all’insegna della coerenza, quella portata avanti dalle Città del Vino, sempre più consapevole degli attacchi vecchi e nuovi portati al vino con lo sperpero del territorio; le accuse alla nostra bevanda alimento di essere nociva per la salute e, ultimamente, la sempre più difficile situazione climatica, con la siccità che mette a rischio la vita della vite, proprio laddove, ha trovato da oltre seimila anni l’ambientamento più favorevole per il suo sviluppo, donando paesaggi e ambienti unici, storia, cultura e, appunto, tradizioni.
Bloccare lo spreco di territorio, il vero e solo tesoro che abbiamo, vuol dire dare continuità al nostro stile di vita (Dieta), segnato dal Mediterraneo e da due compagni inseparabili, il vino e l’olio, promotori e cantori di civiltà che aprono al domani di un mondo contrassegnato dalla natura e dai valori espressi dai suoi protagonisti (piante, animali e umanità), non riconosciuti e, come tali, non contemplati dall’intelligenza artificiale.
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