Il piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici: le carenze di un piano strategico per il futuro del paese

Riproponiamo una parte della premessa del rapporto letto su AMBIENTE E NON SOLO - Newsletter 10 Luglio 2023, in particolare quella riferita al suolo. In più le conclusioni per invogliare a leggere un rapporto molto interessante che spiega la situazione pesante che vive il mondo per colpa di un sistema che pensa solo a depredare e distruggere e tutto per accumulare sempre più denaro.
In particolare non appare adeguata la trattazione delle misure di adattamento che riguardano il suolo che, oltre a essere un ecosistema essenziale (Risoluzione del Parlamento Europeo del 28 aprile 2021 sulla protezione del suolo 2021/2548 RSP), che svolge una efficace funzione regolatrice nell’adattamento ai cambiamenti climatici, è la più grande riserva di carbonio terrestre (cfr. la citata Risoluzione 2021/2548 RSP) e, di fatto, la risorsa capace di trattenere più carbonio (evitando le ri-emissioni sotto forma di gas climalteranti) in simbiosi con la vegetazione, svolgendo dunque un ruolo anche nella mitigazione. Il consumo e l’impermeabilizzazione del suolo sono le principali concause dei disastri cui assistiamo quotidianamente, legati ad alluvioni, frane, dissesti idro-geologici etc. Manca un riferimento chiaro al tema dei co-benefici. Come molti organismi scientifici nazionali ed internazionali hanno suggerito, l’inquinamento atmosferico e il cambiamento climatico sono sostenuti, in gran parte, dalle medesime cause e si potenziano a vicenda. Si prevede, infatti, che il cambiamento climatico esacerberà l’inquinamento atmosferico e altre esposizioni ambientali in molteplici modi. È assolutamente necessario, pertanto, dare priorità alle misure che, in primis, riducano l’inquinamento atmosferico mitigando al contempo il cambiamento climatico. In generale, il PNACC non affronta la necessità di adeguamento dell’architettura amministrativa e delle articolazioni a livello locale. A parer nostro, risulta molto complicato finalizzare azioni di adattamento/regolazione, ma anche di mitigazione climatica, rivolgendosi a un corpo amministrativo frammentato: è evidente che alcune competenze andrebbero riportate ad altri soggetti di scala adeguata. Infine, il gruppo di lavoro ha rilevato e segnalato una serie di inesattezze e di errori nel testo, che non dovrebbero comparire in un documento di tale rilevanza. Tra quelli concettualmente più importanti: a pagina 22 si legge “entro il 2070 le emissioni di CO2 scendono al di sotto dei livelli attuali (400 ppm) e la concentrazione atmosferica si stabilizza, entro la fine del secolo, a circa il doppio dei livelli pre-industriali.” Le locuzioni “concentrazione in atmosfera” ed “emissioni in atmosfera”, e le relative unità di misura, sono importanti e devono essere usate in maniera corretta, mentre nella frase citata c’è il doppio errore di riferire il termine “emissioni” alle concentrazioni in atmosfera di CO2, e di accostare il valore di 400 ppm (parti per milione) a misura di emissione anziché di concentrazione; a pag. 89 si parla di effetti di secondo ordine, cioè che derivano dall’attuazione delle azioni di adattamento ma che non ne costituiscono il fine principale ed esplicito e a un certo punto si dice “Nel caso, infine, di effetti di secondo ordine negativi si parla di mal-adattamento (maladaptation) e questo si verifica quando un’azione aggrava la vulnerabilità al cambiamento climatico accentuandone gli impatti in settori diversi o in altri territori oppure quando accresce lo sforzo necessario per la mitigazione (ad esempio aumentando le emissioni di gas ad effetto serra).” Noi riteniamo che vadano del tutto evitate azioni responsabili di effetti negativi del secondo ordine, nel caso in cui si decidesse di adottarne qualcuna, questa andrebbe adeguatamente giustificata. Si ribadisce l’opportunità di esplicitare le connessioni con gli altri strumenti di pianificazione nazionali e locali, in particolare con il PNRR e con il Piano nazionale qualità dell’aria. A tale proposito si rileva che a pag. 11 si riporta che “il 37,5% delle risorse, pari a 71,7 miliardi di euro, deve essere utilizzato per sostenere gli obiettivi climatici, e il 15% di questo importo, a sua volta, è destinato alle misure di adattamento ai cambiamenti climatici”, ovvero 10,7 miliardi. Sarebbe quanto mai opportuno precisare come è stato pianificato l’impiego dei rimanenti 61 miliardi, che dovrebbero essere impiegati evidentemente per obiettivi di mitigazione.
Conclusioni.............................................................................................................................................................................. Non sembra esservi alcun dubbio che in questo momento particolarmente critico per la storia dell’umanità i cambiamenti climatici siano agli apici dei problemi a livello globale: studi, analisi e dati fattuali mostrano che tali cambiamenti sono all’origine di ondate di calore, siccità, alluvioni, carestie, pandemie, conflitti, guerre, terrorismo, traffici illeciti, migrazioni. L’ennesimo allarme contenuto nella sintesi che ha concluso la pubblicazione del Sesto Rapporto di Valutazione sui Cambiamenti Climatici dell’IPCC (il Panel Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici dell’ONU) pubblicato il 20 marzo 2023, è stato lanciato mentre negli USA è stato approvato un nuovo immenso giacimento di petrolio in Alaska e in Cina sono in fase di autorizzazione 168 nuove centrali a carbone. Le emissioni di gas serra devono dimezzarsi entro il 2030 per azzerarsi entro il 2050, invece nel 2022 hanno continuato a crescere: più 0,9% rispetto all’anno precedente. Le tecnologie per ridurre le emissioni ci sono e i loro costi sono crollati: l’eolico costa circa il 55% in meno, il fotovoltaico e le batterie al litio circa l’85% in meno di quanto costassero alcuni anni fa. Le temperature sono aumentate più negli ultimi 50 anni che nei precedenti 2000. La concentrazione in atmosfera di CO2 non era così alta da due milioni di anni, quella del metano – altro gas serra con tempi di residenza in atmosfera molto più brevi della CO2 (10-15 anni verso migliaia di anni della CO2) ma fino a 85 volte più dannoso per l’effetto serra – non era così alta da 800mila anni. L’aumento globale di temperatura è già di 1,1 ºC, la cosiddetta “soglia di sicurezza” di +1,5 ºC è vicinissima e in alcune macro aree, come il Mediterraneo, è già stata superata. Per quanto riguarda l’Italia, alle criticità menzionate sopra si aggiunge una cronica incapacità, o forse una non volontà, di pianificare: le difficoltà sempre più emergenti a proposito del PNRR ne sono una manifestazione patente. Purtroppo in questa realtà sempre più complessa la creatività e la fantasia, doti preziose del genio italico, non bastano: oggi più che mai vale l’adagio di Benjamin Franklin, uno dei padri fondatori degli Stati Uniti d’America: «By failing to plan, you are preparing to fail» (Non riuscendo a pianificare, ti stai preparando a fallire). Questo gruppo di lavoro ha messo a disposizione dei precedenti governi dati e informazioni, indicazioni pratiche e suggerimenti ed è disponibile a continuare a farlo. *Maria Grazia Petronio, §Mario Carmelo Cirillo, §Fabrizio Bianchi, Simona Agger, Umberto Agrimi, Carla Ancona, Paolo Barberi, Ugo Bardi, Annibale Biggeri, Lucia Bisceglia, Antonio Bonaldi, Liliana Cori, Paolo Crosignani, Aldo Di Benedetto, Carlotta Fontana, Francesco Forastiere, Andrea Gardini, Claudio Gianotti, Francesco Gonella, Paolo Lauriola, Tommaso Luzzati, Alberto Mantovani, Maria Teresa Maurello, Daniele Menniti, Paola Michelozzi, Lucia Miligi, Eduardo Missoni, Luigi Montano, Vitalia Murgia, Lorenzo Pagliano, Daniela Pedrini, Antonio Pileggi, Paolo Pileri, Elisabetta Dall’Ò, Paolo Rognini, Roberto Romizi, Tiziana Sampietro, Gianni Tamino, Mauro Valiani, Giovanni Viegi, Maria Angela Vigotti, Sandra Vernero, Paolo Vineis, Federico Zanfi (* Coordinatrice gruppo M4OH; § autori principali) Note 1. National Academies of Sciences, Engineering, and Medicine, 2021. Reflecting Sunlight: Recommendations for Solar Geoengineering Research and Research Governance. Washington, DC: The National Academies Press 2. Cfr. per es. Wil Burns, David Dana and Simon James Nicholson Editors, 2021. Climate Geoengineering: Science, Law and Governance. Springer 3. https://www.ipcc.ch/assessment-report/ar6/ 4. Cfr. Grammenos Mastrojeni e Antonello Pasini. Effetto serra, effetto guerra. Il clima impazzito, le ondate migratorie, i conflitti. Il riscaldamento globale, i ricchi, i poveri. Nuova ediz. 30 gennaio 2020. Chiarelettere 5. https://public.wmo.int/en/media/press-release/wmo-annual-report-highlights-continuous-advance-of-climate-change

Commenti

Post popolari in questo blog

La Biodiversità, valore e risorsa da preservare