I luoghi e la rinascita

Non ci sono speranze di un cambiamento, se chi lo predica pensa di poterlo realizzare con i protagonisti che, negli ultimi vent’anni e in modo crescendo, hanno ridotto a poca cosa il Molise. Il gioco dell’alternanza, quello che porta a definire solo a parole il distinguo tra destra e sinistra, nei fatti è un sostegno della cosiddetta “opposizione” alla cosiddetta “maggioranza” . In pratica una confusione che prende gli stessi protagonisti nel momento in cui non riescono a svolgere il ruolo che l’elettorato ha loro assegnato. Una perdita netta di democrazia, visto che il confronto/scontro è solo virtuale e non trova più spazio la dialettica. Dei tanti esempi riportiamo quelli fra i più significativi: la chiusura degli ospedali e la fine della sanità, avviata da un governo cosiddetto di centro sinistra e completata da quello cosiddetto di centro destra; le due sceneggiate sull’utilizzo dell’ospedale di Larino quale centro Covid con le mozioni vincenti presentate dal cosiddetto “centrosinistra” annullate da un direttore generale nominato dell’Asrem, a dimostrare che gli eletti non sapevano di essere legislatori e, come tali, le loro decisioni, una volta approvate, non potevano né essere negate né essere messe in discussione da chicchessia; la chiusura dello zuccherificio, un duro colpo per le maestranze occupate e per l’agricoltura molisana; la concessione di permessi a parchi eolici e solari, che sono un furto di paesaggio e di cibo, cioè una limitazione della primaria risorsa del territorio molisano, l’agricoltura. A pagare il prezzo più alto di questo gioco a perdere è la sopravvivenza stessa del Molise. La stupenda farfalla, che, nelle mani degli attuali eletti e dentro il gioco dell’alternanza, rischia di essere toccata e, se succede, di non volare più, proprio nel momento in cui ha tutto per rallegrare il cielo con i suoi colori dell’arcobaleno. Tutto questo alla vigilia di una scadenza elettorale per il rinnovo del consiglio regionale e la nascita di un nuovo governo. C’è da credere che tutti si ricandidano e tutti si sentono impegnati su due fronti: 1. come addossare agli altri le colpe delle inadempienze e dei rischi che corre il Molise; 2. tutti contro chi, sindaci in particolare, hanno voglia di candidarsi e sostituirli in Consiglio regionale. Una lotta di sistemazione personale, neanche di potere, senza alcuna idea di un piano o di un programma che faccia pensare alla salvaguardia e tutela di un territorio - vocato all’agricoltura di qualità, alla forestazione, alla zootecnia e, con il suo piccolo mare, alla pesca – gravato da nuove invasioni di cemento e asfalto, pali eolici e pannelli solari a terra, rischi di inquinamento dei suoi corsi d’acqua, sempre più assetati, e delle falde freatiche. La perdita costante di popolazione è il segnale più evidente di un Molise, che da vent’anni a questa parte vive uno stato di abbandono sempre più preoccupante. Sta qui il bisogno urgente di un’alternativa alla pratica dell’alternanza in una fase della storia, non solo del Molise, caratterizzata da scelte radicali che escludono la vecchia pratica della mediazione, l’arte sublime della democrazia cristiana. Per essere opposizione dopo il voto di Maggio 2023, e, rilanciando la politica, competere per il governo della Regione nei prossimi cinque anni. E’ quello che si aspettano la gran parte dei molisani che non sono andati più a votare e che vogliono tornare nella cabina elettorale ad esprimere il loro voto e le loro preferenze nel momento in cui torna in campo la politica e, con essa, la voglia di partecipare alle decisioni e, così, tornare a sentirsi protagonisti. In tal senso bene gli incontri sui grandi temi, quali il clima, la sostenibilità, la salute, il lavoro, la cultura, l’istruzione, ma, ancor più, la mobilitazione sulle questioni che interessano più da vicino l’elettore, a partire da quelli più strettamente riguardanti i luoghi di appartenenza. I luoghi, nel senso di entità territoriali che esprimono la bellezza di paesaggi unici; l’origine della qualità dei prodotti; comunità che hanno nel dialetto e nelle tradizioni la propria identità. L’insieme di storia e cultura che ha nell’oggi e nel domani la sua continuità. I luoghi, tanti sassi nelle mani di Davide (la politica) abili nel confronto/scontro con Golia (globalizzazione), il gigante che va abbattuto perché venga sconfitta la paura e non prenda il sopravvento lo stato d’animo che chiude tutte le porte al domani, la disperazione. I luoghi, quale consapevolezza di tesoro (il solo a disposizione), che vale la pena spendere e non distruggere per ridare alla natura l’equilibrio perso e serenità al clima. Luoghi da legare l’uno agli altri e collegare, con le loro proposte storico-culturali, per un’offerta di qualità. In sintesi, 136 laboratori che producono risultati e che il Molise mette a disposizione delle altre regioni, nel segno della solidarietà e reciprocità e di una nuova rinascita dell’Italia intera. Sognare per volare, progettare e programmare per camminare e andare lontano. pasqualedilena@gmail.com

Commenti

  1. Vediamo nomi, all'orizzonte, di persone capaci di una visione strategica buona per sollevare il nostro Molise dalla prostrazione in cui è piombato? Ottima analisi della situazione , Pasquale, la tua, ma io faccio fatica, allo stato attuale, a intravedere qualche candidato all'altezza in cui sibgics

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    1. c'era chi poteva essere altenativo, ma ha finito con il puntare sulla continuità dell'alternanza. Peccato! La politica è arte bella che ha, però, le sue regole. Una è guardare lontano e non aver fretta. Usare il tempo per creare fondamenta capaci di sopportare la costruzione del domanni. La politica è un'arte bella che non si adatta ai principianti.

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