Qatargate, trema il Parlamento europeo

di Umberto Berardo
Fa clamore in questi giorni la notizia del cosiddetto Qatargate, un caso almeno fin qui di presunta corruzione di membri del Parlamento europeo che avrebbe visto un movimento di riciclaggio di centinaia di migliaia di euro da parte di intermediari del Qatar per foraggiare politici compiacenti a facilitare il Paese asiatico nell’acquisire una parvenza di accettabilità per ottenere i mondiali di calcio che si stanno ancora disputando. Di uno Stato con gravi violazioni dei diritti umani, dove esiste perfino ancora la pena di morte per il reato di apostasia, è stata data nella più alta sede dell’Unione Europea un’immagine quantomeno ammorbidita. Qualche parlamentare in aula ha parlato di “Primavera Qatariana”. Nessuna meraviglia per chi ricorda lo slogan “Nuovo Rinascimento Saudita”! In realtà c’è stata una corsa a fare affari con il Qatar da parte di gruppi di lobbisti formati anche da ex consiglieri europei e da supposte ONG che operano per muovere decisioni, per accedere a risorse economiche e redistribuirle. La politica in Italia ma anche altrove ha creato per il potere innumerevoli porte scorrevoli ai suoi adepti con incarichi di ogni tipo. Tutto è stato tollerato o quantomeno poco controllato dal Parlamento europeo e oggi si finge un’indignazione davvero poco credibile. Si rimane seriamente allibiti di fronte alla miseria di una politica senza progetti di ampio respiro che, più che governare, rincorre le richieste a fini economici ed elettorali, i giochi di potere ed ora sempre più in maniera sconsiderata l’arricchimento personale e familiare. Le indagini si stanno allargando e tutto lascia pensare a sviluppi preoccupanti. I giornali parlano ovviamente di un intrigo italiano visto che, tranne la greca Eva Kaili, vice presidente del Parlamento europeo, gli arresti confermati riguardano proprio i nostri connazionali Antonio Panzeri, ex eurodeputato del Pd e di Articolo 1, Niccolò Figà-Talamanca, segretario generale della Ong “No peace Without Justice” e Francesco Giorgi, compagno di Eva Kaili e assistente dell’europarlamentare del Partito Democratico Andrea Cozzolino. Tutti in sostanza avrebbero lavorato per costruire una rete di consenso alle richieste del Qatar. Rilasciati sotto condizione Luca Visentini, segretario generale della Confederazione Sindacale Internazionale (ITUC), e il padre di Eva Kaili. Ancora non sappiamo se gli attuali indagati siano i diretti operatori del sistema di corruzione posto in essere o semplici smistatori di tangenti. Imbarazzante sicuramente in Italia il silenzio dei partiti di questa ormai fantomatica ed irreale sinistra cui i soggetti indagati appartengono! Il giudice istruttore belga Michel Claise, titolare dell’inchiesta per corruzione e riciclaggio sulle presunte mazzette da parte del Qatar e del Marocco, con il supporto di intercettazioni, di risorse informatiche, perquisizioni e collaborazioni è giunto al rinvenimento di una montagna di contanti trovati nelle abitazioni degli indagati. Il Qatar nega ogni addebito in merito alla vicenda che intanto in ogni caso mette in gioco la credibilità delle istituzioni europee, ma anche l’immagine dell’Italia sempre più associata dai giornali internazionali a un Paese di corrotti. Che siamo davanti ad operazioni di malaffare sembra testimoniato dallo stato di flagranza di reato che ha portato all’arresto immediato di quattro persone. Roberta Metsola, Presidente del Parlamento europeo, chiede ora un’indagine interna. Al di là dell’evoluzione delle indagini e dell’accertamento dei fatti credo abbiamo tutti il dovere di riflettere su alcune questioni di natura etica e politica per uscire dal pantano in cui siamo finiti. Quale fosse la situazione dei diritti umani in Qatar era cosa nota così come è stato ampiamente diffuso dai media il numero di migliaia di lavoratori morti nella costruzione degli stadi per i mondiali. Questo non è bastato alle organizzazioni sportive e alle istituzioni politiche per prendere le distanze da certe decisioni assunte davvero con estrema superficialità, ma non è stato neppure sufficiente a convincere i tifosi a opporsi ad esse in maniera radicale e a boicottare gli stadi e la trasmissione delle partite in televisione. Nulla di nuovo d’altra parte perché già in passato la scelta dei Paesi dove tenere mondiali di calcio o olimpiadi non era stata certo razionale. Le piazze che in questi giorni si sono riempite di migliaia di persone per la vittoria della propria squadra e che sono invece pressoché vuote quando si chiede ai giovani di scendervi per difendere i diritti umani lasciano davvero molto riflettere sull’assenza di responsabilità civile che ovviamente contribuisce a mantenere nella società sistemi di strutturazione delle decisioni che affondano invece spesso nella corruzione. I soggetti coinvolti nelle indagini sono stati candidati ed eletti nelle istituzioni europee da partiti politici che evidentemente non hanno né un’organizzazione veramente democratica né gli anticorpi per un’azione antagonista verso infiltrazioni di corruttele di vario tipo. Su questo come su una chiara legge contro il conflitto d’interessi credo che la riflessione debba essere molto articolata per giungere a candidature discusse e varate dalla base in maniera da portare nelle istituzioni persone integre, competenti e responsabili. Basta dunque con leggi elettorali che, prevedendo la nomina dei candidati in maniera verticistica, risultano la negazione della sovranità popolare! L’immagine dell’Italia che esce dalla vicenda è davvero triste e credo ponga il nostro Paese in una situazione di enorme difficoltà soprattutto nelle relazioni a livello europeo rispetto al PNRR o ad altri eventuali aiuti richiesti. Aspettiamo pure l’esito del procedimento giudiziario in corso, ma un’opera di pulizia nel Parlamento europeo va fatta con ogni urgenza attraverso un’indagine interna che miri ad accertare il sistema di finanziamento alle organizzazioni umanitarie internazionali e le modalità di relazioni con i Paesi terzi. Per arresto in flagranza di reato la Kaili è stata destituita dalla carica di vicepresidente del Parlamento europeo; ciò tuttavia a mio avviso non è ancora sufficiente. La corruzione accertata per il venir meno dell’immunità di cui godono gli europarlamentari dovrebbe condurre necessariamente all’allontanamento immediato dall’istituzione in cui si è stati eletti. Oggi in tale vicenda c’è un cono d’ombra sui partiti dell’area di sinistra, ma penso che episodi del passato come ulteriori indagini possano testimoniare che la corruzione è molto allargata ed è stata purtroppo colpevolmente tollerata nelle istituzioni, ma anche e direi soprattutto dall’opinione pubblica che spesso ne è rimasta complice. Credo in merito che l’allargamento dell’uso del contante, le cosiddette paci fiscali, la volontà del governo Meloni di ridimensionare le intercettazioni e l’emendamento di Forza Italia al Decreto Legislativo Rave, approvato di recente in commissione al senato con i voti della maggioranza di governo e di Italia Viva, per un ritorno ai benefici penitenziari per i reati contro la pubblica amministrazione vada nella direzione contraria alla necessità di creare deterrenza contro i sistemi di malaffare rafforzando contestualmente l’educazione alla legalità. Francamente davanti a tali decisioni continuo a chiedermi se la lotta al malcostume e alla criminalità sia una realtà o una finzione sottile e ingannevole. Se la corruzione è un sistema di vita non conforme alle leggi e ai principi etici condivisi, non c’è ombra di dubbio che essa vada seriamente eliminata dalla società perché è un tarlo che ostacola il benessere collettivo, la convivenza pacifica e lo stesso sistema democratico

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