Parola d'ordine Glocal per far ripartire la produzione di cibo in Italia

TEATRO ATURALE ..Editoriali 08/07/202-- di Pasquale Di Lena ......................................................................................................................... Con l’agricoltura e il mondo contadino, l’Italia perde tanta parte di territorio fertile atto a produrre cibo di qualità e valori come la storia, la cultura, il paesaggio, l’ambiente, professionalità e manodopera
L’agricoltura italiana sempre più ai margini dello sviluppo. Sono i dati del Censimento dell’Agricoltura 2020, da poco usciti, a disegnare un quadro ancor più desolante di quello del Censimento 2010 e a far dire che esso è la dimostrazione dei fallimenti dei governi che, da oltre 50 anni, si sono messi a disposizione di un sistema di sviluppo predatorio e distruttivo qual è il neoliberismo. Fallimenti di governi che hanno delegato ad esso la politica e, con la politica, il governo di un territorio stupendo, qual è quello italiano, segnato da ruralità e biodiversità, proprio per la presenza alta di aziende agricole. Un periodo che ha registrato la scomparsa della quasi metà delle aziende agricole, a vantaggio di quelle grandi che, grazie a questa voluta cancellazione, hanno più che raddoppiato (da 5,1. a 11,1 ha) la Superficie agricola utilizzata. Lo racconta - purtroppo ai distratti, spesso anche sordi - - il grande tesoro di questo nostro Paese, il territorio. Il bene comune, in parte abbandonato e in parte occupato da cemento e asfalto, pannelli solari a terra e pali eolici, e, anche, in un numero sempre più alto – come prima si diceva - di aziende grandi, che hanno scelto l’agricoltura industrializzata. Un’agricoltura che la Fao, già nel 2018, ha dichiarato fallita, viste le pratiche e l’uso spropositato di fertilizzanti e lavorazioni. Con il passar del tempo, e ovunque, questo tipo di agricoltura che pensa solo alle quantità di produzioni, ha mostrato di essere nemica del clima e della fertilità del suolo. Una perdita netta, quella della fertilità, che vuol dire perdita della qualità del cibo e, come tale, di salute del consumatore, che solo un’alimentazione sana è in grado di assicurare. I dati, da poco messi a disposizione dall’Istat, dimostrano che il percorso, avviato 50 anni fa. è andato avanti e tutto a scapito di un tipo di sviluppo che, in mancanza del perno, l’agricoltura, ha visto la ruota, nell’impossibilità di girare, ferma, creando problemi di vario genere, a partire dalla più pesante crisi economica del 2007/8 fino alla pandemia; dai fallimenti delle guerre, che sono solo fonte di distruzione e di morti, all’ultima, quella dichiarata dalla Russia all’Ucraina (tuttora in atto), che, con l’invio delle armi, ha visto e vede il coinvolgimento anche dell’Europa e dell’Italia con la Nato.
Ritornando ai dati del censimento, a pagare il prezzo più alto è stata la Campania che, nei dieci anni, ha perso il 42% delle aziende,seguita dalla Liguria -36%, Sicilia – 35,4%; Basilicata -34,6%; Abruzzo -33,4; Lazio -32,5%; Calabria – 30,7; Molise – 30,6% e, subito dopo, il Veneto con un -30,5% di aziende. Le regioni che vanno oltre il dato medio dell’Italia (-30%), un dato che mostra una perdita netta di ben 487.861 aziende in 10 anni, da 1.620.884 a 1.333.0323. Non meno preoccupanti i dati riguardanti la perdita della Sau, Superficie agricola utilizzata, con la Toscana che perde il 15,2% della Sau, pari a 114mila ettari in dieci anni che, sommati ai 128.000 persi nel decennio precedente , diventano ben 242 mila ettari, che non sono pochi per una regione vocata all’agricoltura, soprattutto quella di qualità. La stessa percentuale riguarda la Sau della Provincia di Bolzano, e, a seguire: -11.1% la Provincia di Trento: -11% la Basilicata; -9,8%, l’Umbria; -8,5% l’Abruzzo; -6,8% Molise e Piemonte. Per una Regione come il Molise, per il 53% montagna e per il 47% collina, registrare una perdita di 14mila ettari di Superficie agricola utilizzata, nel decennio 2010-2020, è un’enormità. Pochi dati che, però, ci dicono che, con l’agricoltura e il mondo contadino, l’Italia perde tanta parte di territorio fertile atto a produrre cibo di qualità e, non solo, valori come la storia, la cultura, il paesaggio, l’ambiente, professionalità e manodopera, e, soprattutto, biodiversità. Aumenta, così, la necessità di importare cibo, soprattutto quello legato alla nostra tradizione culinaria, così espressiva della Dieta Mediterranea, e, non solo, anche della convivialità. Il censimento 2010-2020, come lo è stato per i precedenti, ci consegna un Paese ancora più bisognoso di energia, quella primaria e la sola vitale, qual è il cibo. Un Paese, purtroppo, capace più di produrre più armi che servono ad alimentare guerre e offendere la nostra Carta costituzionale, e non, ad alimentare di nuove bellezze e di altre bontà i suoi territori, e, a dare spazio e forza alla Sovranità alimentare e, con essa, ad riaffermare il senso del luogo . Il Glocal al posto di una globalizzazione che ha mostrato di essere solo depredazione e distruzione di risorse e di valori, quali la Terra e la sua biodiversità; i sapori del cibo, dell’acqua, dell’aria; la bellezza del paesaggio agrario e, anche – visti i dati del censimento 2020-2010- i saperi di un mondo, quello contadino.

Commenti

  1. Grazie Pasquale. Aggiungo solo un dato a dimostrazione della affermazione per me fondamentale: il suolo è un bene non rinnovabile. Ci vogliono fra i 200/400 anni perché si formi 1 cm di suolo fertile.

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  2. Ciao pasquale, tutto quello che hai scritto non c'è altro da aggiungere. Condivido tutto al 100 x 100. Saluti. Saverio Perrella.

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  3. Siamo in difficoltà ma avere dei dati e delle statistiche aiuta forse a trovare anche dei rimedi ai disastri. Grazie per la sensibilità, la cura e la passione che mette nei suoi scritti!

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  4. Mi associo ai preziosi commenti che mi precedono, in particolare a quanto specificato dall'On. Famiano Crucianelli.
    Proprio a lui, che ha fatto parte dei poteri legislativi e Commissioni varie vorrei chiedere quali canali abbiamo attivare per incentivare i giovani a voler recuperare i 14mila ettari di Superficie agricola inutilizzata.
    A mio parere dobbiamo procedere oltre la narrazione, e dare ai giovani gli strumenti, la consapevolezza ed anche i suggerimenti tecnici, alternativi a quelli dell'agricoltura intensiva, per tornare, con l’agricoltura sana e il mondo contadino, a quei "valori come la storia, la cultura, il paesaggio, l’ambiente, professionalità e manodopera, e, soprattutto, biodiversità."
    Grazie Pasquale per il tuo impegno e speriamo che tutto il mondo si unisca ad un solo grido " TREGUA IN UCRAINA - FATE TACERE LE ARMI PER PARLARE DI PACE"
    Carmine Lucarelli

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  5. Sono contento dei commennti che condividono con me le pene del mondo agricolo. Ho sempre avuto un'attenzione particolare per l'agricoltura biologica, quella naturale, che ha rispetto per la terra e la vita della stessa espressa dalla fertilità. Tre anni fa ho invitato l'istituto agrarioa statale di Larino di propgrammare un bienno post diploma tutto sul biologico. Fondamentale per assicurare a questo tipo di agricoltura tecnici preparati. Ho pregato più volte i sindaci del Distretto BioMolise di coinvolgere i coltivatori per renderli protagonisti di questo tipo di agricoltura, quella che assicura la sostenibilità e aiuta il clima malato a tirare sospiri di sollievo. Non sono stato ascoltato e il tempo perso lavora, come i dati del censimento dicono, contro il mondo contadino e contro l'agricoltura. Sia per il furto di territorio che della fertilità. Bisogna non arrendersi quando tutto ti dice che hai ragione. Il Molise ha bisogno del suo territorio, della sua agricoltura, del suo cibo, dei suoi giovani per sperare e costruire il domani.

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  6. Sono d’accordo con te, perché. Non sappiamo più cosa mangiamo. Troppo concentrati sulla sicurezza degli alimenti, perdiamo di vista le sue qualità nutrizionali. Ma è un errore imperdonabile: la sicurezza alimentare non può prescindere dalla qualità nutrizionale del cibo. Mi riferisco ovvero alla diversa composizione in nutrienti e molecole contenute in ciascun alimento. L'attuale produzione alimentare può portare alla nostra bocca cibi con una composizione nutrizionale non adatta al nostro intestino e organismo. Cioè possiamo avere cibo indenne da inquinamento chimico, fisico e microbiologico, ma avere gli stessi alimenti modificati nella loro composizione nutritiva, non adatta alla loro completa digestione e assorbimento intestinale. L’agricoltura è oggetto di interessi soprannazionali, disciplinati da organismi come l’Unione Europea, che adeguandosi al processo di globalizzazione dei mercati, ha previsto anche per le derrate agricole l’abolizione graduale di molte delle misure protezionistiche adottate da diversi paesi per tutelare i propri prodotti agricoli, esponendo alcuni sistemi agricoli, fra cui quello europeo, a una concorrenza sui prezzi assai difficile da sostenere. L’agricoltura che purtroppo in Italia, viene considerata l’ultima ruota del carro, questo non è solo scandaloso. Ma anche suicida. L’Italia non è come le altre nazioni Europee. La sua industria quella rimasta, è vecchia e piena di acciacchi. Per decenni ha subito le prepotenze dei sindacati e l’ottusa inettitudine di una classe politica senza classe e senza cervello. L’industria, specialmente quella automobilista, protetta e foraggiata oltre ogni decenza dallo stato diventò il suo fiore all’occhiello a discapito dell’agricoltura che ancora si reggeva sulle proprie gambe. Agricoltura che governi sempre più orbi e scellerati non consideravano un capitale, ma un fardello. Dalla fine dell’ultimo conflitto mondiale al timone dell’esecutivo c’era uno statista come De Gasperi e Einaudi dove l’agricoltura aiutava a tenere i cordoni della borsa. Ma presto archiviata dai successivi governi, e divenuta la figlia di un dio minore. Fu un errore fatale di cui pagheremo il prezzo più salato. Piaccia o no all’inquilini del palazzo siamo un Paese che ha due sole, vere, inestimabile risorse: l’agricoltura e il turismo. Le cattedrali del deserto che hanno dilapidato le finanze dello Stato trasformandoci in quello che siamo sono ancora al loro posto, a testimoniare la mai disinteressata protervia di chi le ha volute. E non arricchire lo Stato, ma per riempire le proprie tasche e quelle del partito. Ecco perché lo scopo delle nostre manifestazioni è trasmettere ai consumatori il piacere del cibo, inteso non solo come soddisfacimento di un bisogno, ma anche come momento “rituale” pieno di contenuti di carattere culturale e sociale. Un “laboratorio del gusto” dedicato ai prodotti tipici della nostra terra.

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    1. Grazie Michele. Come non essere d'accordo con questa tua chiara risposta che mostra perfettamente il quadro di una situazione perdente di uno sviluppo che ha privilegiato le fabbriche (in particolare quelle inquinanti) e eliminato le botteghe della creatività; ha azzerato il piccolo commercio e scelto il cemento e l'asfalto dei supermercati e dei centri commerciali, i luoghi dello spreco del cibo; ha scelto l'agricoltura industriale al posto di quella contadina, impoverendo con la chimica. le grandi macchine e l'abuso di acqua la fertilità dei suoli. Le tre mosse geniali di un sistema che pensa solo al denaro e di governi espressioni, non della politica, ma delle banche e delle multinazionali che hanno la politica nelle loro mani. Un processo che ha portato all'abbandono delle aree cosiddette marginali, ma, come si può toccare con mano oggi, fondamentali per un paese composto da mille territori che ha nell'origine la qualità, e non solo del suo cibo. Penso ai dialetti e alla musica che esprimevano, divorati, non dall'italiano, ma dall'inglese-amaricano, a significare il senso alto del colonialismo imposto dai vari draghi cresciuti negli ultimi cinquant'anni.

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    2. Pasquale sei meraviglioso complimenti, però gli addetti ai lavori fanno orecchie da mercate Michele natilli

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    3. Grazie Michele anche per questo bel complimento che non credo di meritare. Vedrai che molti degli addormentati si sveglieranno e proveranno a fare quello che non hanno fatto nel tempo lungo che avevano a disposizione.

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