Andare oltre l'ideologia per difendere l'agricoltura italiana

Non ha senso, oggi, il partito comunista. È ormai parte della storia e tale deve rimanere. Bisogna ripartire dai territori: tesori di risorse e di valori, qualità e diversità, solidarietà e convivialità
Una sera di qualche mese fa Marco, un amico di Firenze, mio ospite a cena, mi ha annunciato, con particolare entusiasmo, la sua partecipazione all’apertura della sezione del partito comunista di Reggello. “Ha senso, oggi - gli dissi - una sezione del Partito comunista? È una domanda che sto ponendo a me, prima che a te, Marco, visto che non ho mai sentito di iniziative simili avviate in Italia. Personalmente penso che è un non senso in questo tempo così buio che il mondo vive e, con esso, l’Italia, che pure ha visto il partito comunista grande protagonista, per settant’anni. Nella clandestinità; nella lotta e nella Resistenza al fascismo ed al nazismo; nei tempi duri del dopoguerra, con l’apertura, subito dopo la liberazione,delle sezioni e delle federazioni, segnalate tutte dalla bandiera rossa con il simbolo in giallo della falce e martello; nelle tante battaglie per il lavoro, la pace, il No alla guerra e alle armi; nella lotta, con la sua ferrea organizzazione, al terrorismo; nell’esempio della buona e corretta amministrazione del bene comune e del buon governo; nella partecipazione alla stesura e approvazione di straordinarie riforme nel campo della sanità, del lavoro, della scuola e dei diritti civili; nel rispetto della Carta Costituzionale”. Notai subito, nel volto di Marco, la sorpresa per queste mie parole che avevano raffreddato il suo entusiasmo. “Sto parlando – continuai con ancor più fervore - della grande scuola di formazione politica, sociale ed economica, con i valori della pace, dell’uguaglianza e della libertà punti di riferimento, e, per quanto mi riguarda, della più bella ed esaltante esperienza di vita vissuta per oltre vent’anni a Firenze e in Toscana. Poi, continuata con la nascita del Pds e DS , e,alla fine, interrotta con quella del Pd, quando non ripresi più la tessera, avendo poco o niente da condividere con un partito benedetto dagli americani. Sentivo che non era più il mio partito, e, per la verità, neanche un partito, visto che la politica era, ed è tutt’ora. nelle mani di altri, le banche e le multinazionali. Speravo di pentirmi di questa mia decisione e, così tornare a dare il mio contributo di militante. E’ bastato poco tempo per capire che avevo ragione di pensare a uno strumento utile solo al sistema che si stava appropriando della politica, lasciando ai partiti e ai movimenti, tutti, il compito di essere comparse che occupano la scena, spostandosi da una parte all’altra del palcoscenico, a seconda delle indicazioni del copione e delle esigenze dei protagonisti”. Mi sono fermato per un attimo e dopo un sorso di buona Tintilia, il vino testimone del Molise, ricominciai come avevo iniziato. “No, non ha senso, oggi, il partito comunista. È ormai parte della storia e tale deve rimanere. Più che inadeguato, lo trovo scompensato di fronte al tempo che viviamo e che sta mettendo in discussione tutto, in particolare il nostro modo di vivere, con le limitazioni alla convivialità; il nostro modo di lavorare, con la provvisorietà e l’incertezza, che limitano la lotta e la speranza in un domani migliore. Per essere chiaro, il partito comunista è morto ancor prima della nascita del Pd, quando è diventato altro con la sua confluenza nel Pds, e poi, Ds. Già da allora era venuta meno la ragione della lotta al capitalismo, il sistema che, da qualche decennio, si stava vestendo di neoliberismo, perdendo, con la mancanza di continuità, la sua funzione di costruttore di speranza in un mondo nuovo, diverso. Una vera e propria rottura che ha dato il via libera definitivo – a mio parere - al sistema delle banche e delle multinazionali; alla globalizzazione, alla depredazione e distruzione di ogni tipo di risorsa e dei tanti fondamentali valori, quelli, oggi, cancellati tutti dal dio denaro. Dico questo – caro Marco - nel momento in cui sento forte la necessità di uno strumento di aggregazione e d’incontro, che ha senso e possibilità di incidere se riesce a mettere insieme il pensiero di Papa Francesco per un “mondo da guarire” e l’esempio dato da Greta Thunberg a milioni di giovani di ogni angolo della terra per la difesa del clima, quale priorità per un possibile domani. Insieme nella solidarietà, come a voler trasformare la frase del Manifesto del Partito Comunista di Marx e Engels “Proletari di tutto il mondo unitevi” in “Giovani di ogni paese del mondo, unitevi”. Un futuro, che ci sarà se abbiamo la forza e la capacità non solo di unire, ma di rivedere, da subito, i nostri comportamenti e il nostro modo di rapportarci con gli altri esseri viventi, in modo da poter riallacciare i rapporti spezzati con la natura e cambiare il modo di produrre e di consumare, che è anche il modo di preparare la pace e sconfiggere la guerra, e, con la pace, mettere a nudo la follia di quelli che la guerra la preparano, la dichiarano o, anche, la alimentano con le armi. Siamo di fronte – continuai - a disastri prodotti da un sistema che non ha il senso del limite e del finito, e, come tale, predatorio e distruttivo. Di fronte a un mondo complesso segnato da pandemie, clima sempre più malato e crescita di focolai di guerra, serve ribellarsi per non implodere con il sistema, il neoliberismo. Per quanto riguarda l’Italia, vedo due possibilità di lotta che possono far male al sistema e diventare basi solide per la costruzione di un nuovo domani: ripartire da noi, soprattutto dai nostri bisogni per cambiarli, e dai luoghi, per rigenerarli, farli rinascere e renderli sorgenti di vita nuova per tutto quello che sono in grado di dare, con i loro territori. Tesori di risorse e di valori, qualità e diversità, solidarietà e convivialità. Hanno - per essere salvaguardati, tutelati e valorizzati.- un forte bisogno di cultura e, soprattutto, di un modo nuovo di stare insieme dei suoi abitanti. Bisogno, in pratica, di costruttori capaci e, per quanto mi riguarda, sono certo che le nuove generazioni hanno tutto, in primo luogo la rabbia, per esserlo” TEATRO NATURALE--di Pasquale Di Lena

Commenti

  1. Non aggiungo nulla alla tua riflessione con Marco, giustissima
    Forse Marco vuol dire che in una sezione del partito comunista ci potra' essere quel NOI arrabbiati che ti fa ragionare sul da farsi in simbiosi con altri pensieri, uomini, donne, ragazzi e giovani
    Anche io in questa tragicità che stiamo vivendo,penso che essere uniti e condividere idee e pensieri ci aiuti a renderci forti e a costruire con metodi nuovi un altro vivere. Che sia una sezione la goccia che cerca altre gocce
    Un abbraccio

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sono d'accordo con te. Marco mi ha detto che è stato chiamato a dirigere la sezione del partito comunista del Valdarno e che si sente onorato di stare insieme con tanti giovani. Insieme

      Elimina
  2. Il comunismo ha incendiato molte anime promettendo di cambiare il mondo in meglio. Come tutte le ideologie. Ogni sua realizzazione ha dimostrato di aver ottenuto in gran parte il contrario. Stalin è solo una scusante. Lenin non fu migliore di lui e neanche Trotschy: potenziarono i gulag, cacciarono gli intellettuali anche solo poco consenzienti (v. La nave dei filosofi, mandati via in centinaia). Il comunismo non solo fu realizzato in un Paese arretrato ma nacque su principi errati: non poteva non fallire. Credo che sostanzialmente abbia potenziato il capitalismo facendolo preferire da molti. Che sia finito nel peggiore capitalismo è stata la conseguenza. Le tante scusanti addotte erano solo motivazioni per continuare a illudersi. Non poteva mantenere ciò che aveva promesso, ci credettero gli ingenui e i sognatori.
    I veri eroi di questo mondo sono quei pochi che hanno il coraggio di dire: mi sono sbagliato.
    In Italia il PCI ha avuto meriti innegabili dovuti non solo alle idee, alla capacità- sia pure tardiva- di distanziarsi dal comunismo russo, di assorbire alcune idee liberali (in pratica di essere un socialismo più che un comunismo) ma anche per essere all’opposizione: è molto più facile fare proposte anche utopistiche. Dove è andato al potere ha fatto bene? Non so quanto i meriti vadano al PCI al potere e quanto alle comunità culturalmente più progredite. In parole semplici mi chiedo: se l’Emilia-Romagna o la Toscana fossero state guidate da altri Partiti non avrebbero realizzato le stesse conquiste? Ovviamente non ho risposte sicure ma so che ho visto un potere comunista con molti peccati. Fare un lungo elenco dei meriti del comunismo italiano (ma quale? Aveva molte facce), molti delle quali andrebbero ben analizzati, sembra quasi scusare la propria ideologia che- come tutte- è una gabbia mentale che schiavizza la ragione impossessandosene.
    Non ci sono mai soluzioni semplici, ogni teoria ha l’altra faccia della medaglia. Compresa l’attuale ecologia che se non fa i conti con almeno due grandi difficoltà diventa un fallito tentativo: una cultura da cambiare ( cosa molto difficile e che richiede tanto tempo) e la rinuncia a tanti lussi che sono ritenuti oggi necessità. Siamo drogati di bisogni. Siamo anche drogati di libertà che spesso travalica i doveri e abbiamo consumato i freni. Andremo a sbattere perché abbiamo troppo accelerato la corsa. Ci accorgiamo sempre troppo tardi degli errori. Causa principale: essere certi delle proprie soluzioni. Impedisce di vedere non solo la realtà e fare i conti con l’essere umano ma soprattutto di vedere gli aspetti negativi delle proprie soluzioni. Sognare è permesso fuorché in politica.

    RispondiElimina
  3. Mi sento chamato in causa dalla prima parte del tuo commento e non ti nascondo che alcune delle tue tirate d'orecchie mi fanno male. Lenin è, per me, quello che ha fatto una rivoluzione e Stalin, con tutti i suoi pesanti errori, è quello che ha sconfitto Hitler. Il partito comunista, con la sua opposizione e tanta lungimiranza, è quello che ha dato un contributo costante al rispetto della Costituzione con tutti i suoi valori in essa riportati, grazie anche ai comunisti. Sto pensando a Terracini. Ha tenuto fino a quando c'è stato Berlinguer e, poi, si è sbracato. Della mia esperienza un solo rimprovero: quello di aver continuato a militare nel Pds di Occhetto e nei Ds di Veltrone, insieme con un gruppo sostanzioso di dirigenti che hanno dimostrato di curare solo la propria persona.. Un grave errore, che, però, mi ha fatto capire prima quello che è stato e che è oggi il Pd dei Bersani, dei Renzi e dei Letta. Tutti spianati ad eseguire ordini, chi del nascente neoliberismo, chi dei petrolieri e chi, oggi, ancor più degli americani. La seconda parte mi porta a sottolineare quello che ho detto in altre occasioni: l'individuazione della causa se si vogliono capire gli effetti, e, i punti di vista, che trovano la loro sintesi solo nella voglia di esporli. capire e confrontarsi, e, avere, così, la possibilità di una visione condivisa. La politica, quella con la P maiuscola, è tale solo se è alimentata dai sogni. Personalmente trovo nei sogni la speranza e, non solo, quell'attesa propria del seminatore, che, oggi, ha la consapevolezza che la situazione climatica può mettere in crisi la forza del germe. Per ii resto sono d'accordo.

    RispondiElimina
  4. Nessuna tirata d'orecchie. Le mie erano considerazioni generali. Rispondo su qualche punto. 1-Lenin iniziò la persecuzione degli intellettuali appena un poco dissidenti: iniziò quel metodo nel quale Stalin sarebbe stato mostruoso maestro. Non credo che vada a Stalin il merito della sconfitta dei nazifascisti, semmai al popolo russo. Stalin non era grande stratega. Se la morte di milioni di suoi connazionali fu dovuta alla sua paranoia, i dissennati piani agricoli falsificando i risultati sono da addebitare al comunismo: si ripeterono in Cina con Mao (oltre 20 milioni morti di fame). Il comunismo aveva in sé il germe del male, della prepotenza. Molti comunisti italiani erano a ragione affascinati dalla lotta antifascista e dall'idea che comunismo fosse giustizia sociale. Certamente sono state fatte lotte importanti con l'apporto fondamentale del partito comunista che però troppo a lungo è rimasto succube della Russia anche quando era evidente che i risultati economici e sociali in Russia non erano quelli descritti. Ovviamente non sto esaltando il capitalismo o la politica americana responsabile di tante guerre e disastri. Il PCI all'opposizione portava avanti lotte ma al governo locale mostrava i limiti di chi ha la responsabilità della gestione, con le relative debolezze. 2- Sognare è bello e anche il politico deve partire da un sogno ma guai se poi non sa fare i conti con la realtà. Sognare è bello ma porta anche a prendere sbandate: ad es. immaginare un "popolo" come si desidera o non fare i conti con la realtà. Un solo esempio: la Riforma sanitaria fu una cosa bellissima (grazie alla sinistra allora forte) ma dimenticò di fare i conti con la spesa pubblica e determinò una reazione della quale paghiamo ancora le conseguenze. Anche per le Regioni: un conto è la teoria un conto la pratica: senza una visione d'insieme la differenza socioeconomica è peggiorata. Il mio sospetto fu che il PCI non potendo raggiungere il potere centrale si adoperò per raggiungere quello regionale. Infine: sognare può portare a forte delusione con allontanamento completo dalla politica o magari fare la fine di Bertinotti. L'ottimo è nemico del bene dice Shakespeare. Credo che il politico dovrebbe innanzitutto ragionare e rendersi conto di ciò che è raggiungibile e come ovviamente sapendo guardare anche lontano. PS- Sei (eri) sicuro che nel dopoguerra se fossimo andati dall'altra parte ne avremmo trovato giovamento? Ovviamente è un'ipotesi assurda: le divisioni le avevano già fatte le due superpotenze. Mi rendo conto che il discorso è molto complesso con tanti chiaroscuri. Così come sono molto complessi i grandi temi che ci assillano: la scelta ecologica, la pace.

    RispondiElimina
  5. Temendo di non tornare a Firenze ho risposto per iscritto al tuo commento ed ho sbagliato. Ho sbagliato a non aspettare per dare continuità alle nostre passeggiate nei quartieri, allora periferici, lungo la via di Scandicci e quella di via Pisana. In quel territorio che mi ha visto, per oltre sette anni, militante del Pci e segretario della sezione “S. Quirico-Legnaia”. La mia grande scuola, grazie ai tanti bravissimi compagni, che hanno accettato, me meridionale, alla guida della loro grande e storica sezione della Firensze a me cara. Ricordo, era il 1974, di aver scritto una poesia in dialetto “Tutte ze jètte”, che parlava dello spreco del consumismo nascente, che il grande Pasolini aveva già descritto alla fine degli anni ’60 e che solo in questi ultimi tempi viene ricordato, grazie all’uscita di libri che parlano di questo straordinario vate. L’inizio di un sistema, il neoliberismo, che sta depredando e distruggendo la nostra madre terra e che nessuno nomina e pone in premessa di ogni discussione politica. Il sistema che ha il suo dio spietato nel denaro, una volta reso fine e non mezzo. L’unico a metterlo in discussione, non a caso, è il grande Francesco, che, ancora ieri, ascoltavo nel suo incontro con i rifugiati a Malta. Ho sbagliato – ancora ti prego di scusarmi – a non dare continuità ai nostri ragionamenti di un tempo, che, più o meno, discutevano delle stesse cose poste nel tuo commento al mio articolo riportato su questo blog, e nella mia risposta, anch’essa qui riportata. Ultimamente, quando sono chiamato, in qualche incontro, a intervenire inizio sempre chiedendo ai presenti se posso citare la parola “neoliberismo” e dichiarare “criminali” quelli che, con o senza le armi, stanno uccidendo la terra. Mi rendo conto che il sistema è una forza micidiale con tutti i mezzi di comunicazione nelle sue mani, che formano e influenzano le opinioni delle persone. Mi fermo qui sperando di poter dare continuità a questa mia riflessione e ad altre ancora, in occasione di un nostro prossimo incontro, a Soffiano o in Molise. Buona giornata.

    RispondiElimina
  6. A proposito dei sogni

    I visionari che hanno fatto la storia
    Senza i pionieri che hanno avuto il coraggio di realizzare i propri sogni, l’Italia non avrebbe conosciuto buona parte della suo bellezza. Da Giulio Ferrari ad Adriano Olivetti, da Enrico Piaggio a Leonardo Da Vinci, viaggio tra i sognatori che hanno migliorato le nostre vite e stravolto le regole.

    I visionari sono gli eroi del nostro tempo. Li ha da poco celebrati il Salone Internazionale del Libro di Torino, intitolato proprio Visioni, provando a riflettere sull’importanza che i grandi sognatori, capaci di guardare lontano e innovare seguendo il proprio istinto e la propria intuizione, hanno sempre avuto nella storia del made in Italy.

    https://www.corriere.it/native-adv/ferrarispumante-longform01-il-coraggio-di-sognare.shtml

    La lucida follia dei grandi sonatori
    Loro avevano un sogno e sono riusciti a realizzarlo: Einstein ha trasformato la fisica moderna, Gandhi ha combattuto per la libertà che l’India ha avuto, Amelia Earhart è stata la prima donna al mondo a volare e Marthin Luther King ha reso tutti gli uomini americani uguali tra di loro. E come loro anche la Apple ha realizzato i suoi diversi sogni: ha realizzato l’iMac rivoluzionando il mondo dei computer, l’iPod e l’iTunes Store creando un modo semplice per ascoltare la musica e comprarla, l’iPhone e l’iPad dando vita al mondo degli smartphone e a quello dei tablet.

    Alla fine Jobs è stato un visionario che aveva veramente capito che solo “The Crazy Ones” ovvero le persone che sono abbastanza pazze da pensare di poter cambiare il mondo, lo cambiano davvero.

    https://ilcorsivoliceoumberto.wordpress.com/2012/10/15/la-lucida-follia-dei-grandi-sognatori/

    Il progresso è fatto dai sognatori
    Ma la storia è attraversata da sognatori e visionari. Il progresso si realizza anche per mezzo del loro vedere oltre, del loro sognare, del loro osare un pensiero diverso, dal loro scartare dalla comune grammatica che regola le cose, dallo scardinamento che fanno delle logiche ordinarie. Le grandi scoperte di scienza sono l’esito di questa divergenza.

    La scienza ha bisogno di sognatori e visionari. Ne hanno bisogno le civiltà, perché le civiltà si sviluppano sui sogni, anche se spesso non se ne fa caso, anche se spesso quei sogni vengono contrastati.

    https://www.quotidianodipuglia.it/pensieri_e_parole/progresso_scienza_sognatori-4486899.html

    Sognatori visionari e ribelli: quando il genio prende vita
    Steven Spielberg, uno dei registi più amati, ha dichiarato: «Io di mestiere sogno». Non si è mai posto limiti ed è riuscito a far materializzare mondi e creature fantastiche quando nessuno credeva fosse possibile.

    Nel mondo letterario è celebre l’esordio di Stephen King, 73 anni e oltre 60 romanzi pubblicati in tutto il mondo. Da sempre convinto che sognare aiuti a tenere a bada le emozioni negative e a dare spazio alla creatività.

    https://www.spazio50.org/sognatori-visionari-e-ribelli/

    Il sogno, un motore creativo per realizzare cose impensabili o le proprie aspirazioni.
    Realizzare un sogno nel mondo reale significa andare incontro a resistenze piccole e grandi, af-frontare sfide che inizialmente possono sembrare insormontabili, problemi di varia natura legati al non saper vedere oltre il proprio naso, superare ostacoli burocratici, lottare contro mentalità chiuse a tutto ciò che è nuovo e che può portare miglioramenti, benessere.
    Nicola D’Ambrosio

    Caro Pasquale sognare e lottare per i propri ideali ti fa onore e più di qualcosa per il tuo Molise hai realizzato e continui a proporre, vedi per esempio le idee e progetti descritti e pubblicati sul tuo blog e non solo il “Gusto delle idee”, Sogni sparsi, ottobre 2021, Il sogno riservato al mio Molise, luglio 2021, ecc..

    RispondiElimina

Posta un commento

Post popolari in questo blog

Nel 2017 il mondo ha perso un’area di foreste grande quanto l’Italia. L’indagine di Global forest watch

Un pericoloso salto all'indietro dell'agricoltura

La tavola di San Giuseppe