La follia del potere e del denaro

di Pasquale Di Lena
Devo pensare che il grande Papa Francesco, con i suoi discorsi e i suoi libri, e la piccola ragazzina. Greta Thunberg, che, a 14 anni rivendica il futuro, sono le fantasie di uno che comincia a sentire sempre più il peso dell’età. Mie fantasie, che, con la guerra in atto in Ucraina - così com’è stato per il Giappone, la Corea, il Vietnam, l’Iraq, la Libia, il Pakistan, la Palestina - tornano con le paure e le ansie, come quelle vissute con la guerra, nei primi quattro anni di vita e, con la fame, quelli a cavallo degli anni ’50. Le stesse – sono certo - che, in questi giorni tristi, si accumulano nell’animo dei bambini e degli adolescenti ucraini e degli stessi russi, e, con esse, il dolore che soffrono le donne e gli uomini della Ucraina, il paese di persone a me care. Mie fantasie, anche, i ripetuti appelli, “No Guerra”, “Sì Pace”, espressi dopo la scellerata dichiarazione di guerra di Putin, e, subito dopo la decisione, altrettanto scellerata, dell’Europa, con l’Italia consenziente, di inviare armi. La dimostrazione che i soli a gridare vittoria sono sempre e soli i padroni delle armi. Di fronte a questa decisione ho gridato, ancor con più forza, “No Guerra”, “Sì Pace”, aggiungendo “No Armi”. Mi ha impressionato la celerità dell’annuncio dell’invio di armi. Una celerità tale da farmi pensare che la decisione era già stata presa e da tempo. E, ancor più, la tranquillità dei protagonisti, la stessa di tutti i governanti che, nel corso dei decenni dopo i due bombardamenti nucleari, nel 1945, di Hiroshima e Nagasaki, hanno riempito i loro arsenali di un numero sproporzionato di bombe atomiche. Pazzi capaci di alimentare la follia che è alla base di ogni dichiarazione di guerra, compresa questa in corso. E, poi, la tranquillità di chi dovrebbe sapere che la decisione delle armi è anch’essa una dichiarazione di guerra, con il rischio di allargare il fronte, proprio nel momento in cui era da chiuderlo con la pace. Nessuna meraviglia - almeno per me - del consenso quasi unanime dei parlamentari italiani. Solo una dimostrazione ulteriore del loro ruolo di comparse, al servizio, nella gran parte dei casi a loro insaputa, della finanza (banche e multinazionali) che le guerre sparse nei cinque continenti, con alcune ancora in corso, le hanno dichiarate e, se, per pura distrazione, non le hanno fatto, le hanno alimentate con le armi ed altro. Uno spreco ingente di denaro per tanta parte – è bene ripeterlo -destinato a ingrassare la sempre più fiorente industria bellica. e, per la restante, destinato a spargere sangue e lacrime, distruggere la vita, quella di esseri viventi e. con essa, le risorse naturali, oggi più che mai, preziose. La guerra è guerra al di là di chi la dichiara e di dove viene fatta. Pensando a Papa Francesco e ai suoi appelli, ai suoi scritti e alle sue azioni, in particolare quella di recarsi, immediatamente dopo la dichiarazione di Putin, nella sede dell’Ambasciata russa, e, pensando a Greta e al futuro, ai milioni di giovani che con lei, e non una volta, sono scesi nelle piazze del mondo, mi sembra giusto far presente la guerra dichiarata dal neoliberismo. Il sistema che, da oltre cinquant’anni, governa il mondo intero, anche Russia e Cina, alimentando il consumismo e accompagnando il processo della globalizzazione, nelle mani di banche e multinazionali. Una guerra strisciante, dichiarata da tempo dal suo dio, il denaro, che, ogni giorno è segnata da atti di distruzione inaudita della Terra, che il sistema riesce, con tutt’i mezzi a sua disposizione, ad occultare. Sono a dimostrarlo due delle ferite sanguinanti della Natura e di nostra madre Terra, la situazione grave della crisi del clima e la costante riduzione della biodiversità, dai più non viste. Gli esempi più evidenti di cosa condizionerà il futuro della presenza dell’uomo su un globo che, comunque, continuerà a girare. Un mondo nel mani di un dio, il denaro, che esalta e diffonde la follia, com’è quella della guerra, delle armi, della depredazione della Terra. Tant’è che la guerra di Putin, a distanza di tre settimane, è diventata, per i governi e le lobby che li accompagnano, una grande occasione per coprire la guerra dichiarata alla terra, e, portata avanti dal sistema, con le conseguenze pesanti sopra accennate. Ciò che è peggio, per rilanciare le scelte (molte negate dalle piazze piene di italiani) che sono alla base della pesante crisi che vive il clima: le miniere di carbone; le perforazioni; le centrali nucleari; l’agricoltura industrializzata e gli allevamenti superintensivi. Le tanto decantate energie pulite, quasi furto di terreno. Nessuno accenno, non a caso, alla necessità di rivedere i nostri comportamenti di consumatori, per saltare dalla strada del “progresso” - con o senza guerre ci sta portando nel baratro - su quella della sobrietà, che apre alla vita, al domani, un diritto, quest’ultimo, soprattutto delle nuove generazioni.pasqualedilena@gmail.com

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