SIAMO NOI I TUTORI/CUSTODI DEL TERRITORIO

di Pasquale di Lena
Una parola d’ordine lanciata da Gianni Di Matteo, sindaco di San Martino in Pensilis, nel corso del coordinamento delle Città dell’olio del Molise di mercoledì scorso, che è risuonata, venerdì pomeriggio, nella sala consiliare della patria della “Pampanella” e ieri, nel corso dell’incontro a Campomarino, promosso da “Molise domani” con il coordinamento di Mario Ialenti. L’associazione legata a La Fonte, il periodico dei terremotati, che ha definito il coordinamento delle associazioni impegnate su più campi nella nostra regione, e, tracciato un primo percorso, quello finalizzato a incontrare altre realtà impegnate a dare soluzioni a problemi che toccano il Molise. I problemi aggravati, dopo questi ultimi venti anni, con il gioco dell’alternanza al governo della Regione. In pratica cinque anni con un presidente e una maggioranza, entrambi espressioni della mano destra e, i successivi cinque anni, di quella sinistra. Un gioco perfido, che sta a rimarcare un vuoto politico e una responsabilità, quella di legiferare, sconosciuta agli eletti e componenti del Consiglio regionale, appunto i legislatori. In questo senso - fatta salva qualche eccezione - una totale mancanza di governo e del ruolo stesso dell’opposizione, che ha portato e porta a negare quel futuro che merita la nostra Regione, proprio nel momento più alto della sua attualità, quello del primato, in Italia, della ruralità e della biodiversità. Due valori che il sistema dominante, in Italia e nel mondo, sta, al pari del territorio che li esprime come suoi beni comuni, limitando e riducendo a poca cosa. E questo proprio nel tempo sospeso che viviamo, quando più che mai si ha bisogno di questi ed altri valori, e, soprattutto, del territorio per la rinascita, ovvero la premessa fondamentale per rendere il Covid un ricordo triste del passato. Un vuoto di governo e di iniziative, testimoniato proprio dalla mancanza di un piano di sviluppo e delle necessarie strategie, che può essere sanato solo con l'apertura di una nuova strada, quella dell'alternativa, che apre ai giovani e a quanti hanno il senso della propria identità, e, porta a decidere e definire il domani del Molise. E' a questa necessità di un’alternativa, sempre più forte e più urgente, che le associazioni e un gran numero di molisani hanno percepito da tempo, “Molise domani”, con la sua iniziativa, oggi di un coordinamento e domani di una federazione, vuole dare una risposta. San Martino in Pensilis, torna ad essere, così, al centro dell’attenzione dopo la battaglia vinta nel 2013, quella che ha portato la Granarolo a ritirare il progetto “Gran Manze”, nonostante l’approvazione del finanziamento da parte del Cipe (uiltimo atto firmato dall’allora governo Letta), la realizzazione di una stalla grande 100 ettari per ospitare 12.000 manze, che servivano alle stalle dell’Emilia Romagna - una volta passato il tempo della crescita e della gestazione - di riaverelo stesso numero dii manze, questa volta, vacche in grado di produrre latte nelle regioni di provenienza, non lontane da quella che un tempo era stata una cooperativa, la Granarolo. Al Molise - grazie al consenso della quasi totalità della classe dirigente e politica - solo merda, urine e gas, ovvero inquinamento dell’aria e delle falde freatiche, del Biferno e del mare, da nitrati, antibiotici, metano e, in più, bisogno di un enorme quantitativo di acqua/anno pari al consumo, per lo stesso arco di tempo, del capoluogo regionale, Campobasso. La dimostrazione di una classe dirigente e politica, che, in mancanza del senso dell’identità, avrebbe trasformato i molisani in "cornuti e mazziati". Una classe politica e dirigente, frutto del gioco dell'alternanza, che ancora rappresenta il Molise. San Martino in Pensilis questa volta, però, torna in campo con un sindaco, Gianni Di Matteo, illuminato da altri propositi che è, non la svendita del territorio alle colate di cemento e asfalto, gigantesche pale eoliche o estesi impianti di pannelli solari, ma la sua promozione e valorizzazione. E lo fa con la parola d’ordine “Noi testimoni/tutori del territorio” - quale bene comune; unico e solo tesoro di una comunità – invitando tutti i sindaci del Molise. Erano presenti la neo eletta di Ururi e il sindaco di Campomarino, e, il vicepresidente nazionale dell’Associazione Città dell’olio, Nicola Malorni, in rappresentanza delle 27 città dell’olio del Molise, che avevano data l’adesione nell’incontro, sopra citato, fatto in teleconferenza. A sostenere l’iniziativa del Sindaco di un No a nuovi pali elici a San Martino in Pensilis e nel Molise, Marina Colonna, la titolare dell’azienda nota nel mondo per il suo olio, e altri produttori anche di Ururi e Campomarino, quest’ultimi componenti di un comitato nato, a luglio dello scorso anno, proprio contro le pale eoliche. Interventi della Presidente della Confagricoltura del Molise, Maria Concetta Raimondo; del direttore della Cia regionale, Donato Campolieti, dell’ex sottosegretario, Famiano Crucianelli, oggi combattivo presidente di un bio distretto nell’alto Lazio e Giovanni Di Stasi, già parlamentare e presidente, per un solo anno, della Regione Molise. Una settimana, quella che si chiude oggi, che ha ridato voce e spazio alla politica, quella con la p maiuscola, che è scienza e arte di governare, nel caso specifico il territorio, il proprio e quello del Molise intero.

Commenti

  1. Grazie per la battaglia che portate avanti. Abbiamo tutti da esercitare il nostro diritto/dovere di cittadini. Conoscere per agire e certamente fare squadra. Mi piacerebbe molto se si usassero i fondi europei di questo PNRR per creare la figura professionale retribuita del custode del territorio che svolga compiti di protezione, pulizia e conoscenza degli spazi intorno a noi. Bisognerebbe certo formare queste persone ma non dovrebbe essere così impossibile...

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    1. la tua proposta è a me pienamente condivisa. Penso ai coltivatori e al territorio di loro competenza. Una buona integrazione di reddito e un buon ammortamento dei mezzi a disposizione

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  2. Il mio augurio è che “Noi testimoni/tutori del territorio” non rimanga uno slogan come tanti e se i custodi saranno i contadini (ormai imprenditori agricoli), che non diventino "prenditori" di un sussidio e basta senza alcun interesse per l'agricoltura vera. Non una opposizione la mia ma per ricollegarmi al commento di Annamaria vorrei dire che non si può formare altre figure che amino il territorio più di coloro che lo hanno scelto per una ragione di vita, i contadini appunto. (ulteriori formazioni professionali mi ricordano il cacciatore specializzato che dovrebbe salvarci dai cinghiali. Per carità! ) Anche i contadini vanno però indirizzati e mi pare che i Bio-Distretti ( quello Frentano appunto) sono uno strumento insuperabile, poi c'è la scuola agraria, l'Università, il centro di ricerche Biocult . Auguro a voi tutti di trovare intesa con tutti questi e di regalarci, facendoci appassionare, quella buona politica che manca.
    Carmine Lucarelli

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