Salutequità: ultima chiamata per il diritto alla salute in Molise
Posted by fidest press agency su mercoledì, 16 febbraio 2022
L’assistenza domiciliare integrata (ADI) in Molise è tra quelle che in Italia assistono la maggiore percentuale di ultrasessantacinquenni. Una medaglia importante se si considera che la Regione si caratterizza per un’alta presenza di aree montane e zone disagiate. Ma ogni medaglia ha il suo rovescio e se le prestazioni di ADI per 100mila abitanti sono tra le più numerose del Paese, il totale delle ore per singolo caso trattato nel 2019 è la metà rispetto alla media nazionale: 9 ore in Molise rispetto alle 18 dell’Italia e 50 del Lazio, 36 della Campania e della Sicilia.Le “buone notizie”, però, finiscono sostanzialmente qui. Per gli altri indicatori di salute ed efficienza dei servizi, il Molise, in piano di rientro da oltre 10 anni (dal 2007) e commissariata per la sanità, è oggi tra i fanalini di coda delle Regioni. Secondo i dati del monitoraggio sui Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), nel 2019 (ultimo anno analizzato) è l’unica Regione insieme alla Calabria a non aver rispettato i LEA. Le cose non vanno – ma sono “in miglioramento” – anche per quanto riguarda i posti letto per gli anziani nelle strutture residenziali, mentre si ricade nel “non accettabile” per lo scostamento dai valori normali per l’assistenza ospedaliera e la salute mentale. Nel 2019 in Molise sono stati assistiti presso i dipartimenti di salute mentale 1,9 cittadini per 1000 residenti contro i 21,52 in Emilia-Romagna, con un peggioramento significativo rispetto agli anni precedenti. I dati del Molise sulla sanità sono (quasi) tutti in rosso e non è un problema di finanziamento, in linea con il resto d’Italia. Alla base piuttosto c’è un difetto di programmazione sanitaria, organizzazione dei servizi e una carenza di personale, andato diminuendo negli anni, anche per colpa dei blocchi di turn over (ricambio rispetto a chi va in pensione) dovuti al piano di rientro e al commissariamento, ma non solo. Tra il 2010 al 2018 la Regione ha perso 1027 unità di personale sanitario: di cui 204 medici e 366 infermieri.E i cittadini molisani si spostano per curarsi: il tasso di ospedalizzazione fuori Regione per 1.000 abitanti è il più alto d’Italia (27,70).Per non parlare degli investimenti per l’edilizia sanitaria, previsti – e via via incrementati – fin dal 1988: oltre 142 milioni ancora da utilizzare su poco meno di 170 a disposizione.Il Molise ha difficoltà evidenti nell’implementazione delle decisioni assunte: è l’esempio dei Percorsi diagnostico-terapeutici assistenziali (PDTA). Ne sono stati approvati 14 tra il 2016 e il 2019, ma dai dati del monitoraggio del Ministero la loro attuazione è critica e con difficoltà crescenti negli anni. E ancora il fascicolo sanitario elettronico è attuato ma poco utilizzato, con valori percentuali che non raggiungono (al secondo trimestre 2021) nemmeno il 5% della popolazione, contro Regioni (quasi tutte al Nord a onor del vero) che raggiungono o comunque sfiorano il 100 per cento.E le criticità sono anche nel Piano nazionale Cronicità: recepito con due anni di ritardo e rimasto per ora solo sulla carta: il gruppo di lavoro regionale di coordinamento e monitoraggio del Piano sembrerebbe non essere stato attivato e non si trovano informazioni sul sistema di stratificazione della popolazione nella Regione (a parte una sperimentazione del 2018 su dati del 2017).
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