IL MOLISE HA GIA' DATO - 1

Con questo titolo il blog, che porta il mio nome, riproporrà articoli datati, utili a leggere meglio la realtà che si vive in questo nostro Molise, visto che si continua a camminare sulla vecchia strada, quella che porta a cadere nel baratro. Articoli che, con i continui assalti (anche in questo momento) al territorio molisano, tornano di attualità, e, nella gran parte, purtroppo, con il consenso di una classe politica e dirigente, quella che avrebbe il compito, con il buon governo, di difenderlo. Tanto più oggi, che di territorio ce n'è sempre meno a causa dei furti perpretati con la continuazione di pratiche che lo trasformano in cemento e asfalto, pali eolici e pannelli solari. In pratica un continuo furto di cibo, aria, acqua, storia, cultura, tradizioni, ambiente e bellezza, quella espressa dal paesaggio. In sintesi, furto della propria identità, che - a mio parere - è la cosa più preziosa di una persona, e, se è vero questo, intoccabile e, non in svendita come, purtroppo, continua ad accadere. Torna l'idea di un Molise da recintare per: respingere gli assalti dei barbari, oggi i sacerdoti del dio denaro; onorare gli ospiti scelti ed invitati; organizzare la tavola e mettere al centro il cibo, i suoi vini, la sua acqua, in modo da vivere bene il convivio, lo stare insieme e, insieme, raccontarsi, conoscersi, sognare il domani; salvaguardare, tutelare, valorizzare le risorse e i valori che il Molse ancora ha per trasformarli in Molise che apre al domani. Prima si comincia e prima si arriva a vedere i risultati, tutti componenti di un patrimonio importante, eredità preziosa per le nuove generazioni
A MONTEMITRO CI PENSERA’ LA MAGIA DEL LUOGO A DIRE NO ALL’EOLICO SELVAGGIO - 27.04.2014------------------------------------------------------------ Un posto magico, quello incontrato ieri a Montemitro e vissuto con altre decine di persone, per dire NO alla installazione di pali e pale eliche poco sopra, in cima al monte, e sulla cima del monte di fronte, dove si racconta il primo insediamento delle genti arrivate dalla Croazia, in cerca di quella pace che la loro terra aveva perso. Non più di duemila quelli che, nel Molise, parlano ancora la lingua portata qui dai loro avi, a rappresentare la più piccola comunità linguistica presente in Italia. Ci siamo radunati, per parlare di pali e pale eoliche, sul piazzale di una casa poco sotto la cima di quel monte che io, dalla mia casa sul “Monte” di Larino, vedo collocato tra Montefalcone del Sannio e San Felice del Molise. Un luogo magico che, come raccontavo a Rocco Cirino, l’animatore degli insegnanti di geografia che da sempre si batte per la bellezza e le bontà di questo nostro Molise, la mia piccola Canon si è rifiutata di fotografare per non profanare la sacralità del luogo e del momento in cui il sole si preparava al tramonto sui Monti dell’Abruzzo che erano lì, di fronte. La sensazione di poterli toccare con la mano, e vedere, sotto di noi, una gola profonda, accompagnata da veli di nebbie a significare il mistero dei luoghi, scendeva, sulla destra dell’antico centro della cittadina di origine slava, per tuffarsi nel Trigno. Verso oriente la sagoma non lontana di un altro centro stupendo di origine croata, qual è San Felice del Molise; il tracciato del tratturo Ateleta – Biferno, che passa per Acquaviva Collecroci, il terzo centro di origine croata, e, poi, un mare di onde verdi di boschi sopra una campagna composta di seminativi, viti e olivi che andavano verso Monte Mauro. Un luogo che ogni molisano dovrebbe visitare per convincersi che il paesaggio è uno straordinario valore di questo Molise, e lo è, per le emozioni che ti dà e, ancor più, per quelle che potrebbe dare a un visitatore invitato domani dai giovani di una cooperativa sociale, Diversessere, che hanno scelto questo luogo come sogno del loro futuro di coltivatori, animatori e promotori del territorio. Un visitatore che, una volta arrivato qui, solo se costretto da richiami più forti, decide di andar via e tornare là dove la solitudine è ancora più sentita stando con un numero di sconosciuti, i paesaggi sono palazzi tutti uguali e i suoni sono rumori assordanti di una frenesia che non trova pace. Pensare alla possibilità di vedere presto questi luoghi trafitti da chiodi giganti, come i pali eolici, e di sentire il rumore violento delle pale che girano, mi porta a ripensare la passione del Cristo sulla croce di una settimana fa. Ora, come oltre duemila anni fa, per colpa di affamati di potere e di soldi, che i governi dell’Europa stanno alimentando, e dei moderni Ponzio Pilato, che si lavano le mani per dare spazio a scempi che segnano la loro identità e quella dei loro figli, visto che feriscono e uccidono il territorio. Le cento persone che ieri sono riuscite a vivere insieme, con il dialogo e la speranza che venga evitato lo scempio, la sacralità del luogo, non sono poche, ma un’enormità che fa credere che il Molise si può salvare da totem che, pensati qui, appaiono del tutto fuori luogo, portatori di una violenza che si trasformerà in dannazione per chi ha pensato di installarli là dove le aurore e i tramonti si confondono. Il sindaco di Montemitro, che personalmente conosco come persona a modo, e gli abitanti di questo paesino incastrato su un crinale, che ieri erano dietro le finestre, hanno perso un’occasione a non essere protagonisti quanto me e gli altri di un dialogo sulla necessità, prima ancora che sull’utilità, di questi pali eolici. Hanno perso, purtroppo, anche l’opportunità di vivere la magia che, con il lento respiro del tramonto, ha coinvolto me e le altre e cento persone presenti ieri pomeriggio. a Montemitro. pasqualedilena@gmail.com

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