All’ombra del Matese

Molise Centrale, dal Trigno al Fortore di Pasquale Di Lena. Foto copertina di Rino Trivisonno
C’è ancora chi vuole imbrattare la valle del Tamaro, il luogo che da millenni splende con Altilia, oggi sito archeologico che racconta, con il dialetto di Sepino e quelli portati dall’Abruzzo e dalla Puglia, il tempo. Con Altilia, l’antica dogana, il tratturo Pescasseroli-Candela, uno dei più importanti. Torna, dopo vent’anni, l’idea di un aeroporto che serve solo a rubare territorio prezioso ed a pagare progettisti e un’impresa costruttrice. C’è ancora chi, con un tunnel - tale sarà la tanto desiderata autostrada - vuole cementificare, e, così, distruggere la flora fauna della minuta valle del fiume Biferno. Un patrimonio importante di biodiversità. Qualche decennio fa, avendo chiara nella mente la figura della “Farfalla” e l’importanza dell’”arretratezza” ero solito ripetere “il Molise va recintato”, nel senso che il suo territorio, piccolo, ma - grazie alle catene di montagne e di colline, alle minute piane e al mare - ricco di ogni cosa, va salvaguardato, tutelato e promosso. E va fatto con la bellezza dei suoi paesaggi e la nettezza dei suoi ambienti, la sua storia e la sua cultura, le sue tradizioni, così legate alla ruralità (in parte ancora espressa) e alla pastorizia/transumanza, in particolare quelle gastronomiche. Nel numero precedente de la Fonte ho parlato del “Basso Molise laboratorio”, e, in questo, che apre il 2022, parlerò del Molise che vede al centro il suo capoluogo, Campobasso, dominato dal suo Castello Monforte, con Ferrazzano e le cime innevate del Matese non lontane; le colline alte, che danno ombre al percorso del Biferno, e, dalla parte opposta, i Monti Dauni in Puglia, che guardano il Lago di Occhito e risalgono il Fortore fino a toccare la provincia di Benevento. È in quella fascia di terreni argillosi, che va dal Trigno al Fortore, lungo i due tratturi Castel di Sangro- Lucera e Celano –Foggia, che io vedo il fiorire della sulla, la leguminosa medicamento per questo tipo di terreni e alimento prediletto delle api affascinate dal colore rosso porpora del fiore. Una foraggera pluriennale appetita dagli animali, bovini in particolare, che dona semi pregiati e richiama gli apicoltori nomadi per il miele, il più ricercato dal consumatore. Una pianta preziosa che, con il suo miele Dop o Igp, e, la sua fantastica fioritura, che dura da fine Aprile a metà Giugno, ha tutto per diventare immagine e richiamo del Molise. Il Centro Molise è il luogo scelto, tre secoli fa, dal vitigno “Tintilia”, con il suo vino “Tentéje” che diventa subito famoso e, nonostante le basse rese produttive, prediletto dai tanti piccoli produttori, i suoi primari consumatori. Oggi il vino “Tintilia del Molise” è, con l’Olio Evo “Molise” Dop, il testimone del Molise che, grazie ai suoi bravi produttori, riscuote importanti successi, al pari dei più noti e blasonati vini italiani, e, insieme ad altri tre vini molisani, ”Molise” o “del Molise”, “Biferno” e “Pentro” (tutto in provincia di Isernia), porta a 5 i prodotti dop, tutti e soli molisani. Le altre 4 dop, “Caciocavallo silano”, “Salamini italiani alla cacciatora”, “Ricotta” e “Mozzarella di Bufala”, sono in compartecipazione con altre Regioni. Lo stesso vale per la Igp “Vitellone bianco dell’Appennino centrale”, alla quale bisogna aggiungere le due igp, tutte molisane, riservate ai vini “Osco o terra degli Osci”, in provincia di Campobasso, e “Rotae”, in provincia di Isernia. L’olivicoltura di questa parte del territorio molisano è segnata da una varietà importante, lo “Sperone di gallo”, soprattutto lungo la valle del Tappino che scivola verso il Fortore. La valle che dona, con il Comune di Pietracatella, una salsiccia unica, speciale, e con quello di Riccia, il “”Fagiolo della Paolina”, un legume che vale la pena assaggiare. Da qui ci portiamo, risalendo la statale 17, verso il Matese, all’incrocio con l’antico Tratturo Pescasseroli-Candela, che abbiamo ricordato all’inizio di questo nostro racconto, per parlare di Bojano, la capitale dell’Antico Sannio, la patria della “Scamorza”, che ha, volendo, quanto serve per diventare Dop; la terra degli orti che, con le verdure, danno un piatto speciale, molto salutare e tutto all’insegna della Dieta mediterranea, la “Fruffola” abbinata a pane raffermo o a pizza di mais cucinata sui mattoni di un camino, sotto la coppa, e olio evo “Molise” Dop. Siamo ai piedi del Matese - da tempo candidato a diventare Parco interregionale - la terra degli “Orapi”, deliziosi spinaci selvatici; delle lumache che pascolano lentamente oltre i 1500 metri di altezza, incuranti del freddo; del “Fungo Porcino”, che non ha niente da invidiare a quello di Borgotaro. Chiudo con due realtà a me care: Trivento, che, nel periodo natalizio, profuma di “Cepelliate”, un dolce di pasta frolla aromatizzata al limone, patria del “farro”, l’antico cereale, e, Montagano, la terra del Moscato e di un pomodoro particolare, appunto di Montagano. pasqualedilena@gmail.com

Commenti

  1. Spettacolare e ghiotta rappresentazione delle eccellenze molisane prodotte dal nostro prezioso territorio e da solerti operatori alimentari. Degna di un quadro fiammingo dei migliori artisti. COMPLIMENTI, PASQUALE!

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