Per superare la violenza di genere
di Umberto Berardo
La violenza di genere riguarda prevalentemente le donne, ma non risparmia gay, lesbiche, bisessuali e bambini che possono subire umiliazioni, offese, intimidazioni, denigrazioni, controlli o limitazioni di natura economica, minacce, ricatti, molestie ed abusi sessuali, stupri, mutilazioni, matrimoni coatti, prostituzione imposta e schiavitù sessuale, sfigurazione del corpo con acidi fino al femminicidio; possiamo pertanto affermare che essa comprende tutte le forme di prepotenza su persone discriminate in base al sesso e che costituiscono reati considerati una violazione dei diritti umani.Il fenomeno,
esteso in tutte le aree geografiche e interessante le diverse classi sociali, ha
una diffusione endemica, purtroppo crescente e talora gravissima.
Secondo
l’Organizzazione Mondiale della Sanità una donna su cinque nel corso della sua
vita subisce abusi fisici e sessuali nel corso della sua esistenza.
I dati del
Ministero dell’Interno ci dicono che nel 2021 hanno perso la vita in Italia già
più di cento donne, di cui settantotto uccise in famiglia.
Quasi ogni
giorno la cronaca ci pone davanti episodi di violenza che lasciano davvero
sconcertati.
Le cause del
fenomeno sono da ricercare nella fragilità psicologica di chi perpetra tali
violenze ed hanno come movente una cultura patriarcale maschilista che affonda
su pregiudizi e stereotipi intrisi perfino della concezione del possesso della
persona altrui.
Chi si nutre di
un tale modo di pensare e di vivere è incapace di relazioni coniugali e sociali
fondate sul rispetto della dignità dell’altro e quindi su una parità di diritti
e doveri.
Il silenzio e la
minimizzazione hanno impedito per molto tempo che si potesse avere un’idea
chiara della questione.
Solo a partire
dagli anni settanta del secolo scorso finalmente le donne ma anche i minori
hanno preso coscienza della necessità della denuncia degli abusi e sono nati i
primi centri antiviolenza fino a quando poi nel 1999 l’ONU ha deliberato che il
25 novembre diventasse la
giornata internazionale per l'eliminazione della violenza di genere.
Dal 2015 la
campagna “…questo NON È AMORE” sta cercando di sensibilizzare tutti a
mobilitarsi contro simili atti di brutalità diffondendo una cultura di
relazioni paritarie tra gli esseri umani.
La Convenzione
firmata ad Istanbul l’11 maggio 2011 ha definito la violenza contro le donne
come una grave violazione dei diritti umani.
La Legge n. 69
del 9 agosto 2019 ha introdotto e definito con chiarezza nuovi reati perfezionando
i dispositivi di tutela delle vittime di violenza domestica e di genere.
Abbiamo certamente
gli strumenti legali per agire, ma sappiamo come la loro applicazione è comunque
in relazione con la cultura e la sensibilità di chi è chiamato ad applicarli
mentre osserviamo che i sistemi di protezione delle vittime risultano sempre
più labili.
Nonostante
questi meccanismi di ordine giuridico e sociale posti in essere il fenomeno
continua a dilagare in maniera impressionante e ci interroga seriamente su una
maggiore consapevolezza relativa ai suoi aspetti, ma in particolare sulla
necessità di porre in essere strumenti per arginare le conseguenze e per
prevenire i reati.
Occorre
anzitutto contrastare chi tende a mistificare gli episodi cercando di
giustificare gli autori con la colpevolizzazione delle vittime ree di aver
provocato i carnefici.
Prioritaria è
anche una tutela reale di chi subisce violenza e l’isolamento e la rieducazione
di soggetti fragili o psicologicamente pericolosi
I centri
antiviolenza, pure abbastanza diffusi, sono più impegnati nell’ascolto, nella
consulenza e nell’accoglienza che in un’opera di prevenzione che invece è
essenziale e che deve necessariamente passare attraverso la consapevolezza del
superamento di stereotipi che affondano in una concezione gerarchica di genere
frutto anche di un’educazione familiare, scolastica e pseudoreligiosa che ha
sempre definito il ruolo della donna nella società e nella storia come
subalterno a quello dell’uomo.
Rivoluzionare una
tale concezione e disegnare l’immagine e la funzione paritaria di uomini e
donne nella collettività significa impostare la formazione culturale ed etica
su un civismo che superi il pregiudizio della donna come persona debole e
perfino come proprietà del padre, del marito o del compagno, le asimmetrie di
potere di ogni tipo e le disuguaglianze di funzioni dell’uomo e della donna
dentro e fuori del nucleo familiare.
Abbiamo
necessità in questa direzione di un grande sforzo politico, pedagogico e
didattico che insieme ad un’educazione affettiva, purtroppo ancora inesistente
nelle scuole italiane, preveda una sovversione totale dell’impianto di
discipline come la storia e l’educazione civica con una profonda revisione dei
testi scolastici.
Ancora oggi
l’insegnamento di tali discipline, impostato su pregiudizi atavici di carattere
maschilista, alimentati per secoli dal potere degli uomini sulle donne, tende
ad escludere la funzione di queste ultime che hanno operato davvero in maniera
egregia nella costruzione della civiltà soprattutto in ordine alla
realizzazione di rapporti non violenti come nella ricerca di obiettivi di senso
dell’esistenza e di una felicità generalizzata.
La parità di
genere, che non può fermarsi a discussioni o dichiarazioni teoriche, ma deve
prevedere possibilità di mutamento reali, è la vera trasformazione culturale
che dobbiamo perseguire e che non solo può arginare, ma eliminare il fenomeno
della violenza di genere costruito interamente su elementi di carattere
patriarcale.
Anche le
campagne di sensibilizzazione sui mass media come sul web devono
necessariamente creare nell’opinione pubblica la concezione di una reale
eguaglianza tra uomo e donna e più in generale tra tutti gli esseri umani
qualunque sia il loro orientamento sessuale.
Una volta contro
gli atti di violenza si scendeva in piazza per condannarli e per indirizzare
l’opinione pubblica alla riflessione.
In questi giorni
di iniziative sulle strade da percorrere per eliminare i tanti femminicidi cui
stiamo assistendo ne abbiamo viste davvero pochissime.
Oggi, 25
novembre, abbiamo tutti la necessità di vivere la giornata internazionale per
l'eliminazione della violenza contro le donne interrogandoci sul livello del
nostro impegno civico in tale direzione.
Ciascuno nelle
sue competenze e possibilità credo abbia il dovere di fare la sua parte in merito
con iniziative educative, di mobilitazione e di responsabilizzazione.
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