Rendere il Molise un esempio dell'olivicoltura nazionale

di Pasquale Di Lena
Anno nuovo, idee e proposte nuove riguardanti l’olivicoltura molisana? No, anno nuovo con alcune idee e proposte di qualche anno fa, tutte ancora da realizzare. I 20 punti che pubblico, oggi, sul mio blog sono parte di un appunto del 2015, che trovo ancora di grande attualità. Iniziative che, se realizzate, possono fare dell’olivicoltura, la più diffusa e la più antica delle coltivazioni arboree, l’occasione di una programmazione del territorio regionale, a partire dall’agricoltura generale, base importane di quel piano di sviluppo che la Regione Molise ancora si deve dare. Un piano essenziale da lasciare in eredità alle nuove generazioni, e, così, rendere meno pesante il loro domani. Il Molise – è bene ricordarlo – terra di olivi e di oli con il suo patrimonio di biodiversità ricco di 19 varietà autoctone, per un totale superiore di poco ai due milioni di olivi, con il “Gentile di Larino”, il più diffuso grazie alle sue 700 mila piante censite. E’, anche, la culla dell’Associazione Nazionale delle Città dell’Olio (Larino 1994) e, con l’olio di Venafro, la storia di oltre duemila anni della qualità dell’olio italiano. Che fare? Ecco alcune idee possibili da realizzare e, una volta realizzate, metterle a disposizione di alre realtà olivicole del Paese: 1. Definire “Distretti biologici” le sei aree olivicole che, per me, segnano il Molise, e, lavorare per realizzarli, sapendo dell’interesse del consumatore e di un mercato che sta premiando il bio con una domanda crescente e significativa di prodotti e oli bio. Realizzare questi “distretti”, vuol dire immagine dell’olio e del territorio di origine, sostenibilità, valore della biodiversità olivicola molisana e suo mantenimento; 2. Realizzare dentro ogni distretto le “Vie dell’olivo e dell’olio” 3. Organizzare subito, in queste aree, associazioni e cooperative per valorizzare gli olivi e oliveti secolari e per avviare definitivamente, sfruttando la legge dell’agricoltura sociale, un recupero degli oliveti e degli olivi abbandonati 4. Scongiurare il pericolo della diffusione degli oliveti super intensivi che vogliono dire cancellazione di valori e risorse del territorio (storia, cultura, tradizioni, ambiente, paesaggio, suolo, agricoltura, che è tale solo se il coltivatore e il suo protagonista) 5. Promuovere la cultura dell’olio con la pubblicazione e diffusione di libri e altro materiale, sapendo che è la cultura che apre il mercato e sostiene l’offerta 6. Rafforzare il concorso “Goccia d’Oro” allargando anche agli oli monovarietali oggi promosso dall’Unione delle Camere di Commercio. Le sinergie sono fondamentali nel rispetto dei ruoli di chi sostiene i due concorsi riservati entrambi ai soli oli molisani che tanto hanno dato alla crescita dell’immagine e della qualità 7. Rafforzare il ruolo del Parco storico dell’olivo di Venafro, unico in Italia, che, nel corso dei pochi anni dal suo riconoscimento ha colto una serie di importanti obiettivi, primo fra tutti quello della salvaguardia e tutela del territorio che ha nella storia l’elemento più pregiato del suo patrimonio di valori e di risorse; 8. Realizzare “il parco degli oliveti secolari del Molise -da Portocannone a Venafro” in modo da creare un ponte tra Venafro e la città dell’olio di origine albanese sul quale far passare tutti gli olivi secolari del Molise. I percorsi del tempo 9. Fissare nella Fiera di Ottobre di Larino e in quella d Venafro, Vinolea, i due momenti d’incontro, sviluppo delle pubbliche relazioni e la comunicazione degli oli molisani, dando continuità, in estate, alla formula Girolio, con Termoli punto di rifermento e coordinamento delle altre città dell’olio delle basse colline molisane e di quelle del litorale; 10. Coinvolgere con programmi mirati le scuole, le fattorie sociali e didattiche sparse sul territorio molisano; 11. Rendere l’olio un protagonista assoluto degli istituti tecnici e alberghieri. Un concorso “il racconto dell’olio extravergine in cucina e a tavola”, da consegnare durante lo svolgimento della storica Fiera di Ottobre; 12. Coinvolgere e sostenere la ristorazione che promuove e valorizza gli oli molisani. Si potrebbe far partire dal Molise, l’Associazione nazionale dei Ristoranti dell’Olio di oliva extravergine; 13. Concordare con il tg3 del Molise e le altre emittenti radio e televisive programmi di educazione alla conoscenza dei territori dell’olivo e dell’olio del Molise 14. Far nascere nel Molise “l’Olivoteca d’Italia”, un vero e proprio “parco della biodiversità olivicola italiana” dove si possono ammirare gli oltre 550 olivi autoctoni delle regioni italiane e degustare 550 e più oli monovarietali, 1000, 2000, 3000 tipologie di olio. Una ricchezza unica al mondo 15. Fare del panel di Larino (il secondo istituito in Italia) un centro del gusto dell’olio e dell’enogastronomia molisana per renderlo luogo permanente di promozione e comunicazione dell’olio, degli altri prodotti dell’agroalimentare, nonché della cultura del territorio e del suo paesaggio 16. Istituire l’Università dell’olivo e dell’olio del Mediterraneo da affiancare a quella sull’enogastronomia. Un corso aperto ai giovani dei paesi del Mediterraneo 17. Istituire un biennio post diploma riguardante l’olivicoltura preso l’Istituto tecnico agrario di Larino 18. Istituire il Consorzio di tutela della Dop “Molise” Evo e, nel frattempo pensare a una sua trasformazione in Igp, creando una nuova Dop “Gentile di Larino” 19. Cominciare ad aggregare gli olivicoltori e creare gruppi in ogni città dell’olio per definire programmi e progetti per le singole realtà, in aree definite e sull’intero territorio molisano; per rendere gli oliveti occasioni di visite delle scuole e, se inseriti entro percorsi, di richiamo turistico. 20. La riscoperta dell’artigianato del legno dell’olivo Pasquale Di Lena

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