Papa Francesco sulle unioni omosessuali
di Umberto
Berardo
«Le persone omosessuali hanno il diritto di essere in una famiglia. Sono figli di Dio e hanno diritto a una famiglia. Nessuno dovrebbe essere estromesso o reso infelice per questo. Ciò che dobbiamo creare è una legge sulle unioni civili. In questo modo sono coperti legalmente. Mi sono battuto per questo».“Ciò che dobbiamo creare è una legge sulle unioni civili. In questo modo, gli omosessuali godrebbero di una copertura legale. Io ho difeso questo”.
Queste parole di
Bergoglio, rilasciate lo scorso anno alla giornalista messicana Valentina
Alazraki e tornate di attualità in quanto riportate nel documentario che il
regista americano Evgeny Afineevsky ha dedicato al pontefice argentino, hanno fatto
il giro del mondo e suscitato reazioni molto articolate e controverse.
C’è ancora una
volta chi cerca di “usarlo” per polemiche strumentali che davvero
infastidiscono.
Sappiamo tutti
che il tema dell’espressione della sessualità va affrontato nel rispetto pieno
della libertà personale, collegandolo in ogni caso agli studi scientifici e
cercando di distinguere i diritti a
vivere pienamente le proprie tendenze dalle depravazioni e perversioni che non
sono più appartenenti a relazioni di amore, ma a forme di possesso degli altri
con un esercizio mercificato o imposto dei propri impulsi dove l’eros è
completamente staccato da qualunque relazione affettiva.
Sicuramente una
legislazione sugli omosessuali che decidono di convivere nell’amore reciproco,
nel rispetto e nella fedeltà appare utile e necessaria per garantire a queste
coppie molti diritti di natura civile.
È sicuramente un
atto di civiltà per superare tante forme di omofobia.
Non possiamo
nasconderci che tale questione diventa più complessa quando si pongono alla
discussione talune teorie gender, ma soprattutto pretese di espressione della
propria sessualità che diventano la negazione del rispetto della dignità
altrui.
La richiesta
contestuale di diritti parentali legati alla presenza in una coppia omosessuale
di figli avuti da uteri in affitto, da adozioni o da una sola partner pone
ancora seri problemi di natura giuridica come dimostra ad esempio la recente
sentenza del tribunale di Venezia che ha negato a due donne conviventi
l’iscrizione di entrambe all’anagrafe come mamme, mentre quello di Roma con
analoga sentenza del 30 luglio 2014 n. 299 aveva interpretato in maniera
estensiva l’ipotesi di adozione dando veste giuridica a rapporti di fatto con il
riconoscimento di madre biologica ad una convivente e di madre adottiva
all’altra.
Le due decisioni
alternative ci dicono che i giudici non
sono ovunque orientati al riconoscimento di nuove forme di filiazione e
genitorialità stanti taluni problemi legati al diritto di famiglia: la preservazione
della consolidata affettività, il mantenimento del proprio status filiationis e
la tutela dell’identità personale del minore.
La giurisprudenza
della Corte europea per i diritti dell’uomo sembra orientarsi prevalentemente
alla tutela del benessere dei figli, ma certo sono molte le
questioni che rimangono aperte e vanno affrontate con grande senso di
responsabilità proprio nella difesa degli esseri più indifesi che sono i
bambini.
Siamo
perfettamente convinti, come d’altronde si arguisce chiaramente dall’enciclica
“Amoris laetitia” che il pensiero del papa ponga una chiara distinzione tra
unioni civili e matrimonio cristiano fondato su un sacramento, ma occorre
rilevare che le espressioni sopra riportate ed usate nell’intervista poi
inserita nel documentario non esplicitano nel migliore dei modi le proposte del
pontefice che infatti hanno ingenerato molti equivoci e stanno creando
confusione e polemiche sia all’interno che fuori della Chiesa.
La confusione è
aumentata anche perché nel cortometraggio le dichiarazioni del papa sono state
messe in relazione con Andrea Rubera, portavoce di Cammini di Speranza, che col
consorte Dario De Gregorio è papà di tre bambini nati in Canada con la
gestazione per altri e che qualche tempo fa, non certo in linea con il pensiero
cristiano, ha rilasciato dichiarazioni sulla maternità “come una concezione unicamente antropologica”.
Non crediamo si possa mettere in discussione
una libertà sessuale rispettosa dei diritti altrui e tantomeno la richiesta di riconoscimento
delle relazioni d’amore tra due persone dello stesso sesso.
Altrettanto
dovuta ci appare la loro accoglienza ed integrazione piena nella società ed in
modo particolare tra il popolo di Dio di cui essi sono pienamente parte come
figli di uno stesso Padre.
Ancora più piena
dev’essere l’accoglienza dei bimbi inseriti in tali unioni chiedendosi tuttavia
se in esse ci sia oggi per loro il rispetto identitario di carattere biologico
stante ancora un’assenza normativa sul diritto di tutti ad avere piena
conoscenza delle proprie origini genetiche.
Occorre in ogni
caso che tutti sappiano riconoscere le diversità giuridiche, identitarie e sociali
tra un’unione affettiva ed una famiglia.
Nel libro “Dio è
un poeta” , edito nel nostro Paese da Rizzoli nel 2018 e che raccoglie le
conversazioni con il sociologo Dominique Wolton, papa Francesco afferma «Matrimonio
è un termine che ha una storia. Da sempre, nella storia dell’umanità e non solo
della Chiesa, viene celebrato tra un uomo e una donna» e precisa ancora «È una cosa che non si può cambiare. È la
natura delle cose, è così. Chiamiamole unioni civili. Non scherziamo con la
verità».
Come abbiamo
scritto nel commento alla sua enciclica “Fratelli tutti” , di fronte a questo
papa c’è da porsi in ascolto senza retropensieri perché comunica concetti e
idee importanti non solo per la fede di un credente, ma in generale per una
serena e felice convivenza tra tutti gli uomini.
Ci sono temi di
natura teologica, sociale e culturale che certamente vanno affrontati in modo
sinodale e comunicati con documenti più che con interviste.
Sicuramente
talune espressioni usate da Francesco nella circostanza lasciano il campo ad
interpretazioni equivoche che siamo sicuri saranno fugate dal pontefice con
nuove parole chiarificatrici.
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