i Penziere (5)

      1.  Due belle notizie, arrivate in contemporanea sul mio computer, che parlano di due prestigiose vittorie che onorano e danno- immagine al Molise: 
La prima è quella del film “Io ho denunciato”, Premio per il sociale, vincitore al Festival del Cinema di Venezia edizione 2020, tratto dal romanzo scritto da Paolo De Chiara, giornalista-scrittore, molisano di Isernia.
Paolo De Chiara, giornalista, scrittore e sceneggiatore,  è il molisano che si occupa delle criminalità organizzate  e che si dedica alla diffusione della cultura della legalità nelle scuole.

La seconda è la straordinaria vittoria del vino “Herero”, annata 2016, Doc  “Tintilia del Molise”, prodotta a Toro,  GRAN MEDAGLIA D’ORO del “Concorso Mondiale dei Vini estremi”, cioè dei vini di una viticoltura difficile, faticosa, eroica. Un concorso partecipato da vini provenienti da 18 nazioni del mondo che si pregiano di avere  vigneti anche nei territori più difficili, appunto estremi. È questa la seconda Gran Medaglia d’Oro dopo quella della scorso anno.
Una conferma delle straordinarie peculiarità di questa Tintilia, il vino che, in meno di tre decenni si è affermato come il testimone del territorio molisano. Il vino “Herero” di Concetta Fornaro e di Michele Lauriola, che torna a far vivere la grande vocazione del territorio di Toro - da poco eletta “Città del Vino”, la seconda componente, con Campomarino, dell’Associazione nazionale che ho avuto l’onore, grazie all’Enoteca di Siena, di promuovere e organizzare - con una viticoltura estesa  a cavallo dell’’800/’900.
Meritano un applauso dei molisani e non solo, anche di chi ama la pace, vuole godere un paesaggio, la bontà del cibo che il Molise sa di avere con la migliore delle ospitalità.


2.       Ancora il Festival del Cinema di Venezia, il primo festival cinematografico al mondo, che, ieri,  ha presentato Omelia contadina, un cortometraggio di Alice Rohrwacher, una delle registe italiane più stimate, in Italia come all'estero. Omelia contadina racconta di un funerale, simbolico, nel quale gli abitanti dell'altopiano dell'Alfina seppelliscono due enormi fotografie di JR che rappresentano l'agricoltura tradizionale e la cultura contadina.
Una storia, quella dell’agricoltura, di diecimila anni che – come tiene a dire la regista – si è conclusa.
Ecco il funerale, meglio dire un pieno di vita, visto che le persone sono vive, protagoniste e mai dome, sempre in lotta per la sopravvivenza. Semi di un tempo triste che stanno a significare la rinascita, la ripartenza. Una speranza che non vale solo per un mondo maltrattato, qual è quello contadino, da un sistema, il neoliberismo, che usa il territorio per altri fini e, con l’agricoltura industrializzata,  quella delle grandi macchine, della chimica e dei medicinali, trasforma la terra, il suolo fertile, in una superficie senza più vita, sterile.
Per me che vivo, da tempo e con gran dolore e apprensione, la disattenzione – vero e proprio abbandono - della cultura e della politica per l’agricoltura, una stupenda novità, un seme di speranza, l’inizio di un’inversione di tendenza che ha dato al neoliberismo spazi enormi e occasioni per esprimere quello che è, una accumulazione di denaro ed espressione di un’indole predatoria e distruttiva.
L’Agricoltura, oggi, nell’attesa della sua rinascita, più che mai di grande attualità, centrale per un diverso, vero, sviluppo economico, cioè capace di costruire il domani dell’umanità nel rispetto della natura, della biodiversità, del cibo, ovvero della vita che l’agricoltura ha alimentato nel corso dei  millenni.
Qualche mese fa, appena è stato pubblicato, ho letto il cosiddetto “Rapporto Colao”, che doveva indicare la strada della ripresa dopo il Covid-19, Un documento, a mio parere, pericoloso nei primi cinque dei sei punti trattati, perché ripetizione e rafforzamento di quella normalità che ha portato alla pandemia. L’agricoltura è citata due volte, ma non spiegata, a dimostrare che è un documento utile solo a quelli che camminano con la testa rivolta all’indietro. Non li posso citare perché sono davvero tanti.
A proposito dell’agricoltura e del mondo rurale, giorni fa ho trovato sul mio computer una rivista on line “Su la testa”, diffusa da Rifondazione comunista, ricca di interessanti analisi, con il tema lavoro al centro delle stesse. Tanti i riferimenti all’industria, ma nessun accenno al mondo delle campagne. Mi son reso conto che la sinistra ragiona per una transizione del capitalismo, neoliberismo, ma non sa che non parlando di agricoltura mostra, purtroppo, il limite di non avere chiaro il quadro della situazione. Un limite che condiziona le lotte da mettere in campo per una trasformazione politica, culturale, economica e sociale della realtà che viviamo. Come dire che l’unica possibilità di cambiamento è l’implosione del sistema, che vuol dire crollo e, come tale, un disastro, visto che per costruire il nuovo bisogna ripartire dalle macerie. Cosa che personalmente non auguro perché non è cambiamento, ma un disastro difficile da riparare.
3.       Il Pd di Zingaretti ha confermato, con la decisione di votare sì al referendum prossimo, il suo allineamento al sistema. Nessuna meraviglia per me che non ho aderito a questo partito dopo 40 anni di tesserato del Pci, del Pds e dei Ds. Altro che sinistra! Ecco, una ragione in più per andare a votare e dire NO al taglio della democrazia con il dimezzamento dei parlamentari.
Un invito. Il mio, ad andare a votare a quanti hanno deciso di astenersi e, se accolto, di andare per contrassegnare il No sulla scheda. Una vittoria del NO è di sicuro un duro colpo al potere della finanza ( banche e multinazionali) che ha nelle mani la politica e i partiti che la rappresentano. Un No perché torni la politica a difendere e far vivere le istituzioni; a governare i territori; a considerare la grande attualità dell’agricoltura, perché è cibo, biodiversità, paesaggio, storia, cultura, e, come tale, il solo e vero perno di uno sviluppo che deve affrontare la grande sfida: assicurare cibo ai sette miliardi e più di persone che attualmente abitano il mondo, una popolazione che diventerà dieci miliardi nel 2050. Serve, come il pane, uno sviluppo  all’insegna della sobrietà, del rispetto per la natura, della cura di un clima sempre più malato.
Uno sviluppo capace di azzerare lo spreco alimentare (metà del cibo realmente consumato); di salvaguardare, tutelare i territori e, con essi, la fertilità dei suoli; di affermare la Sovranità alimentare, premessa indispensabile per avere la Sicurezza alimentare, che vuol dire chiusura della forbice delle disuguaglianze, la grande vergogna del tempo che viviamo.
4.       Ieri la ricorrenza dell’8 Settembre del 1943, l’annuncio dell’armistizio e l’affidamento del Governo al Generale Badoglio.
Il giorno che gli italiani tornano a respirare, con la fine del ventennio fascista in tante parti del Paese, la libertà e a sperare in una fine prossima della guerra. Un giorno cruciale della storia del nostro Paese con un 77° anniversario, però, passato senza l’attenzione che meritava. Voglio  sperare che questa mancata risonanza sia solo una mia impressione sbagliata.
5.       Il premio Campiello sabato 5 settembre in Piazza San Marco a  Venezia
Remo Rapino, un frentano di Lanciano, con il romanzo Vita, morte e miracoli di Bonfiglio Liborio (minimum fax), con 92 sui 264 inviati dalla Giuria dei Trecento Lettori Anonimi, ha vinto la 58^ edizione del prestigioso Premio veneziano. Essere stato uno dei trecento anonimi è stato per me un grande onore e un’esperienza vissuta come una bella avventura.





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