LE PERSONE AL CENTRO DI UN PROGETTO TURISTICO PER UN MOLISE PROTAGONISTA
di Pasquale Di Lena
Una pomeriggio, ancora caldo, di un
agosto torrido anche nel Molise, impegnato a seguire - lungo il mare di
Petacciato, tra dune e una fitta pineta - la presentazione di tre mappe tattili
ed altra segnaletica ispirata ai principi dell’accessibilità universale. Un
progetto turistico ideato da I.T.R.I.A.
(Itinerari Turitici Religiosi Interculturali ed Accessibili) nelle persone di
Nunzia Lattanzio e Dino Angelaccio.
Una
segnaletica voluta da Regione Molise
e dalla CEAM (Conferenza Episcopale
dell’Abruzzo e Molise), che vede il Molise capofila di una rete di destinazioni
turistiche accessibili, allo scopo di incoraggiare la destagionalizzazione e
promuovere l’inclusione sociale.
Tre mappe
che verranno installate, in anteprima, in tre dei Comuni del litorale molisano,
Montenero di Bisaccia, Petacciato e Campomarino.
Tre mappe
importanti per la comprensione dei luoghi, essenziale per dare a tutti, nessuno
escluso, la possibilità di godere dei
valori e delle risorse che essi hanno e possono mettere a disposizione del
pellegrino, del visitatore, del turista.
Un incontro
molto interessante, introdotto e coordinato dal direttore della Pastorale turismo
, sport e tempo libero Abruzzo-Molise, Avv. Mario Ialenti, che ha avviato il progetto intercultural
Molise, sperimentando per la prima volta l’accessibilità universale.
Un incontro
arricchito, dopo la presentazione degli ideatori del progetto e delle mappe
tematiche, Dino Angelaccio e di Nunzia Lattanzio, dai saluti dei Sindaci
di Petacciato e Campomarino, Roberto Di
Pardo e Francesco Camilleri e
dagli interventi del rabbino emerito Roberto
Piperno e del vescovo della Diocesi Termoli-Larino, Mons. Gianfranco De Luca. Interessante il
contributo dato, in teleconferenza dalla giornalista di enogastronomia, Anna Maria Gloria, esperta, anche, di
accessibilità e disabilità.
Il mio
intervento ha riguardato il tema della “Convivialità: esempio universale di
inclusione”, cioè lo stare insieme, grazie al cibo, per parlare; raccontare;
conoscersi; sognare; progettare; vivere una ricorrenza o la festa; diventare
amici se non lo si è già; offrire ospitalità.
Il rito della tavola che il cibo, quale energia
primaria, vitale, anima in ogni angolo del mondo, sia quando si usano le
posate, sia quando si usano i bastoncini o le mani.
Il cibo non
ancora un diritto e, come tale, rappresentazione chiara della forbice delle disuguaglianze
- si è allargata oltre ogni limite – con oltre 800 milioni di persone
(soprattutto bambini) che muoiono di fame in mondo che registra uno spreco
alimentare pari al 50% nei paesi a
economia sviluppata, davvero intollerabile.
Il cibo, quale
atto agricolo, e, come tale, risorsa e valore insieme del territorio, il grande
bene comune, il solo tesoro che abbiamo, che, nel tempo del neoliberismo, il sistema predatorio e
distruttivo che non ha il senso del limite, viene sistematicamente distrutto per dare spazio a
cemento e asfalto, agricoltura e allevamenti industrializzati, pali eolici,
pannelli solari a terra, cioè a tutto fuorché al cibo. Meno territorio, meno
cibo, meno salute, più disuguaglianze, meno domani.
Dopo la
grande paura, i morti provocati dal Covid 19, la rottura di una normalità e la
crisi da gestire, serve più che mai saper cogliere le opportunità offerte dal
territorio.
C’è bisogno di ripartire dai luoghi, per recuperarli, attrezzarli e promuoverli e dalle comunità locali per rafforzarle, dal punto di vista culturale, sociale ed economico, se si vuole progettare un futuro che riapre il dialogo con la natura e, come tale, diverso dal tempo che viviamo.
C’è bisogno di ripartire dai luoghi, per recuperarli, attrezzarli e promuoverli e dalle comunità locali per rafforzarle, dal punto di vista culturale, sociale ed economico, se si vuole progettare un futuro che riapre il dialogo con la natura e, come tale, diverso dal tempo che viviamo.
Il Molise,
piccolo ma ricco di tutto, è, grazie
alla ruralità ancora diffusa; alla ricchezza della biodiversità; alla
ospitalità e al suo essere una campagna segnata da 136 centri storici, nella
gran parte borghi che adornano dolci colline, il luogo ideale per ripartire.
L’incontro
di Petacciato, con il progetto presentato, fa dire che il Molise, se si vuole,
ha tutto per diventare un esempio per il resto del Paese, soprattutto delle
aree interne abbandonate
Il cibo e, con
esso, la cucina molisana, sono tanta parte del boom di presenze che, dall'inizio dell'estate, continuano
ad animare una regione che fino a ieri pochi sapevano della sua esistenza.
Pensare a
consolidare queste presenze vuol dire pensare al turismo, la grande opportunità
per progettare e far vivere il Molise del futuro, a partire da domani.
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