PRENDERE PER LA GOLA IL VIRUS
Ecco l'articolo uscito sul numero di agosto
di OINOS - VIVEREDIVINO.
la più bella rivista che parla di vino e territorio,
pubblicata a Siena dall'editore Mario Papalini,
con la collaborazione
di una persona appassionata, Andrea Cappelli
e di un fotografo davvero bravo, Bruno Bruchi,
di Pasquale Di Lena
Prendere per la gola il virus è la più azzeccata azione di prevenzione e di annullamento del suo attacco, che, in poco tempo, ha seminato in ogni angolo del mondo paura, angoscia, dolore, distanza, abbandono, solitudine.
Prendere per la gola un virus, oltretutto, che, mostrando tutta la sua cattiveria e violenza, ha voluto farsi tramite di un urlo, quello della Terra.
Un urlo per dire basta, rivolto direttamente agli abitanti tutti di questa terra, portati ad adorare sempre più un solo dio, il denaro.
Affermare- se ce ne fosse ancora bisogno - l’origine della qualità e della diversità espressa dai nostri territori, con un paniere stracolmo di ben 300 indicazioni geografiche ( Dop e Igp), 405 denominazioni di origine dei vini (75 Docg e 330 Doc), è il modo per prendere per la gola il virus. Senza parlare dei quasi cinquemila prodotti tipici che le nostre campagne ci donano da sempre come a ricordarci uno stile di vita, la Dieta Mediterranea, che, non a caso, si è conquistato il primo posto fra le 60 diete più diffuse e registrate nel mondo.
Uno stile di vita che considera il tempo un valore, il perno intorno al quale ruota la bontà espressa dal modo di preparare e cucinare un piatto; il piacere della tavola; lo stare insieme. Tutto nel rispetto del tempo, proprio perché esso è – ripeto - un valore e, come tale, da utilizzare nel modo adeguato, per la semplice ragione che non può e non deve essere consumato e, così, sprecato, come tutti i valori e le risorse nel tempo, appunto, del neoliberismo. Il sistema predatorio e distruttivo che ha dato origine al virus e che lo stesso virus ha messo in discussione, nel momento in cui è venuta meno la normalità che il sistema aveva originato e sostenuto.
Tutto questo in un Paese, l’Italia, che, negli ultimi decenni, ha sprecato milioni di ettari del suo territorio - la gran parte caratterizzato da suolo fertile - che il sistema ha trasformato, invece che in cibo, in cemento e asfalto, inquinamento, cattiva salute e morti. Non è, il giudizio che sto esprimendo, quello di un “portatore di sventure”, come Trump, uomo-denaro, definisce quelli che vogliono salvare il clima anche dalle sue follie per il rilancio del carbone e le guerre per il petrolio, i due derivati dai fossili che hanno reso malato cronico il clima, ma di chi vive la realtà con lo sguardo rivolto al futuro.
Il futuro è nella salute che il territorio esprime con la prevenzione, che, a mio parere, si può racchiudere nella politica e organizzazione della sanità a carattere pubblico e nella politica e organizzazione delle sue attività strettamente legate al suolo, quali l’agricoltura, gli allevamenti e la cura dei boschi, e, anche, parlando del mare, la pesca. Attività che non possono e non devono essere intensive, visto il fallimento del concetto quantità a scapito della qualità.
Stiamo parlando di risorse e valori che il territorio - quale insieme dei mille e mille territori italiani, con i suoi oltre settemila comuni e i suoi mari - ha la fortuna di poter presentare. Una ricchezza unica, impareggiabile, che sa bene come prendere per la gola il virus, fino a farlo schiattare per troppa voracità, o, rallegrarlo e renderlo buono – come personalmente credo – perché gode.
Il piacere che esso prova nel gustare un piatto di pasta o di riso, ben condito con uno dei quasi 600 oli di oliva, sparsi sull’intero territorio, ad eccezione della Valle d’Aosta; le verdure e la frutta, fresche e conservate. Il tutto accompagnato da un buon bicchiere di vino, frizzante o spumante, bianco o rosso, dolce o leggermente abboccato, giovane o invecchiato.
Un insieme di antibiotici naturali, vitamine, energie sane, ma anche di colori, ispirazioni, profumi, sentori, riflessioni, conversazioni, ragioni che fanno dire, con poche altre, che è bello assaporare la vita. E, non meno importante, un insieme di occupazioni e creatività, che non producono disuguaglianze e povertà, ma interesse, voglia di fare e di dare, solidarietà e reciprocità, cioè lo scambio di aiuto quando c’è bisogno e se ne sente la necessità.
Se a tutto questo aggiungiamo la storia, la cultura, le tradizioni – torno al nostro stile di vita – riusciamo, più degli altri, a rendere convincente la nostra offerta turistica e l’insieme delle attività ad essa legate, fondamentale per affrontare la crisi che c’è e che aumenterà, trasformando la disgrazia in una grande opportunità, soprattutto nelle aree che non hanno avuto il tempo e la forza di stare dietro al “progresso”.
Ecco perché è fondamentale decidere di bloccare subito questo percorso di distruzione e ridare spazio al sogno e alla voglia di realizzarlo. Serve non solo per riprendere a sognare, ma, soprattutto per avere la voglia di realizzarli i sogni. Il solo modo per costruire quel nuovo domani, quello possibile, che ci spetta di vivere senza disparità e senza disuguaglianze, senza conflitti e senza più guerre, ma in pace.
C’è bisogno di pensare non solo alla salute, nostra e del territorio, ma anche, di ridare alla Terra la fiducia persa nei nostri riguardi, e, l’Italia, come in tante altre circostanze, può diventare l’esempio della rinascita che apre a un mondo nuovo dove l’uomo è parte e non padrone della natura.
n.b. Questo articolo, qui in anteprima, uscirà sul prossimo numero (Giugno) di OINOS-Viveredivino.
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