IL TERRITORIO
Lettera del 21.10.2016 del mio fraterno amico Nicola Picchione di grande attualità
goà pubblicata il 13 Aprile c.a.
qualche notte fa non riuscivo a prendere sonno come mi capita sempre
più spesso e i miei pensieri vagano molto; a volte si fermano su un argomento
che inizio a rimuginare. Mi venne in mente il tuo TERR e ci ho girato intorno a
lungo. Pensavo: “Se nascerà il TERR sarà la prima tessera che prenderò per un
“partito”, cioè per mettermi decisamente da una parte. Poiché anche i nomi hanno
un senso profondo, mi è venuto in mente, bisognerebbe trovarne uno che colpisca
gli eventuali arruolabili.
Bisogna evitare le idee romantiche sul territorio, anche perché ormai non
abitano più nel cuore e nella mente degli uomini. In fondo, il territorio può
sembrare una entità troppo astratta, lontana: una ideologia. Invece è concreto.
Il territorio se ne frega di noi. Accetta tutto, possiamo anche offenderlo.
Reagisce a modo suo: si adatta ad ogni modifica, ad ogni insulto. Il territorio
non ha sentimenti, non è buono o cattivo, non è bello o brutto. Siamo noi uomini
a dargli queste caratteristiche. E’ la nostra cultura che lo ha modellato, lo ha
“migliorato” secondo le nostre esigenze e lo ha personificato come gli antichi
facevano con i boschi o con i fiumi. Il territorio affronta terremoti,
alluvioni ed altro. Semplicemente si trasforma perché è nella sua natura
trasformarsi. La cultura è un prodotto umano. Lui non ha bisogno di noi, siamo
noi ad avere bisogno di lui. Lo curiamo per trarne vantaggio, lo rendiamo bello
perché ci fa piacere vederlo e averlo secondo i nostri variabili gusti. Per il
territorio un uomo o un altro essere vivente- non importa se è un leone o una
zanzara- non fa differenza, mette a disposizione se stesso. Le rocce si
trasformano in humus dal quale traiamo cibo. Territorio non è solo il terreno,
il campo, l’orto, il giardino,la foresta. Terra, aria e acqua formano il
Territorio. Questi elementi formano un insieme e si correlano tra loro, non sono
mai separati. Non conoscono le distanze, non hanno bisogno di telefonini o
altro. Il loro tempo non è il nostro. Noi siamo i suoi ospiti mai i suoi
padroni. Da lui è nata la vita- poiché egli comunica con il Sole che lo fornisce
di energia- e lui la mantiene.
Se noi vogliamo che il Territorio ci sia amico, cioè che sia come lo
vogliamo- utile, bello, accogliente per noi- è nostro compito rapportarci con
lui nel modo migliore. Trattare la terra, l’ aria, l’acqua come beni da
rispettare, conservare, utilizzare con prudenza. Come fanno le piante e gli
animali che prendono solo ciò che è loro necessario, che regolano la loro
proliferazione con misura. Non sanno forzare la terra, non inventano sostanze
che la avvelenano. Certo, non hanno la capacità di farlo. Noi abbiamo questa
capacità e ne approfittiamo. Abbiamo cominciato molto tempo fa ma per molti
millenni abbiamo soltanto addomesticato il Territorio: abbiamo capito che non
era necessario correre per procurarsi il cibo; che potevamo fermarci e coltivare
la terra. Abbiamo imparato a trattare anche con l’acqua, facendone provvista e
conducendola dove era necessario. Dell’ aria non ci siamo preoccupati; essa ci
seguiva ed entrava in noi senza necessità di immagazzinarla. Pensavamo,
sbagliando, che fosse sempre a nostra disposizione come era fatta, che poteva
accettare tutto quanto noi le inviavamo.
Sempre più la nostra smodata voglia di possesso ci ha portato a chiedere
molto al Territorio. In nome della umanità che si moltiplicava senza limiti come
un tumore maligno e che sempre più esigeva i prodotti del Territorio (della
terra, del mare, dell’aria). Abbiamo finito col frustarlo come un cavallo che
costringiamo a correre sempre più. Davanti casa c’è un campo di pochi ettari. E’
di un venditore di verdure. Un gruppo di 4 immigrati lo coltivano. E’ diviso in
varie colture. Sembra un miracolo: appena finita una coltura, quel tratto è
arato concimato e seminato di nuovo. Un continuo avvicendarsi di verdure. Quel
campo è come un cavallo frustato a correre sempre. Non so come ma temo che prima
o dopo quella terra dirà basta e magari rimarrà sterile per molto. Produzione
intensiva e poi se ne getta via una buona parte.
Non abbiamo più rispetto per la terra, per il Territorio. Come potremmo averne se non lo abbiamo per gli animali e per noi stessi? Intendo non solo gli altri uomini ma proprio noi stessi. Ci svendiamo. Non parlo del male che prepariamo a chi verrà dopo di noi, abbiamo la vista troppo corta.
Abbiamo perso memoria e vista: non ci interessa il passato, non ci interessa il futuro.
Era il Territorio che ci insegnava ad avere memoria arricchendo la nostra esperienza e ci invitava a pensare al futuro. Il contadino non andava a scuola (alle nostre scuole), imparava dal Territorio. Erano stretti da un matrimonio di amore-odio. Ora il contadino è diventato agricoltore, non ne capisco ma forse significa imprenditore: deve trarre il massimo profitto magari col minimo lavoro. E’ costretto perché al suo lavoro è dato poco valore. Come se si ricompensasse un pittore dalla quantità di colore adoperato, non importa se per creare la Gioconda o uno di quei quadri venduti a poco prezzo per le strade.
Non abbiamo più rispetto per la terra, per il Territorio. Come potremmo averne se non lo abbiamo per gli animali e per noi stessi? Intendo non solo gli altri uomini ma proprio noi stessi. Ci svendiamo. Non parlo del male che prepariamo a chi verrà dopo di noi, abbiamo la vista troppo corta.
Abbiamo perso memoria e vista: non ci interessa il passato, non ci interessa il futuro.
Era il Territorio che ci insegnava ad avere memoria arricchendo la nostra esperienza e ci invitava a pensare al futuro. Il contadino non andava a scuola (alle nostre scuole), imparava dal Territorio. Erano stretti da un matrimonio di amore-odio. Ora il contadino è diventato agricoltore, non ne capisco ma forse significa imprenditore: deve trarre il massimo profitto magari col minimo lavoro. E’ costretto perché al suo lavoro è dato poco valore. Come se si ricompensasse un pittore dalla quantità di colore adoperato, non importa se per creare la Gioconda o uno di quei quadri venduti a poco prezzo per le strade.
Che cosa c’entra tutto questo con il tuo partito della terra e del
Territorio?
La domanda è legittima. Non ti proponi, forse, di difendere il Territorio e dunque i suoi prodotti? Certo, sei tu a insegnarlo a me non il contrario. Sei tu che ti batti quasi sino all’ossessione perché sai che qualche piccola speranza può venire solo dal battere e ribattere per far capire che il Territorio (terra, acqua, aria) non è un cavallo da frustare visto che nemmeno i cavalli andrebbero frustati.
Si grida nel deserto sperando che la voce arrivi a qualcuno, magari lontano.
Voglio solo sottolineare che il partito si deve rivolgere agli uomini ponendo al centro non l’amore per il Territorio ma l’interesse dell’uomo per il Territorio. L’uomo non concepisce amore se non per qualcuno che gli sta vicino, molto vicino oltre che per se stesso, dicevo.
Dunque, il partito deve porre al centro l’interesse dell’uomo per sperare di avere successo e non di raccogliere pochi uomini di buona volontà.
Tu sei molto bravo non solo ad avere le idee ma anche a dare loro una veste: trova un titolo che faccia capire che il partito non è una romanticheria ma una faccenda concreta perché il Territorio (aria, acqua, terra) è la nostra casa e la nostra vita.
Chi vorrebbe trattare male la propria casa e la propria vita?
Neanche la bellezza del Territorio costituisce un incentivo a rispettarlo. Non molti amano veramente la bellezza e, poi, ognuno la intende a suo modo. Molti, inoltre, credono che la bellezza sia solo un dono che viene da sé. La Natura come bellezza. C’è, invece, una forma di bellezza del Territorio che viene dall’uomo. A misura d’uomo, come si dice. L’interesse è argomento fondamentale: il Territorio, dunque, come strumento per vivere meglio.
Senza romanticherie che sono privilegio di pochi. Solo matrimonio di interesse dell’ uomo con il Territorio.
Naturalmente, interesse non significa sopraffazione: anche lo schiavo più devoto si rivolterebbe se sfruttato e maltrattato, figuriamoci il Territorio. Perciò non bisognerebbe fare come il padrone del campo qui vicino: sfruttarlo al massimo. Nessuno sfrutterebbe il suo cavallo fino a sfinirlo, ne dovrebbe comperare un altro.
Molti pensano che il Territorio sia inesauribile.
L’uomo ha finalmente capito che non è così ma la sua mente non segue il suo istinto che forse era nato sano ma nel tempo si è pervertito. Non è più l’istinto degli animali che smettono di andare a caccia quando non hanno fame. Quello umano è diventato maligno come i tumori che crescono senza limiti uccidendo con l’ospite anche se stessi.
La domanda è legittima. Non ti proponi, forse, di difendere il Territorio e dunque i suoi prodotti? Certo, sei tu a insegnarlo a me non il contrario. Sei tu che ti batti quasi sino all’ossessione perché sai che qualche piccola speranza può venire solo dal battere e ribattere per far capire che il Territorio (terra, acqua, aria) non è un cavallo da frustare visto che nemmeno i cavalli andrebbero frustati.
Si grida nel deserto sperando che la voce arrivi a qualcuno, magari lontano.
Voglio solo sottolineare che il partito si deve rivolgere agli uomini ponendo al centro non l’amore per il Territorio ma l’interesse dell’uomo per il Territorio. L’uomo non concepisce amore se non per qualcuno che gli sta vicino, molto vicino oltre che per se stesso, dicevo.
Dunque, il partito deve porre al centro l’interesse dell’uomo per sperare di avere successo e non di raccogliere pochi uomini di buona volontà.
Tu sei molto bravo non solo ad avere le idee ma anche a dare loro una veste: trova un titolo che faccia capire che il partito non è una romanticheria ma una faccenda concreta perché il Territorio (aria, acqua, terra) è la nostra casa e la nostra vita.
Chi vorrebbe trattare male la propria casa e la propria vita?
Neanche la bellezza del Territorio costituisce un incentivo a rispettarlo. Non molti amano veramente la bellezza e, poi, ognuno la intende a suo modo. Molti, inoltre, credono che la bellezza sia solo un dono che viene da sé. La Natura come bellezza. C’è, invece, una forma di bellezza del Territorio che viene dall’uomo. A misura d’uomo, come si dice. L’interesse è argomento fondamentale: il Territorio, dunque, come strumento per vivere meglio.
Senza romanticherie che sono privilegio di pochi. Solo matrimonio di interesse dell’ uomo con il Territorio.
Naturalmente, interesse non significa sopraffazione: anche lo schiavo più devoto si rivolterebbe se sfruttato e maltrattato, figuriamoci il Territorio. Perciò non bisognerebbe fare come il padrone del campo qui vicino: sfruttarlo al massimo. Nessuno sfrutterebbe il suo cavallo fino a sfinirlo, ne dovrebbe comperare un altro.
Molti pensano che il Territorio sia inesauribile.
L’uomo ha finalmente capito che non è così ma la sua mente non segue il suo istinto che forse era nato sano ma nel tempo si è pervertito. Non è più l’istinto degli animali che smettono di andare a caccia quando non hanno fame. Quello umano è diventato maligno come i tumori che crescono senza limiti uccidendo con l’ospite anche se stessi.
Perciò, dicevo nel dormiveglia faticoso, debbo dire a Pasquale di trovare
un nome più efficace del suo partito. Quale potrebbe essere?
Quando desideri dormire ma il sonno non viene la mente si confonde. A
questo punto mi venne da pensare al Territorio come a una divinità potente,
amabile e terribile, pronta a donarti e pronta a colpirti. Puoi ribellarti ma
sarai condannato: non più il paradiso dei prodotti della Natura ma l’ inferno
che hai causato con i tuoi errori o il purgatorio se gli errori sono stati
veniali. Il Territorio può anche perdonarti ma devi dimostrare il pentimento:
con i fatti e non con le parole che sono il tuo linguaggio non quello del
Territorio. Devi capire il suo linguaggio, almeno, se vuoi colloquiare con
lui.
Mi stavo rendendo conto che la mia mente in cerca di sonno non era tanto lucida e che mi stavo contraddicendo. Stavo divinizzando il Territorio, lo stavo allargando a tutta la Terra e magari oltre (non subiamo l’influsso della luna e magari delle stelle?) mentre sostenevo prima che bisogna essere concreti e parlare all’uomo di interesse pratico. Stavo prendendo sonno e confondendomi. E il sonno, finalmente, venne.
Ho cercato di raccontare quello che ho pensato ( e forse i miei pensieri
confusi risentivano della sofferenza di non riuscire a prendere sonno) ma ti
assicuro che le idee che mi venivano fluivano molto di più di come ho cercato di
trascrivertele. Bisognerebbe fare come Goethe che si alzava e subito trascriveva
ciò che gli veniva in mente, sicuro che il giorno dopo non avrebbe ricordato
bene quelle idee. Ma io, ovviamente, non sono Goethe: mi giro e rigiro ma non mi
alzo per appuntare le idee che, perciò evaporano e la mattina penso ad
altro.
Un abbraccio
Nicola
PS- Ti ringrazio del link che mi hai mandato sulla presentazione del libro
di Maddalena. Leggerò con calma gli interventi.
La mia risposta
La mia risposta
E' troppo bella, Nicola, questa tua riflessione frutto della difficoltà di
non riuscire a prendere sonno, cosa che capita spesso anche a me. Per una parola
fraintesa, le olive che subiscono (non credo soffrano) la puntura della mosca e,
poi, sono costrette ad alimentare il verme che ha bisogno di sfarfallare il
prima possibile; il raccolto colto da delusione; la bontà dell’olio. In pratica
le delusioni e le incomprensioni. Se tu mi dai il permesso vorrei pubblicare
questa tua riflessione sul mio blog con il titolo “Terra, aria e acqua =
Territorio”. A proposito di Territorio, sono perfettamente d’accordo con te
circa il suo essere nel tempo e la sua capacità di dare con l’uomo che lo
modellava (il paesaggio agrario) e, con il dominio del neoliberismo, che lo
distrugge, lo deforma fino a farlo reagire con violenza. No TERR (a proposito
grazie della fiducia che contraccambio volentieri con la tessera n° 1). Ho
pensato a un nome e, fino ad ora, quello che mi è rimasto in mente è
“TERRAMENTE”, nel senso di terra, territorio, pensiero, sogno, progetto,
futuro.
Ricordo quando sono rientrato nel Molise ed ho affrontato la mia campagna
elettorale per la Regione con “Si Può”, in seguito ripreso da Veltroni e poi
persino da Obama.
Non ti ho risposto subito per aver impegnato la mattinata di questa festa
dei santi a commentare la bellissima serata di ieri con il vicepresidente
emerito della Corte Costituzionale, il giudice Paolo Maddalena, napoletano con
una zia a Portocannone che lo ospitava quand’era ragazzo imparando la lingua
degli arbereshe d’Italia.
Un incontro di altri tempi, con la cultura che si diffondeva nella sala con
i suoi profumi ed i suoi sapori. Un personaggio che mi ha fatto ricordare
Terracini e altri che sapevano incantarti con la parola e il loro ragionamento.
Ti ho pensato perché ha detto molto bene tante delle cose che io non sono
riuscito a dirti e solo per mancanza di cultura. Ha parlato anche lui di
territorio, della proprietà collettiva o bene comune, di quella privata e,
soprattutto, della differenza tra economia produttiva (Keynes) ed economia
predatoria (neoliberismo). Ha, senza fare nomi, fatto riferimento ai tanti
traditori della patria ed è entrato, da esperto giurista, dentro la riforma
della Costituzione per sottolineare l’importanza del No per un sì alla sua piena
applicazione e la revisione di alcuni punti che non possono essere 47 articoli.
Ha dato una data (1981) di avvio del neoliberismo quale processo che ha portato
già a cancellare i beni comuni ed a svendere i tesori del territorio di questo
nostro Paese, confermando la mia tesi che la riforma è una urgente necessità per
il sistema che vuole la totale privatizzazione dei beni e la libertà dei pochi
contro i più. sovvertendo la democrazia.
Sta calando la sera dopo un tramonto bello su Monte Ceci, quello non
lontano da Casacalenda, che annuncia un’alba altrettanto bella che esce dal
mare, tra le Tremiti e inl Gargano.
Una buona serata e grazie ancora di questo tuo bel dono.
Salutami Anna
Pasquale
Commenti
Posta un commento