Niente dovrà essere come prima
di Umberto Berardo
Al di là
delle interpretazioni scientifiche più puntuali e di quelle talora fantasiose
sull’origine e la diffusione del Covid-19 non possiamo che prendere atto del
fatto che i fenomeni che accadono sul nostro Pianeta e in generale
nell’Universo sono il risultato di elementi, situazioni e regole che non sempre
riusciamo ad osservare, leggere e prevenire, ma che spesso possiamo controllare
con la ricerca scientifica, con il progresso tecnologico, ma soprattutto
attraverso le modalità corrette con cui lo stile di vita di ciascuno e quello
collettivo si rapportano ai nostri corpi, all’ambiente ed al sistema di
organizzazione sociale.
Stiamo
vivendo giorni problematici per i più, ma addirittura tragici per famiglie cui
vengono a mancare i propri cari uccisi dal Coronavirus o da altre patologie
correlate.
Di fronte ad
un fenomeno di tale gravità ci sono certo in tanta parte dell’umanità
sentimenti di solidarietà e condivisione delle difficoltà comuni, ma purtroppo
anche egoismi e nazionalismi beceri, idiozie generanti fake new, atteggiamenti
di superbia e arroganza, polemiche vuote, concezioni di onnipotenza personale o
di gruppo e ancora, ma diremmo soprattutto, sistemi di pensiero miranti
unicamente alla garanzia della ricchezza per pochi e all’esclusione dei più dai
diritti fondamentali come si evince chiaramente da espressioni quali “ prima…”
.
In un
capitalismo dai paradigmi disumani, se non addirittura selvaggi, sono stati
messi sugli altari i totem del denaro, del profitto indecente e immorale, della
ricchezza personale di pochi considerando gli altri, come ama dire papa
Francesco, degli scarti.
Il potere
economico e finanziario, con il supporto dei lacchè della politica, è riuscito
a far emergere e prevalere strutture e sistemi di organizzazione della
produzione e della distribuzione dei beni fondati sulla discriminazione e
sull’iniquità.
Tale
concezione perversa della società sembra aver raggiunto il suo apice proprio
con la cosiddetta teoria dell’immunità di gregge sul Coronavirus proposta in
forme oscene in Inghilterra da Boris Johnson e dal suo entourage, ma anche dai
tentativi di Trump di assicurarsi in esclusiva un potenziale vaccino anti
Covid-19 dai ricercatori tedeschi.
Per
parafrasare un famoso saggio di Erik Fromm siamo al trionfo dell’avere rispetto
all’essere.
Ci chiediamo
da molto, talora perfino increduli, che fine abbiano fatto i grandi messaggi
relativi all’equità e alla giustizia sociale presenti nel Vangelo, nel pensiero
illuminista e in quello socialista.
Abbiamo
chiara la sensazione che oggi, a parte papa Francesco, non solo il mondo del
lavoro ma anche gli emarginati e gli esclusi siano privi di rappresentanza e di
difesa da parte di quella cosiddetta “sinistra” che appare sempre più un clone
celato della “destra” al servizio mascherato dei poteri forti la cui
plutocrazia detta le regole di una realtà mondiale in cui la “democrazia” in
moltissimi casi appare solo ormai una pura finzione.
Lo stesso
mondo intellettuale, che tante figure altruiste ha espresso in passato, sembra
assente, tranne le dovute eccezioni, nell’elaborazione di idee alternative al
neoliberismo e di liberazione degli oppressi dalla schiavitù
dell’acculturazione o dell’omologazione integralista di cui parlava Pier Paolo
Pasolini in “Scritti Corsari”.
La stessa
libertà personale è oggi messa in discussione dal controllo indiscriminato
della nostra privacy da parte dei grandi gruppi economici che dispongono ormai
di numerosi dispositivi e piattaforme sul web capaci di orientare subdolamente
consumi e scelte fino a condizionare lo stesso sistema del voto.
Si tratta
degli stessi poteri forti che, come sostiene il linguista Noam Chomsky, sono
diventati i padroni dell’umanità e stanno distruggendo l’Europa e le sue
democrazie giacché le sorti delle popolazioni sono decise non più dagli eletti
ma da burocrati e dirigenti nominati.
È la stessa
plutocrazia che oggi detiene le chiavi della comunicazione di massa dando
l’illusione di una grande libertà espressiva, ma manipolando in realtà le
notizie e le coscienze con regole capziose fino ad allontanarle dalla realtà e
dalla verità per portare alla schiavitù del pensiero unico.
Così proprio
senza l’ancoraggio alla verità e all’onestà etica e culturale siamo finiti
nelle secche dell’individualismo o del nichilismo e perfino il male, un tempo
riconoscibile e deprecabile, assume pian piano le sembianze da molti
giustificabili della normalità privandoci dello spirito critico necessario al
discernimento tra ciò che è positivo o negativo per il bene comune.
È del tutto
evidente come il neoliberismo sia il principale responsabile non solo della
spinta verso aspetti di edonismo, consumismo e materialismo insensati di pochi
ricchi nelle società opulente e della miseria più nera per gli esclusi dalle
risorse del Pianeta, ma abbia generato qualcosa di molto più grave attinente
una crisi etica e antropologica sulla stessa concezione del valore della
persona e delle sue relazioni umane.
Il problema
allora non è quello di superare le crisi economiche ricorrenti e generate dagli
assurdi meccanismi finanziari propri del capitalismo per tornare ad un “prima”
come se si trattasse dell’Eden.
Storicamente
non abbiamo mai avuto equità che è quanto invece dovremmo cercare immaginando
un futuro diverso fuori da questo momento epidemico che sta mettendo in
ginocchio non solo l’economia ma soprattutto la salute delle persone.
Dopo questo
periodo angosciante e doloroso speriamo si possa riflettere con consapevolezza
e razionalità per uscire da una supponenza che talora acceca a tal punto taluni
da spingerli verso una pseudo onnipotenza che porta dritti verso la follia
esistenziale del possesso indiscriminato del superfluo e dell’inutile
rinunciando poi all’essenziale che appartiene alla sfera dell’amore, della
felicità e della condivisione di quanto, in relazione al proprio modo di
pensare, Dio, la Natura e il lavoro umano ci mette a disposizione.
La prima
necessità è quella di recuperare all’interno degli esseri umani la riflessione
sui valori che devono ispirare l’agire responsabile verso la linea
comportamentale del vero e del bene regolando i propri comportamenti sul
rispetto dei diritti e della dignità di ogni essere umano per rendere tutte le
nostre attività buone, giuste ed eque.
Coagulando
poi tutte le intelligenze aperte alla giustizia sociale appare indispensabile
uno studio che disegni una società che esca dalle logiche becere e disumane del
neoliberismo e sia raffigurata su criteri che facciano prevalere l’essere
sull’avere.
Questo
richiede ovviamente da tutti un impegno forte a studiare e definire nuovi
modelli di gestione dell’economia, dell’ambiente, del territorio, della cultura
e della società per mettere finalmente al centro della vita quelli che
dovrebbero essere i valori fondanti di ogni comportamento:
la libertà nella dimensione relazionale del rispetto per tutti, l’uguaglianza
come fondamento della fraternità e della giustizia sociale e l’amore come
energia capace di muovere verso il bene.
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