Per Larino e il suo circondario


 La fonte marzo 2020
xx regione
di Pasquale Di Lena

Il tempo che viviamo è sempre più condizionato dal neoliberismo, un sistema predatorio e distruttivo che ci fa innamorare e discutere dei capricci di donne e uomini scelti per rappresentarlo; degli effetti, mai delle cause, sapendo che arrivare alle cause vuole dire la sua messa in discussione, essendo esso la ragione prima dei mali che il mondo vive. Basti pensare ai profondi cambiamenti climatici, ai crescenti focolai di guerra, all’allargamento della forbice delle disuguaglianze, alla perdita enorme e crescente di biodiversità animale e vegetale, alla sempre più copertura artificiale del territo-rio e alla sofferenza dei mari, degli stessi oceani.

Non passerà tempo - se il sistema sopracitato non viene messo in discussione e, soprattutto, ribaltato - che ci ritroveremo senza più terreno per il cibo, a essere numeri non più persone, costretti a dover pagare anche l’aria che ci serve per respirare, l’acqua, la bellezza stessa di un paesaggio, nutrimento essenziale per la nostra mente e la nostra anima.

Che fare? Non potendo pensare - in un futuro prossimo - a una rivoluzione globale ed a un pieno ribaltamento del sistema non più sostenibile per la terra e gli esseri viventi, c’è bisogno di non perdere tempo a mettere in campo sogni da trasformare in idee, progetti, azioni anche minute, fatti. L’importante è che abbiano come obiettivo il cambiamento, un’inversione di rotta.

Se penso a Larino, sono tante le idee possibili per un rilancio suo e del suo circondario. Si tratta di partire dal suo territorio e la diffusa agricoltura; di coinvolgere periodicamente i suoi principali protagonisti, i produttori, per dare subito spazio, forza e immagine alla prima grande innovazione, il biologico, cioè il ritorno a un’agricoltura naturale, senza chimica ed agro-farmaci. Un’agricoltura che produce qualità e diversità, visto il fallimento, soprattutto per le picco-le e medie aziende, della rincorsa alla quantità. Un processo che ha, nell’incontro e nel dialogo permanente dei produttori con i consumatori, la sua affermazione e il suo possibile successo.

Se è indispensabile abbandonare uso e abuso della chimica e si vuole ripristinare la fertilità persa, serve la sostanza organica ed ecco che l’idea - da lungo tempo da me proposta - de “la stalla delle stelle” o della “biodiversità”, dedicata alle razze autoctone italiane e a quelle in via di estinzione, ha tutto per essere, con il letame prodotto, una prima grande risposta al bisogno del suolo di rinnovata fertilità. E, non solo, “una stalla delle stelle” che serve alla grande Festa di San Pardo e che, viste le dimensioni e le finalità, può diventare un punto d’incontro per gli studenti di ogni ordine e grado, per i ricercatori, non solo italiani e europei, ma, con un’attenta e costante comunicazione, di ogni parte del mondo.

Una singolare, straordinaria, grande “Fattoria didattica” che serve, non solo a Larino ed al suo circondario, ma alle tante iniziative che una piccola “città-campagna”, qual è il Molise, ha la possibilità di organizzare per turismi particolari.

L’altra idea possibile da realizzare è l’“Olivoteca Bio d’Italia”, un parco che raccoglie tutte le 500 e più varietà, che danno un primato mondiale al ricco patrimonio olivicolo italiano. Un parco didattico che racconta le origini e le caratteristiche di ogni pianta; i caratteri di ogni olio prodotto. Un parco da visitare, con una struttura adibita a luogo d’incontro e di degustazione, che, insieme, hanno tutto per essere una grande fattoria didattica, una meta obbligata per gli amanti e i degustatori di olio, anche qui, di ogni parte del mondo.

L’olivicoltura, è una realtà che, da millenni, caratterizza il territorio larinese e frentano, con ben tre varietà: la “Gentile di Larino”, la prima e la più diffusa nel Molise, la “Salegna di Larino” e la “San Pardo di Larino”. Un comparto che offre bellezza con i suoi paesaggi unici; anima l’agricoltura; dà occupazione e del territorio è un testimone importante. Se è così, c’è da pensare, subito, a un rafforzamento della produzione di olive “gentile”, con un recupero degli oliveti abbandonati e infittimento di quelli esistenti e, anche, a nuovi oliveti con un ampliamento della sua area di produzione. Tutto all’insegna del biologico, ciò che porta subito a pensare alla necessità di una formazione di tecnici specializzati in questo campo e in quello dell’olivo e dell’olio.

La presenza dell’istituto tecnico agrario “San Pardo” è, con la programmazione di due corsi specifici post diploma, uno per l’olivicoltura e l’altro per il biologico, la risposta a questa necessità.
Innovazione, formazione e, per completare le necessità che, insieme ai finanziamenti, servono a far vivere le idee con progetti possibili da realizzare, è indispensabile, per il successo degli stessi, una buona comunicazione, cioè il racconto costante, mirato alla conquista di utenti e mercati, di quello che si ha e di quello che si fa.☺
pasqualedilena@gmail.com



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