Bollicine: una crescita che sorride ai mercati mondiali
Wine Meridian - lunedi 13 maggio
Una panoramica sull’andamento mondiale della categoria sparkling, ed un focus sul continente europeo, primo fra tutti in termini di consumi e importazioni
Visto il grande e recente successo delle bollicine che, negli ultimi anni, stanno crescendo, soprattutto grazie al Prosecco e al relativo aumento di bottiglie presenti sui mercati, abbiamo pensato di andare ad osservare con la nostra lente lo storico dei risultati ottenuti dalla categoria sparkling, confrontando alcune previsioni per i prossimi anni. Per farlo, ci avvaliamo sia dei dati forniti da IWSR Vinexpo relativi al periodo 2017-2022, sia del prezioso Dossier Spumanti realizzato da UIV (Unione Italiana Vini) e dal periodico Il Corriere Vinicolo.
Dal 2008 in poi, sono 3 i Paesi che hanno reagito al mercato sparkling nella maniera più positiva: UK, USA e Germania, che secondo i dati forniti da UIV, sono passati da un commercio totale di spumanti del 39% nel 2008 a un totale di 43% nel 2017. Inoltre, su questi tre Paesi fanno scalo i 2/3 delle spedizioni di spumante a livello mondiale, nel 2017 pari a 8,1 milioni di ettolitri. Questi Paesi rientrano fra i mercati più grandi per le bollicine, e anche fra i maggiori importatori, a seguirli, certo con minore impatto, sono Belgio, Giappone, Russia, Francia, Svizzera, Canada, tra i primi 10.
I dati IWSR generici sul comparto delle bollicine ci conferma alcuni di questi dati, infatti USA e Germania rimangono, nelle previsioni, sulle loro comode postazioni, ma il Regno Unito, all’alba del 2022 verrà letteralmente spedito a qualche gradino più sotto, per fare posto all’Italia, che si confermerà il mercato più grande e attivo, con un CAGR quinquennale 2017-2022 in positivo al +2.1%, con un volume complessivo che passerà dai 40 milioni in casse da 9 litri del 2017 a 45 milioni nel 2022. La Germania subirà una lieve decrescita, con un CAGR a -1.1% passerà dagli attuali 45 milioni, a 43 milioni; gli Stati Uniti cresceranno, con +4.5% di CAGR fino al 2022 e passeranno da 28 milioni a 35 milioni. Resta più in basso, secondo IWSR il Regno Unito, che da 15 milioni nel 2017 passerà grazie a +2.4% di CAGR a 17 milioni.
I dati UIV ci forniscono anche un’interessante panoramica sulle importazioni per continenti, a capo dei quali vi è dal 2008 in testa l’Europa, sul quale faremo un breve approfondimento, con una sensibile crescita durante gli anni che l’ha portata da un volume d’importazione di 352.898 ettolitri nel 2008 a 494.670 ettolitri nel 2017. A seguire il Nord America, con una crescita inferiore in termini di ettolitri, ma più decisiva: nel 2008 erano 59.865 gli ettolitri registrati per le bollicine in questo mercato, mentre nel 2017 sono diventati 150.507. A seguire, l’Asia, con 95.783 ettolitri registrati nel 2017; il Centro e Sud America con 27.138 ettolitri; l’Oceania con 22.173 ettolitri e infine l’Africa con 15.232 ettolitri nel 2017.
Focus sul mercato europeo
In questo primo di una serie di approfondimenti sulla categoria sparkling, scegliamo di addentrarci nei dati relativi all’Europa, primo continente per importazione e consumo di spumanti. Bisogna considerare innanzitutto un primo elemento: all’interno del blocco europeo, c’è una delle tre potenze segnalate inizialmente: Il Regno Unito, che con 1,4 milioni di ettolitri nel 2017 rappresentava il 30% di tutto lo spumante circolato nel continente, di conseguenza, le performance continentali seguono gli andamenti di questo mercato, che trova parziali bilanciamenti solo dalla Germania, detentrice del 14% del totale, ma con dinamiche d’importazione stabili.
Dossier Spumanti, suddivide il continente europeo in 7 sottogruppi, che abbiamo deciso di riportare: il primo è l’insulare (UK+Irlanda) con importazioni a 145.426 ettolitri nel 2017; poi il centro del continente (quindi Germania, Svizzera, Francia, Paesi Bassi, Austria, Belgio) che detiene una fetta del 40%, con tassi di crescita discreti sul lungo periodo (+2% nel secondo quadriennio considerato dalle statistiche (CAGR 2014-2017), per un volume di poco meno di 2 milioni di ettolitri di prodotto, cresciuti partendo dai 163.694 registrati nel 2010).Terzo blocco è quello che fa capo alla Russia e ingloba le repubbliche baltiche, Ucraina e Bielorussia: il totale assorbito è di circa 65.000 ettolitri, il 13% del totale continentale, con performance in riduzione (- 3% sul CAGR 2014/2017). A seguire il blocco scandinavo, di cui la metà dei traffici (43.000 ettolitri) viaggiano con direzione Stoccolma, uno dei nuovi presidi del Prosecco. Quote inferiori, appartengono all’Europa mediterranea, con l’Italia al 40% del totale (fatto soprattutto di Champagne), e dall’Europa Est continentale (Polonia, Ungheria, Rep. Ceca e Slovacchia), blocco in positivo. Chiude la parte balcanica, dove il principale importatore è la Romania, con oltre un terzo degli oltre 12.400 ettolitri assorbiti.
Un buon posizionamento per gli sparkling nel continente che ci ospita e che sembra a vere tutta l’intenzione di continuare ad investire sul mercato della spumantistica, vista la crescente notorietà di alcune categorie come Prosecco e Asti, e le positive previsioni per gli anni a venire.
Dal 2008 in poi, sono 3 i Paesi che hanno reagito al mercato sparkling nella maniera più positiva: UK, USA e Germania, che secondo i dati forniti da UIV, sono passati da un commercio totale di spumanti del 39% nel 2008 a un totale di 43% nel 2017. Inoltre, su questi tre Paesi fanno scalo i 2/3 delle spedizioni di spumante a livello mondiale, nel 2017 pari a 8,1 milioni di ettolitri. Questi Paesi rientrano fra i mercati più grandi per le bollicine, e anche fra i maggiori importatori, a seguirli, certo con minore impatto, sono Belgio, Giappone, Russia, Francia, Svizzera, Canada, tra i primi 10.
I dati IWSR generici sul comparto delle bollicine ci conferma alcuni di questi dati, infatti USA e Germania rimangono, nelle previsioni, sulle loro comode postazioni, ma il Regno Unito, all’alba del 2022 verrà letteralmente spedito a qualche gradino più sotto, per fare posto all’Italia, che si confermerà il mercato più grande e attivo, con un CAGR quinquennale 2017-2022 in positivo al +2.1%, con un volume complessivo che passerà dai 40 milioni in casse da 9 litri del 2017 a 45 milioni nel 2022. La Germania subirà una lieve decrescita, con un CAGR a -1.1% passerà dagli attuali 45 milioni, a 43 milioni; gli Stati Uniti cresceranno, con +4.5% di CAGR fino al 2022 e passeranno da 28 milioni a 35 milioni. Resta più in basso, secondo IWSR il Regno Unito, che da 15 milioni nel 2017 passerà grazie a +2.4% di CAGR a 17 milioni.
I dati UIV ci forniscono anche un’interessante panoramica sulle importazioni per continenti, a capo dei quali vi è dal 2008 in testa l’Europa, sul quale faremo un breve approfondimento, con una sensibile crescita durante gli anni che l’ha portata da un volume d’importazione di 352.898 ettolitri nel 2008 a 494.670 ettolitri nel 2017. A seguire il Nord America, con una crescita inferiore in termini di ettolitri, ma più decisiva: nel 2008 erano 59.865 gli ettolitri registrati per le bollicine in questo mercato, mentre nel 2017 sono diventati 150.507. A seguire, l’Asia, con 95.783 ettolitri registrati nel 2017; il Centro e Sud America con 27.138 ettolitri; l’Oceania con 22.173 ettolitri e infine l’Africa con 15.232 ettolitri nel 2017.
Focus sul mercato europeo
In questo primo di una serie di approfondimenti sulla categoria sparkling, scegliamo di addentrarci nei dati relativi all’Europa, primo continente per importazione e consumo di spumanti. Bisogna considerare innanzitutto un primo elemento: all’interno del blocco europeo, c’è una delle tre potenze segnalate inizialmente: Il Regno Unito, che con 1,4 milioni di ettolitri nel 2017 rappresentava il 30% di tutto lo spumante circolato nel continente, di conseguenza, le performance continentali seguono gli andamenti di questo mercato, che trova parziali bilanciamenti solo dalla Germania, detentrice del 14% del totale, ma con dinamiche d’importazione stabili.
Dossier Spumanti, suddivide il continente europeo in 7 sottogruppi, che abbiamo deciso di riportare: il primo è l’insulare (UK+Irlanda) con importazioni a 145.426 ettolitri nel 2017; poi il centro del continente (quindi Germania, Svizzera, Francia, Paesi Bassi, Austria, Belgio) che detiene una fetta del 40%, con tassi di crescita discreti sul lungo periodo (+2% nel secondo quadriennio considerato dalle statistiche (CAGR 2014-2017), per un volume di poco meno di 2 milioni di ettolitri di prodotto, cresciuti partendo dai 163.694 registrati nel 2010).Terzo blocco è quello che fa capo alla Russia e ingloba le repubbliche baltiche, Ucraina e Bielorussia: il totale assorbito è di circa 65.000 ettolitri, il 13% del totale continentale, con performance in riduzione (- 3% sul CAGR 2014/2017). A seguire il blocco scandinavo, di cui la metà dei traffici (43.000 ettolitri) viaggiano con direzione Stoccolma, uno dei nuovi presidi del Prosecco. Quote inferiori, appartengono all’Europa mediterranea, con l’Italia al 40% del totale (fatto soprattutto di Champagne), e dall’Europa Est continentale (Polonia, Ungheria, Rep. Ceca e Slovacchia), blocco in positivo. Chiude la parte balcanica, dove il principale importatore è la Romania, con oltre un terzo degli oltre 12.400 ettolitri assorbiti.
Un buon posizionamento per gli sparkling nel continente che ci ospita e che sembra a vere tutta l’intenzione di continuare ad investire sul mercato della spumantistica, vista la crescente notorietà di alcune categorie come Prosecco e Asti, e le positive previsioni per gli anni a venire.
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