Sanità:uscire da logiche inaccettabili
di
Umberto Berardo
Ospedale G. Vietri - Larino |
Tra
i tanti problemi che viviamo ce n'é uno gravissimo che mette in discussione la
qualità della vita un po' ovunque, ma soprattutto in alcune regioni italiane:
la difesa della salute e la cura delle malattie che ormai insorgono a qualsiasi
età.
La
rincorsa di lobbies economiche per la gestione dei servizi sanitari con la
conseguente privatizzazione degli stessi sta incancrenendo le difficoltà di
accesso da parte dei cittadini alle prestazioni di prevenzione, di diagnosi e
cura soprattutto nel Meridione con la conseguente necessità per molti di
rivolgersi a quelli privati o in alternativa pubblici, ma dislocati in altre
regioni.
Non
vogliamo ripeterci, ma i rischi che si corrono soprattutto in certe realtà del
nostro Molise sono sotto gli occhi di tutti dopo quello che è già accaduto ad
alcuni pazienti per le malattie tempo dipendenti.
L'Italia,
come abbiamo più volte sottolineato, è riuscita negli anni a creare uno dei
sistemi sanitari pubblici più efficiente al mondo; da un po' al contrario la
tendenza sembra invertirsi ad opera di classi dirigenti tornate a mettere gli
interessi economici al di sopra delle esigenze fondamentali della popolazione.
Tale
cambiamento, come sostiene giustamente Gino Strada, si è avuto soprattutto con
due provvedimenti: la regionalizzazione del servizio sanitario che ha
contribuito a differenziarlo pesantemente tra i diversi territori e il Decreto
Balduzzi che ha ridotto fortemente le strutture e i reparti ospedalieri ponendoli
banalmente in rapporto al numero degli abitanti che vi accedono, ignorando così
ogni difficoltà di relazione ai servizi in rapporto a problematiche di natura
climatica, orografica, logistica e di comunicazioni stradali.
Negli
anni in cui abbiamo operato nel Forum per la Difesa della Sanità Pubblica di
Qualità ci siamo attivati più volte a rimarcare che per la garanzia delle pari
opportunità il servizio sanitario debba essere pubblico gravando il più
possibile sulla fiscalità generale con un sistema proporzionale che tenda ad
escludere le fasce sociali più deboli.
A
questo elementare principio si sono ispirati tanti medici dall'elevata
professionalità che, soprattutto col blocco del turn over, si sono sacrificati
senza risparmio per dare un servizio efficiente ai cittadini.
La
libertà dell'esistenza delle strutture private rimane indiscutibile purché esse
si autofinanzino e non gravino su sostegni dello Stato con il sistema delle
convenzioni che finisce per togliere fondi al pubblico per spostarli sempre più
verso il privato indebolendo il primo nelle attrezzature e nel personale.
Ora
il ministro della salute Giulia Grillo, in linea con i governi precedenti,
sottolinea che i servizi sanitari convenzionati hanno parità nell'erogazione
dei L.E.A con quelli pubblici.
È
un'altra delle logiche inaccettabili, considerato che il privato gestisce solo
taluni servizi convenienti ed è fuori ad esempio da quelli di emergenza-urgenza
quali il pronto soccorso, la dialisi,
gli hospice per malati terminali e tanti altri.
Intanto
a nostro avviso dal debito sanitario di alcune regioni non si esce senza
indagare sulle responsabilità di chi lo ha prodotto e sugli errori commessi a
livello politico ed amministrativo.
Pensare
poi di risolvere tale questione con commissari e sub commissari ad acta di
nomina politica verticistica è quanto di peggio si possa immaginare.
La
politica può controllare, ma deve rimanere fuori dalla gestione dei servizi
sanitari che vanno affidati per concorso a tecnici qualificati e a manager
competenti che devono operare in una logica di ascolto e confronto con i
comitati costituiti giuridicamente ed espressione democratica della
cittadinanza.
Tracciate
queste linee generali di largo respiro e di lunga prospettiva, crediamo occorra
immaginare una razionalizzazione dell'offerta sanitaria in Molise indagando
scientificamente sulle esigenze degli abitanti, determinando in questa
direzione la dislocazione dei presidi ospedalieri e organizzando un'efficiente
rete di medicina territoriale che oggi è precaria in taluni casi o inesistente
per altri versi visto che abbiamo perfino comunità che mancano perfino della
guardia medica.
In
tale direzione abbiamo cercato sempre di lavorare elaborando con tanti amici
delle linee programmatiche in grado di definire un Piano Sanitario Operativo
capace di garantire concretamente servizi efficienti su tutto il territorio e dare
sicurezza ai livelli reali di assistenza.
Oggi
il privato non ha solo sottratto posti letto, reparti ospedalieri e quindi
fondi al pubblico, ma si sta pian piano allargando con un'offerta di servizi di
medicina territoriale che mirano ad offrire prestazioni a pagamento, mentre in tale direzione un
welfare efficiente dovrebbe garantire le stesse gratuitamente almeno alle fasce
più deboli della popolazione.
Se
tali poliambulatori privati, come supponiamo, dovessero in futuro allargarsi su
tutto il territorio regionale, noi avremmo una sanità mercificata e con servizi
sempre meno accessibili ai più indigenti.
Sui
problemi della sanità è al momento pesante il silenzio delle Chiese diocesane
del Molise come delle forze politiche e delle organizzazioni sindacali
Ridare
centralità ad una sanità pubblica funzionante e altamente qualificata, come
stanno facendo alcune regioni, è ciò che bisogna pretendere dal commissario ad
acta appena nominato in Molise; occorre nel contempo lavorare al più presto per
riportare la gestione del servizio sanitario a livello nazionale eliminando le
forme clientelari di gestione regionale che spesso si sono rivelate
inefficienti e fallimentari.
I
comitati di base, nati per occuparsi delle questioni sanitarie e per animare il
confronto sul territorio devono trovare sinergie, come abbiamo sempre
auspicato, evitando di parcellizzarsi e di dividersi per motivazioni che
francamente ci è difficile comprendere o meglio che intuiamo, ma non riusciamo
ad accettare.
Le
difficoltà non sono mai mancate nella comparazione delle ipotesi di soluzione
dei problemi che il Molise vive sul piano sanitario e noi stessi ne abbiamo
incontrate a livello metodologico, ma anche nella ricerca di strategie
comunicative, di coinvolgimento allargato della popolazione e di azioni
operative.
Non
vedendo più da tempo, se non sporadicamente, assemblee pubbliche e
mobilitazioni sul territorio per rivendicare il diritto fondamentale ad una
salute piena per tutti, rimaniamo francamente un po' interdetti.
Apprezziamo
molto quanti lavorano con grandi sacrifici per ridare alla sanità molisana un
volto accettabile, ma siamo convinti in ogni caso che, fuori da divergenze e
personalismi, occorra ridare agli organismi ed alle associazioni di base coesione
e strutture democratiche allargate evitando di chiudersi in comitati che
rischiano di essere sempre meno aperti e talora elitari.
Per
uscire dalle logiche inaccettabili che sembrano ispirare quanti dovrebbero
razionalmente gestire i problemi sanitari, non abbiamo solo bisogno di tamponare alla
meglio le falle che si sono aperte nella carenza di servizi, ma di riportare la
sanità pubblica a livelli si efficienza ottimale in ogni zona del territorio
italiano e questo si può ottenere solo con una forte azione di lotta capace di
garantire alla popolazione il diritto fondamentale alla salute.
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