Uccelli in fuga dai cieli d’Europa: tra i perché ci sono il lupo e la crisi della pastorizia

da QualeFormaggio

Si sono concluse, nelle scorse settimane, le elaborazioni dei dati relativi all’ultimo censimento ornitologico condotto nei Paesi aderenti all’Ebcc (European Bird Census Council). 

Lo studio, che riguardava gli uccelli di montagna, ha confermato quanto preziosi i volatili siano nell’indicarci lo stato di salute dell’ecosistema, e quanto i nostri comportamenti sulla terra incidano su di esso. Se da un lato è utopistico pensare che qualcuno si determini a tenerne conto, dall’altro risulterà prezioso sapere cosa sta succedendo e perché nel mondo che ci circonda.
Al centro dello studio, la comunità di uccelli tipici dell’habitat montano, alcuni dei quali non sono rintracciabili in altri paesaggi. Tutti uccelli molto sensibili ai cambiamenti climatici, tant’è che al variare delle condizioni climatiche essi adattano l’altitudine del volo: se la colonnina del termometro si alza, loro scendono e viceversa.
Lo studio, che in Italia ha visto la collaborazione della Lipu (Lega Italiana Protezione Uccelli) è stato condotto sotto il nome di MItO2000 (Monitoraggio Italiano Ornitologico) ed è stato basato su rilevamenti effettuati sull’arco alpino e sulla dorsale appenninca. I dati raccolti sono confluiti in una banca dati europea e hanno evidenziato un calo delle presenze del 10% tra il 2014 e il 2000, con una riduzione delle specie pari al 7% (14 in diminuzione, 8 in aumento, altre stabili).
La comparazione tra questi risultati e quelli già ottenuti sugli uccelli dello specifico habitat forestale (-1%) ha indotto gli studiosi a considerare che le dinamiche della ridotta presenza degli uccelli montani siano legate non solo dai cambiamenti climatici ma anche dalle modifiche occorse nell’utilizzo dei suoli: la diminuzione della pastorizia, ad esempio, causata in primo luogo dal forzato ripopolamento del lupo, ha portato in diverse aree, ma soprattutto sulle Alpi e sugli Appennini, a fenomeni di riforestazione con perdita di pascoli. Questi cambiamenti, tuttora in corso, purtroppo, sono destinati ad avere effetti negativi su quelle specie ornitologiche di montagna che prediligono ambienti aperti.
17 dicembre 2018
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